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 2013  aprile 02 Martedì calendario

Appunti sulla morte di Craxi


19 gennaio Ad Hammamet (Tunisia) muore Bettino Craxi: «Ore 16.30 di mercoledì, la città è quasi deserta, piove come raramente piove da quelle parti. Fa anche freddo, c’è vento. Nella grande villa bianca in fondo all’avenue de Tunis, a parte le guardie che stanno sempre al cancello, ci sono sette persone: Bettino Craxi assopito nel suo letto, la figlia Stefania, uno dei nipotini, l’aiuto-segretario Marcello, le tre domestiche tunisine. Stefania Craxi è stata fino a poco prima nella stanza del padre, e ora vi torna. Ma appena si affaccia alla porta, capisce: l’uomo sul letto è immobile, la fine è arrivata in silenzio, nel sonno. Stefania corre al telefono, chiama un medico: «Ma il pronto soccorso più vicino – racconterà più tardi fra le lacrime – qui sta a 40 chilometri...» [Paolo Conti e Luigi Offeddu, Cds 20/7/2000]. Il dottore non arriva in tempo. A Stefania non resta che chiamare il fratello Bobo a Roma e la madre Anna. Lei è a Parigi per sottoporsi a una visita medica.  

Calze «Non sono stata capace di salvarlo... Se soffriva? Sì, certo: da cinque anni. Soltanto due giorni fa era andato a comprarsi un paio di calze decenti...» (Stefania Craxi) [Venanzio Postiglione, Cds 20/1/2000]

Cuore «“Crisi cardiaca”, spiega un medico tunisino: ha dunque ceduto il cuore, con le sue coronarie stanche, in un organismo già piegato da anni di diabete e da cinque interventi chirurgici in tutto. Quel cuore, aggiungerà poi un cardiologo, aveva “praticamente una sola coronaria funzionante mentre le altre erano indurite e necessitavano un intervento urgente”» [Paolo Conti e Luigi Offeddu, Cds 20/7/2000]

L’ultima giornata di Bettino Quel 19 gennaio per Craxi è un giorno come gli altri: «Si alza alla solita ora, segue qualche notiziario via satellite della Rai e fa colazione insieme alla figlia e al nipotino di 10 anni. Poi, qualche libro e qualche passo nel giardino. Verso le 13 un leggero pranzo, di nuovo in compagnia della figlia e del nipotino. Craxi mangia con appetito è stanco ma sembra abbastanza sereno. Dopo pranzo chiede un tè alla menta, per lui una vecchia abitudine appresa in Tunisia. Lo gusta, chiacchiera ancora con Stefania. Poi dice che va per un poco a riposare: e anche questa è un’abitudine consueta, così che nessuno ha motivi particolari per allarmarsi. Passa mezz’ora, forse un’ora, e Stefania torna a vedere come sta il padre: ma lui non risponde, non si muove; Bettino Craxi se n’è andato probabilmente senza accorgersi di nulla, mentre dormiva».  [Paolo Conti e Luigi Offeddu, Cds 20/7/2000]

Limiti Stefania Craxi ha rivelato che suo padre poco prima di morire stava guardando il programma di Paolo Limiti. [Aldo Grasso, Sette n. 4/2002]

Mitrokhin In questi giorni Craxi stava leggendo il librone sul «Dossier Mitrokhin». [Paolo Conti, Cds 22/1/2000].

