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 2013  aprile 02 Martedì calendario

Ricapitoliamo: la soluzione Napolitano cammina su tre gambe. Prima gamba: resto qui fino all’ultimo giorno (15 maggio, in teoria)

Ricapitoliamo: la soluzione Napolitano cammina su tre gambe. Prima gamba: resto qui fino all’ultimo giorno (15 maggio, in teoria). Seconda gamba: il governo Monti è in carica e operante. Terza gamba: ho creato questi due gruppi, con gente che viene da tutt’e due le parti in causa, e questi due gruppi hanno da trovare soluzioni ai problemi istituzionali e soluzioni ai problemi economici che siano condivise da Pd e da Pdl. A una prima reazione ringhiante del Pd (che non vuole imboccare la strada di un possibile dialogo col centro-destra se non all’interno di un ghetto in cui si parli solo di riforme senza commistioni con l’attività di governo) è seguita un’analoga presa di posizione piena di dubbi del centro-destra, piccato soprattutto della nuova benedizione a Monti, che Berlusconi e i suoi vedono come fumo negli occhi. C’è poi da registrare l’indignazione femminista per il fatto che i dieci amici del Presidente (non esiste altra formula per definirli) sono tutti maschi. A tutti costoro, il presidente ha risposto ieri.

Sentiamo?
Intanto veniamo a sapere che i saggi saranno convocati oggi alle 11 – quelli del primo gruppo – e a mezzogiorno quelli del secondo gruppo, cioè gli esperti di questioni istituzionali. Il fatto che il presidente intenda sbrigarsela in un’ora significa che, in realtà, ci sarà poco da spiegare: tutti hanno capito di che si tratta. Napolitano: «Risulteranno evidenti sia il carattere assolutamente informale e il fine puramente ricognitivo dell’iniziativa assunta dal presidente della Repubblica sia i limiti temporali, d’altronde ovvi, dell’attività dei due gruppi». Soprattutto quelli del Pdl avevano espresso la preoccupazione che, mettendo al lavoro i dieci, Napolitano prolungasse i tempi a tal punto da rendere impossibile il voto a giugno. Se si deve votare, sia Berlusconi che Bersani vogliono farlo al più presto, uno per sfruttare la scia della campagna elettorale precedente, l’altro per soffocare la rimonta di Renzi. Napolitano continua: «Le riunioni offriranno anche l’occasione per ogni ulteriore chiarimento opportuno, di fronte a commenti nei quali ai più larghi apprezzamenti si sono accompagnati non solo legittimi dubbi e scetticismi, ma anche timori e sospetti artificiosi e del tutto infondati».  

Non sarà che il Presidente vuole veramente guadagnare tempo?
Così hanno scritto i giornali americani e una parte di verità c’è. Se si arrivasse al 15 aprile in una situazione fluida, si darebbe ai partiti la chance di una mega-trattativa comprendente anche il Quirinale. È quello che vuole soprattutto Berlusconi. D’altra parte siamo di fronte a un capo dello Stato che parla di continuo di «ampia condivisione», cioè vuole che i due si sposino. Mentre uno - il Pd - non vuole per niente, almeno finché è governato dall’attuale gruppo dirigente. E l’altro, il Pdl, vuole, ma con l’obiettivo di impedire colpi bassi o pseudobassi, come il voto sull’incandidabilità del Cav. È chiaro che non c’è nessuna speranza di dialogo, almeno finché Berlusconi sta al suo posto. E Berlusconi non ha nessuna intenzione di togliersi di mezzo. Infine, il tempo guadagnato da Napolitano permetterà di consegnare la faccenda al successore, il quale potrà prendersi la responsabilità di sciogliere le camere e/o di mandare qualcuno allo sbaraglio del voto di fiducia, facendogli poi governare l’ultima parte di legislatura.  

Vediamo la linea dei due partiti, anzi dei tre partiti, comprendendo Grillo.
A Grillo è piaciuta l’idea di rincaricare Monti – aveva esortato lui stesso a imboccare questa strada – ma ha sbeffeggiato la trovata dei saggi, battezzandoli “badanti della democrazia”. Vuole invece che si formino al più presto le commissioni, attraverso le quali punta a condizionare il lavoro del Parlamento. Il Pdl vuole che i saggi si sbrighino, che le consultazioni riprendano, che si formi un governo di larga coalizione o che si vada a votare. Il Pd, attraverso Franceschini, ha fatto sapere di non aver avuto alcuna parte nelle decisioni del Presidente, premessa che consentirà loro di prenderne sempre più le distanze. Infatti nella sua nota Franceschini ricorda che «certe decisioni vanno prese in Parlamento».  

Monti è invece d’accordo su tutto?
Sì, certo. Cazzola ha aggiunto al plauso del partito: «Per fortuna ci siamo risparmiati il governo Bersani, la cui composizione sarebbe stata pensata apposta per creare casi di coscienza nei senatori grillini, quindi quanto di peggio ci si potesse immaginare..  

Bersani è fuori gioco o no?
Secondo la quasi totalità dei commentatori, sì. Secondo l’attuale vertice del Pd, no.