Fior da fiore, 2 aprile 2013
I partiti criticano i saggi scelti da Napolitano prima ancora che comincino a lavorare • Misteri d’Italia: Ustica e Majorana • L’India contro le multinazionali del farmaco • Angela Merkel a Ischia visita il maître licenziato
Saggi/1 Ancora prima che si mettano a lavorare, i dieci saggi scelti da Napolitano (i quali hanno il compito di elaborare proposte istituzionali ed economiche) incontrano l’ostilità del Pdl, dei grillini e di alcuni settori del Pd. Alfano, che vorrebbe un governo di larghe intese oppure le elezioni anticipate a giugno: «La casa brucia e non sono ammesse dilazioni e rinvii. Le intenzioni di Napolitano sono lodevoli ma c’è il rischio che il Pd le usi come un escamotage per rinviare tutto alle calende greche». Grillo ha bollato le due commissioni come «badanti della democrazia» e «fantomatici negoziatori». Moretti, Pd: «Per noi, dopo il lavoro dei saggi, potrebbe restare in campo Bersani». [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Saggi/2 Le due task force del presidente dovranno trovare convergenze programmatiche in grado avvicinare i partiti e far nascere un nuovo governo, e avranno anche il compito di portare all’esecutivo Monti e al nuovo Parlamento le riforme urgenti, che potrebbero rimettere in moto l’Italia e, in caso di mancato accordo sul nuovo esecutivo, arrivare alle urne con la cancellazione del Porcellum. La base di partenza sulla legge elettorale c’è già, ovvero l’intesa dei due saggi Violante-Quagliariello dello scorso anno: era un ritorno al proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, collegi piccoli e premietto di maggioranza (dall’8 al 12%). Sul tappeto c’è anche il problema dell’ineleggibilità di Berlusconi. Su questo punto Onida (uno dei saggi) precisa da tempo che servono nuove norme che dovrebbero valere per il futuro e che il potere di decidere dovrebbe passare dal Parlamento a un soggetto terzo, per esempio la Consulta. Potrebbe essere più facile il lavoro dei saggi chiamati a occuparsi di questioni economiche e sociali: rilanciare l’economia, sbloccare i soldi che lo Stato deve alle imprese, rinviare l’aumento di Iva e Tares e trovare una soluzione al problema degli esodati.
Saggi/3 «La nomina delle due commissioni di saggi è un gesto che l’Europa riesce a leggere e a capire in modo molto più chiaro delle dichiarazioni rilasciate dalle delegazioni dei partiti nel corso di consultazioni kafkiane. In fondo sia il Belgio sia l’Olanda si sono già affidati in passato a soluzioni di questo genere. Può darsi che, per gli esperti della politica nostrana, i saggi non aggiungano nulla di costruttivo alla soluzione della crisi. Ma a Bruxelles e nelle capitali questa mossa è interpretata se non altro come una prova della volontà di trovare una via di uscita: cosa di cui molti tra i nostri partner cominciavano non senza ragione a dubitare. E una via d’uscita che sia coerente con gli impegni europei assunti dall’Italia. Anche la riconferma del governo Monti, “che non è mai stato sfiduciato”, è un passo che l’Europa può capire e interpretare in senso positivo. In fondo il Belgio è andato avanti per un anno con un governo dimissionario sopravvissuto alla legislatura precedente. E in quell’anno, con il tacito consenso del Parlamento, è riuscito a raddrizzare i conti pubblici, a rispettare gli impegni comunitari e a ricucire un difficile consenso tra le forze politiche che alla fine ha permesso di superare lo stallo» (Andrea Bonanni, Rep).
Portaerei Un nuovo testimone sulla strage di Ustica racconta: «Sorvolai i cieli di Ustica al comando di un volo di linea Alitalia, il giorno prima e, ancora, qualche minuto prima che accadesse la tragedia. Dopo alcuni minuti dal decollo dall’aeroporto di Palermo, sotto di me notai una flottiglia di navi: una che sembrava una portaerei e almeno altre tre-quattro imbarcazioni. Ho commentato con l’altro comandante questa presenza e quando seppi della tragedia pensai subito a quell’addensamento navale». La testimonianza sembra portare a una spiegazione: una portaerei nel mar Tirreno, un missile partito da lì, nessuna esercitazione militare in corso ma, molto probabilmente, un’azione premeditata per colpire qualcuno (non certo l’aereo dell’Itavia) che doveva volare su quella rotta. Il nuovo testimone nel 1980 lavorava come pilota Alitalia dopo anni nell’aeronautica militare, in cui aveva svolto ruolo di «intelligence». Come mai non ha raccontato prima? «Ho provato nell’81 a dire quello che avevo visto alla trasmissione Telefono giallo, ma non mi hanno mai mandato in onda. Allora ho pensato che la mia verità non interessasse ed ero sicuro di portarmela nella tomba. Invece no. Quando mi hanno chiamato dalla procura di Roma ho deciso che era arrivato il momento» (Angeli, Rep).