Patrizia Caselli. Fu l’amante di Craxi per 9 anni dal 1991: «Il 19, Bettino mi chiamò alle 11. Poi entrai in un posto dove il cellulare non prendeva e ne uscii alle 15 per tornare a casa. Trovai altre due chiamate intorno alle 13. Appena riaccesi il cellulare mi chiamò Petro Vigorelli (...) Feci il numero del cellulare di Bettino. Squillò a vuoto. Riprovai. Qualcuno lo aveva staccato. Chiamai Nicola, l’autista, che in quel momento era a Roma. Mi disse urlando: “Il presidente non c’è più, il presidente non c’è più”. Non disse mai è morto. Crollai. Poco dopo mi chiamò un’amica per chiedermi se sapevo rintracciare Anna a Parigi. Ero sconvolta: da giorni temevo di sapere la notizia solo dal telegiornale. Mi richiamò l’amica: “abbiamo rintracciato Anna a Parigi, ma devo dirti una cosa bella. Credo che in questi anni la famiglia di Bettino ti debba molto. Se ancora negli ultimi giorni stava in piedi e non sulla sedia a rotelle lo si deve a te”. Partii per Hammamet il giorno dopo». (...) Arriva alle 18.30 e va subito in ospedale. Le guardie non la fanno entrare lei dice di essere la figlia di Craxi, ma la figlia era già arrivata. Uscirono due guardie della scorta che capirono tutto e l’accompagnarono all’obitorio, una stanza piccolissima per farle vedere un’ultima volta Craxi: e uscirono lasciandola sola: «Allungai la mano, come per impossessarmi di quel corpo» [Vespa 2007] [Leggi qui l’estratto del libro di Bruno Vespa]

Condoglianze Il telefono della villa non smette di squillare. Alla porta arriva «il governatore di Nabeul, capoluogo della regione di Capo Bon, con il primo messaggio di condoglianze ufficiali firmato dal presidente tunisino Ben Alì. Il telefono della villa non smette di suonare: chiama anche Clinton, dice un amico di famiglia. Stefania, esausta, cerca di riposare con l’aiuto di un tranquillante. Riceve telefonate da chiunque: «Da chi non ci ha mai chiamato, da chi lo ha sempre accusato, da chi ha fatto i sondaggi per sapere se essergli amico o meno... non vogliamo nessuna riabilitazione» Stefania Craxi [Vincenzo Postiglione Cds 20/1/2000]).

L’Ambulanza Stefania parla a scatti: si ferma, piange a lungo, si riprende. Arriva un’ambulanza, porterà il corpo di Craxi alla clinica Les Violettes di Nabeul. Verso le nove, al cancello compare una figura alta e curva: è Bobo Craxi («Sono solo disperato» dice a Venanzio Postiglione [Cds 20/1/2000]), che quasi subito riparte per la clinica di Nabeul. Lì, nella camera mortuaria di quella clinica, Bettino Craxi resterà forse fino a domani, quando verrà sepolto nel cimitero cristiano di fronte al mare». [Paolo Conti e Luigi Offeddu, Cds 20/7/2000]

Ammazzato «Lo hanno ammazzato, ce l’hanno ammazzato. Hanno ucciso un uomo che ha lavorato quarant’anni per l’Italia. (...) E’stato infangato, calpestato, trattato come un ladro, mandato in esilio. E adesso vogliono i funerali di Stato... No. Devo parlarne con la mamma, ma io dico di no: le esequie si faranno qui, ad Hammamet. Perché non hanno avuto il coraggio di ristabilire la verità prima, davanti al Paese? Adesso non c’è più tempo. Mio padre non è morto, è stato ammazzato. Ammazzato da chi lo ha accusato di rubare, da chi ha armato il braccio dei giudici, da chi non si è mai fatto vivo negli ultimi anni». Così Stefania Craxi a Venanzio Postiglione [Corriere della Sera del 20/1]

Condannato «Lui voleva tornare in Italia soltanto da libero, a testa alta. Chiedeva la verità, solo la verità, invece continua a essere un condannato. Gli hanno tolto la vita da tempo, perché la sua vita era il lavoro... Bettino Craxi è morto molto prima di oggi».

Morto «Rientrerò in Italia da uomo libero, sennò non ci tornerò né vivo né morto» Così era solito di Bettino Craxi [Cds 21/1/2000]

LE REAZIONI

Mentana «Noi crediamo sinceramente a costo, a rischio di non essere d’accordo con la maggior parte degli ascoltatori, che se ne sia andato nel modo peggiore uno dei maggiori uomini politici della nostra scena. Un protagonista che ha avuto ragioni e torti come tutti gli altri...» (Enrico Mentana nel suo editoriale al termine del Tg5 del 19 gennaio condotta da Annalisa Spezie. In apertura sono stati dedicati 17 minuti alla notizia) [Aldo Grasso, Cds 20/1/2000]

D’Alema «Un uomo con cui ho anche avuto contrasti aspri ma sempre nel riconoscimento della sua forte personalità politica» (Massimo D’Alema).  [Cds 20/1/2000]

Berlusconi «Questo è il momento del dolore, non delle parole» (Silvio Berlusconi). [Cds 20/1/2000]

Fini «È una notizia dolorosa ma l’errore di Craxi fu di sottrarsi alle decisioni della giustizia italiana» (Gianfranco Fini).  [Cds 20/1/2000]

Veltroni «Era un protagonista forte e discusso» (Walter Veltroni). [Cds 20/1/2000]

Leeden per l’America «Nel mondo politico italiano, Craxi era una rarità: era un uomo di coraggio. Fu il primo a non avere paura dei comunisti e a non farsi condizionare da essi. Fu anche il primo a comportarsi con noi con completa trasparenza, sempre. Ci spiegava chiaramente i suoi problemi, e ci faceva capire entro quali limiti poteva muoversi. Era diverso dagli altri leader italiani. Per questo, il presidente Ronald Reagan, un uomo altrettanto forte e aperto, nutriva per lui rispetto e simpatia»] «Nel mondo politico italiano, Craxi era una rarità: era un uomo di coraggio. Fu il primo a non avere paura dei comunisti e a non farsi condizionare da essi. Fu anche il primo a comportarsi con noi con completa trasparenza, sempre. Ci spiegava chiaramente i suoi problemi, e ci faceva capire entro quali limiti poteva muoversi. Era diverso dagli altri leader italiani. Per questo, il presidente Ronald Reagan, un uomo altrettanto forte e aperto, nutriva per lui rispetto e simpatia. (...) Non lo dico perché fui suo amico per trent’anni - prosegue lo storico - ma perché così molti lo giudicano in America. Craxi fu uno degli uomini che salvarono l’Italia e l’Occidente dall’espansione sovietica all’apice della Guerra fredda con la sua decisione d’installare gli euromissili in Italia. Una decisione difficile, attuata con disinvoltura: minimizzando i problemi e le tensioni, convinse il Parlamento ad avallarla. Lui e Cossiga debbo dire, perché anche Cossiga s’impegnò in quella battaglia. L’Urss fu privata di una vittoria cruciale». E’un giudizio molto elogiativo. Ma il rapporto tra l’America e l’Italia e in particolare tra Craxi e Reagan non venne incrinato dal dirottamento della Achille Lauro nell’85? «No. Prendemmo male la liberazione di Abu Abbas, ma il risentimento durò poco. Sapevamo che Craxi sarebbe stato costretto a rilasciarlo. Ci rendemmo conto di avere commesso un errore non chiedendo subito alla magistratura italiana di spiccare un mandato di cattura nei suoi confronti». (Lo storico Michael Ledeen, uno dei massimi esperti americani del nostro Paese) [Ennio Caretto, Cds 20/1]

Sandra Milo «No, non ho pianto. In giro ci sono troppe lacrime di coccodrillo. Troppi ipocriti redenti, pronti, adesso che lui non c’è più, a stendere nauseanti necrologi. No, non andrò ad Hammamet. Non amo i funerali, inoltre non vorrei imbattermi in certe compagnie: i suoi nemici, quelli che, appena caduto, l’hanno tradito. Nomi no, non ne faccio: quando li ho citati nel mio libro mi sono beccata una serie di querele. Io no, non l’ho mai rinnegato. Mi è costato l’ostracismo dalla tv, ma ne valeva la pena. Mi sono beccata una raffica di fischi quando, tentando di telefonare in diretta ad Hammamet, ho gridato: Bettino, sappi che io, e con me molti italiani, ti amiamo sempre. La platea è esplosa. Però dopo, quando sono uscita dal Piccolo Teatro, a telecamere spente, ho trovato fuori molta di quella stessa gente che voleva stringermi la mano e dirmi: anche noi la pensiamo così»» (Sandra Milo dopo aver saputo della morte di Craxi dalla figlia «Mamma è successa una cosa brutta, che ti farà soffrire. Bettino è morto»). [Giuseppina Manin, Cds 21/1/200]

• Trai ricordi preferiti di Sandra Milo le canzoni ascoltate insieme «gli piaceva tanto Stella d’argento». E un regalo: delle lenzuola con garofani rossi. [Giuseppina Manin, Cds 21/1/200]