Majorana Stefano Roncoroni, critico cinematografico e regista televisivo, ha scritto il libro Ettore Majorana, lo scomparso (Editori internazionali riuniti) in cui racconta come il mistero sul destino del fisico siciliano sia in realtà risolto. Roncoroni è figlio di una cugina di primo grado di Ettore Majorana e suo padre partecipò attivamente alla ricerca dello scienziato che sparì nel nulla il 25 marzo del 1938 mentre da Palermo tornava verso Napoli dove lo attendeva una cattedra universitaria. Secondo Roncoroni, Majorana fu ritrovato «intorno al marzo del 1939. Circa un anno dopo la scomparsa. Fu mio padre a dirmelo a metà degli anni Sessanta. Mi raccontò di essere stato uno degli artefici insieme a Salvatore Majorana, fratello maggiore di Ettore. E Salvatore confermò. Un’altra conferma mi arrivò da Angelo Majorana, anche lui cugino di primo grado di Ettore». Come e dove fu ritrovato? «Nessuno di loro volle dirmi di più. Mio padre aveva promesso ai Majorana che non ne avrebbe parlato con nessuno. E all’epoca la parola data veniva rispettata, tanto che anche con me non scese nei dettagli. Né lo fecero mai gli altri membri della famiglia. C’è però una traccia di cui parlo nel libro: mio nonno materno Oliviero Savini Nicci annota nel suo diario di un improvviso viaggio in macchina nell’ottobre del 1938 di mio padre e Salvatore fino a un vallone vicino Catanzaro dove è stata segnalata la presenza di Ettore. Se già non è agevole oggi, si può immaginare quanto fosse complicato andare e tornare dalla Calabria sulle strade italiane del 1938. Dovevano avere un buon motivo per mettersi in cammino». Una volta ritrovato «Ettore è irrevocabile nella sua decisione di sparire. Chi lo trova non riesce a convincerlo a tornare sui suoi passi. I Majorana ne prendono atto. E da quel momento fermano o depistano le indagini». I documenti riportati da Roncoroni portano a concludere che Ettore Majorana sia poi morto a settembre del 1939. Perché il silenzio? «Fu una decisione di Giuseppe, zio di Ettore e indiscusso capofamiglia all’epoca dei fatti. Pochi anni prima i Majorana erano stati coinvolti in un caso di cronaca nera, un infanticidio. Una macchia intollerabile per l’onore di una famiglia che il fascismo stava celebrando tra i grandi di Sicilia e che annoverava già senatori, professori universitari e presidi facoltà. Quando il giovante talento scompare nel nulla, nonostante la brillante carriera che si apre di fronte a lui, per Giuseppe esplode un nuovo scandalo che può compromettere definitivamente il buon nome e le ambizioni di famiglia. Sceglie dunque di far calare il silenzio sulla vicenda» (Fraioli, Rep).
Farmaci La Corte Suprema indiana ha respinto il ricorso presentato da Novartis, il gigante dei farmaci svizzero, che rivendicava il brevetto sul Glivec, un medicinale anti-cancro “copiato” dalle aziende farmaceutiche indiane e venduto a un prezzo molto inferiore. Le leggi indiane prevedono che la durata del brevetto sia limitata a vent’anni, ma l’azienda svizzera aveva presentato già nel 2006 una nuova versione del farmaco per poter sfruttare un altro ventennio di protezione. Il motivo della sentenza è soprattutto umanitario: permettere l’accesso a un farmaco salvavita a decine di milioni di indiani che non potrebbero permettersi il costo di una sola scatola del prodotto (il Glivec costa 120mila rupie, 2.000 euro, per la dose di un mese, mentre gli analoghi medicinali generici prodotti da aziende indiane hanno un prezzo tra le 8.000 e le 12.000 rupie).
Maître Come tutti gli anni per Pasqua, Angela Merkel sta facendo vacanza presso l’albergo Miramare di Sant’Angelo d’Ischia. Non trovando più il maître Cristoforo Iacono, licenziato dopo 48 anni di lavoro, ha deciso di andare a trovarlo a casa. Racconta la figlia di Iacono: «Hanno suonato all’ora di pranzo. Quando abbiamo aperto la porta, ce li siamo trovati davanti. Sembrava incredibile, ma erano proprio loro: la signora Angela Merkel, il marito e due uomini della scorta» (Del Porto, Rep).
(a cura di Daria Egidi)