Il Papa La Chiesa è grata a Craxi per l’«apporto decisivo» che diede alla revisione del Concordato e ai «buoni rapporti» tra lo Stato e la Chiesa: l’hanno detto ieri il portavoce vaticano Navarro-Valls e un alto esponente della Conferenza episcopale italiana (Cei), il vescovo Attilio Nicora, che fu negoziatore della revisione concordataria. «Posso dire - ha dichiarato il portavoce vaticano - che il Santo Padre e i suoi più stretti collaboratori ricordano, anche con la preghiera, la persona di colui che, come presidente del Consiglio del ministri, ha contribuito ai buoni rapporti tra lo Stato e la Chiesa in Italia» [Luigi Accattoli, Cds 20/1/2000]

Amico «Voi in Italia non lo sapete ma era l’uomo più popolare di Hammamet tra i poveri, soprattutto tra i più vecchi, dava soldi a tutti» (Habib Atia, gestore del Florida Shop e amico). [Paolo Conti, Cds 21/1/2000]

 

FUNERALI

Diretta tv. Francesco Storace (An), presidente della commissione di Vigilanza, aveva chiesto di mandare in onda l’ultimo saluto a Craxi, ma il presidente della tv pubblica Roberto Zaccaria ha detto «no»: «La diretta non ci sarà per motivi tecnici», ha dichiarato. (Rep. 22/1/2000)

 

L’esodo e rappresentanze Sia l’Alitalia sia la Tunis Air hanno raddoppiato i voli. E da Milano, Roma e Reggio Calabria sono stati organizzati tre voli charter che decolleranno in mattinata. Silvio Berlusconi invece raggiungerà Tunisi con un aereo privato a bordo sul quale salirà anche Francesco Cossiga.

• Per il resto ci saranno, oltre a collaboratori e amici di Craxi, rappresentanti di tutto il mondo politico. Per il Polo parteciperanno alla cerimonia funebre il segretario del Ccd Pierferdinando Casini (già arrivato in Tunisia), Gustavo Selva di Alleanza nazionale, Rocco Buttiglione del Cdu Alfredo Biondi di Forza Italia e Vittorio Sgarbi. [Rep. 21/1/2000]

• La maggioranza sarà rappresentata da Gavino Angius (capogruppo al Senato dei Ds), Enzo Carra (Udeur) e Gerardo Bianco del Ppi. I socialisti di Enrico Boselli, eredi del Psi craxiano, saranno invece al gran completo con "tutti i parlamentari". Tra gli ex spicca il nome di Gianni De Michelis, già ministro e vice presidente del Consiglio. Parteciperanno alle esequie infine, anche Faruk Kaddumi, delegato di Yasser Arafat, e l’ambasciatore dell’Autorità palestinese a Tunisi Mounir Ghanem. [Rep. 21/1/2000]

La Camera ardente La camera ardente allestita dalle 11 alle 13 all’ospedale militare di Tunisi, quinto piano, poi la bara sfilerà lungo boulevard Bourguiba fino alla cattedrale[Dino Martirano, Cds 21/1/2000]

La cassa La bara, in legno chiaro, è arrivata dall’Italia (nei paesi musulmani si usa seppellire i morti avvolti in un semplice lenzuolo, Rep. 21/1/2000) [Dino Martirano, Cds 21/1/2000] Aldo Cazzulo sul Cds sostiene che: «La bara era troppo piccola per il suo corpo: dovettero togliere il rivestimento di zinco per poterla chiudere». [Cazzullo, Cds del 14/1/2010]

I funerali. Dopo aver detto no all’Italia per funerali di Stato, la famiglia ha accettato l’offerta della Tunisia. I funerali di stato si svolgono il 21 gennaio 2000 nella Cattedrale di place de l’Independence dedicata ai santi Vincent de Paul e Olive: Il Vangelo cantato in arabo («Sentire i canti in arabo è una cosa che ci poteva esser risparmiata» così Silvio Berlusconi al termine della cerimonia funebre [Cds, 22/1/2000]), il passo delle «Beatitudini» (da San Matteo) letto in francese («Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli» Monsignor Fouad Twal), la liturgia recitata in italiano, nessun riferimento di carattere politico nell’omelia. [Dino Martirano, Cds 21/1/2000]

Esequie Le esequie iniziano alle 13.50 quando sei uomini portano a spalla la cassa con dentro Craxi («tra le dita il Rosario donato dal Santo Padre e riposa in pace con un garofano appoggiato sul petto» Cds 22/1]; Dopo dieci minuti di applausi ininterrotti, e un fitto lancio di garofani che hanno accolto l’ingresso del feretro inizia l’omelia.

L’omelia Monsignor Fouad Twal che officia l’omelia : «Farò solo un accenno all’uomo che muore lontano dalla sua terra. Ora siamo al di sopra della politica e non direi mai se ha sbagliato, se ha pagato... Davanti al Signore siamo tutti uguali: lui ha dato un contributo alla sua patria e come tutti gli uomini ha potuto pur commettere degli errori» [Dino Martirano, Cds 21/1/2000].

Pillitteri «Siamo tutti qui. Solo a Paolo (Pillitteri, marito della zia Rosilde, ndr) non è stata risparmiata l’ultima cattiveria» (Bobo Craxi durante l’omelia. La procura generale di Milano di negare al cognato di Craxi Paolo Pillitteri, sulla cui testa grava una condanna passata in giudicato (anche se sospesa), il permesso di espatriare per partecipare alle esequie del congiunto, [Rep 21/1/2000]) [Dino Martirano, Cds 22/1/2000]

La nipote Anita, una delle figlie di Stefania Craxi, s’intrufola tra gli uomini della sicurezza e va ad accarezzare la bara del nonno e poi appoggia al legno chiaro della cassa anche la testolina bionda.  [Dino Martirano, Cds 22/1/2000]

Corone Ci sono le corone di fiori inviate dal presidente del Consiglio italiano e quella di Yasser Arafat. [Dino Martirano, Cds 22/1/2000]

Minniti e i posti a sedere Nella cattedrale ci sono 600 posti a sedere ma non basta più di mille persone sono in piedi. La Repubblica: «E proprio sui posti a sedere in chiesa, si è sciolta la tensione tra governo e socialisti. A un certo punto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Marco Minniti si è accorto di una signora bionda che assisteva alla messa in piedi lungo la navata e appariva provata e le ha ceduto il suo posto a sedere in settima fila. Poco dopo altri militanti socialisti hanno a loro volta offerto il loro posto a Minniti, che dopo qualche resistenza ha accettato. Si è così creato un clima cordiale confermato anche dal segno della pace scambiato dai rappresentanti del governo e della maggioranza con i loro vicini, quasi tutti vecchi simpatizzanti del Garofano» (Repubblica 22/1/200).

Monettine contro Dini e Minniti Al termine della messa alcuni militanti socialisti, al grido di «vergogna» e «assassini», hanno lanciato monetine contro il ministro degli Esteri Dini e il sottosegretario alla Presidenza Minniti, che rappresentavano il governo, e contro il capogruppo ds al Senato Angius, protetti dagli uomini della sicurezza. Il tutto in pochi secondi. Per il resto, applausi, garofani rossi e bandiere socialiste hanno salutatoCraxi.  [Dino Martirano, Cds 22/1/2000]

Il cimitero A messa finita, il corteo funebre scortato dalle potenti Bmw biancoverdi della polizia tunisina farà ritorno ad Hammamet e si fermerà davanti al cancello del minuscolo cimitero cattolico incastrato sotto il muro della Medina e ripulito in fretta e furia nelle ultime 24 ore. E’lì, a pochi metri dal Mar Mediterraneo, che Bettino Craxi verrà sepolto: una tomba a terra, semplice, in mezzo a quelle dedicate a nobili francesi dell’altro secolo, a un ramo della famiglia Florio di Palermo e ad Antonia Raffaele nata a Lampedusa nel 1861 [Dino Martirano, Cds 21/1/2000].

Le lacrime Alle 16.45, poco prima del tramonto, Craxi viene seppellito. Berlusconi non trattiene le lacrime e piange a dirotto, Cossiga porta un garofano all’occhiello. [Dino Martirano, Cds 22/1/2000]

Ultimo scritto di Craxi «Vivo in Tunisia in una posizione assolutamente legale ed internazionalmente riconosciuta da Stati sovrani (...) E quindi la mia condizione può essere definita a pieno titolo come di esule politico». Comincia così l’ultimo editoriale firmato da Bettino Craxi, pubblicato su Critica sociale e sul sito www.craxi.net, dove è datato 17 novembre 1999. «Non sono in nessun caso né un latitante – proseguiva Craxi – né un fuggiasco». «Nessun magistrato mai, in nessuna occasione, ha sentito il dovere di interrogarmi (...). Si è proceduto invece contro di me punto e basta, ignorando la mia esistenza, cancellando la mia persona (...)». «Nel corso di questi anni – scrive Craxi –, non ho mai ricevuto la visita di un rappresentante della Repubblica italiana o di un suo incaricato per controllare quale fosse il mio stato reale di salute (...)». E poi la conclusione: «Mi riesce ormai molto difficile (...) riflettere in termini diversi che non siano quelli di ricorrere ovunque possibile sul piano internazionale, per ottenere il rispetto dei miei diritti, e la giustizia che mi viene sistematicamente rifiutata nel mio paese».

Processo speciale «Ha scritto fino all’ultimo, Bettino. Poche ore prima di morire, ancora scriveva. Decine e decine di pagine, almeno trenta e anche di più. Appunti, disegni, lettere politiche: per esempio una a Oscar Scalfaro, una a Francesco De Martino. E la verità su chi ebbe i fondi del Psi. Mi ha inviato tutto, e altre cose voleva farmi vedere sabato, quando sarei venuto a trovarlo qui ad Hammamet. Un testamento? Lo chiami come vuole, noi un nome l’avevamo già trovato: "Il processo speciale". Pubblicheremo ogni cosa e quello che lui non ha fatto in tempo a scrivere lo scriverò io». (L’avvocato Giannino Guiso) [Leggi qui tutto l’articolo di Offeddu]

L’eredità e il “tesoro di Craxi”. Stefania Craxi a Aldo Cazzullo in un intervista rilasciata dieci anni dopo la morte del padre: «Il tesoro di Craxi è una maxiballa. Non è mai esistito. Esisteva il “tesoro” del partito: i conti esteri del Psi. Mio padre non se n’era mai occupato (...) Per lui il denaro era un’arma per la politica, anche per fronteggiare il Pci, finanziato da una potenza nemica. Non a caso, è morto povero».
Povero?
«A Milano stavamo in affitto; infatti non abbiamo più casa. Papà non ha mai chiesto un’auto alla prefettura: il sabato lo portava in giro Nicolino, un immigrato calabrese, con la macchina della mamma, che andava a fare la spesa in tram. Avevamo la cameriera a ore, non fissa: perché non chiedete a lei com’era il nostro tenore di vita? Il sabato sera in trattoria. D’estate ad Hammamet, quando non c’andava nessuno: il terreno della casa ci costò 500 lire l’ettaro»»
E voi figli?
«Mio fratello e io siamo usciti di casa con i vestiti che avevamo addosso. Quel che ho, lo devo al lavoro mio e di mio marito: e ci sono stati anni in cui alla Rai non mi rispondevano al telefono e la banche ci ritiravano i fidi. Quanto a Bobo, ha il mutuo da pagare». [Leggi qui tutta l’intervista e vedi sotto la vendita all’asta dei beni]

• Anna Craxi ad Aldo Cazzullo sulla tomba del marito: «E qui Bettino resterà, come lui stesso ha stabilito. Per me non è cambiato nulla. Ho tenuto fede a quanto dissi allora: sono rimasta ad Hammamet, sono diventata cittadina della Tunisia. Vede quella lapide, vicina a quella di mio marito? di mia madre, Giuseppina. Ha vissuto con me fino a quando non è morta, qui, nell’agosto del 2008, a 98 anni. Vede quello spazio accanto a Bettino? per me. L’abbiamo tenuto libero in tutti questi anni. Ce lo siamo promessi quando vedemmo per la prima volta questo cimitero, nel 1967: un domani riposeremo insieme». Non tutti ci credettero, quando dissi che non sarei tornata in Italia. Invece vivo nella nostra casa sulla collina, con la sua pensione da parlamentare: 5.127 euro. [Cds 14/1/2010]