Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 30 Sabato calendario

Appunti su Anna Kuliscioff

Io Donna, sabato 14 agosto 2010
Cervello Anna Kuliscioff, «il miglior cervello politico del socialismo italiano» (Silvestri), era poi russa, ed ebrea, figlia di un commerciante di grano che aveva annegato la sua infanzia nella ricchezza. Ebbe tre uomini: Pëtr Makarevic, il marito, arrestato e spedito in Siberia nel 1873; l’anarchico Andrea Costa, da cui ebbe la figlia Andreina (“Nina”); il socialista Filippo Turati.

Milano «A Milano Filippo Turati in compagnia della medica chirurga russa Kuliscioff, deliziosa bionda “che parlava come un uomo”» (Venturini).

Andrea «Tu cerchi in me il riposo, io in te la vita. Tu non vuoi o non puoi capire che l’abbandono, la pienezza non sono che la conseguenza di una vita reciproca piena di comprensione dei pensieri, dei sentimenti e delle aspirazioni» (ad Andrea Costa, prima di lasciarlo).

Nina «Mio caro Andrea, sì, hai ragione, è una gran malinconia di dover convincersi che noi non siamo i nostri figli... nostra figlia non ha né l’anima ribelle, né il nostro temperamento di combattività... Essa non fu mai socialista né miscredente […] È stato un fallimento il mio, come dici tu... Ninetta non è immagine nostra [però] nell’educazione io l’aveva sempre volta verso idee di giustizia e di amore della verità e dei poveri, che sono la base stessa della vita cristiana […]» (lettera ad Andrea Costa del 27 marzo 1904 in occasione del matrimonio di Andreina con Luigi Gavazzi, dei Gavazzi del tessile, «un giovane buono, simpatico, operoso, lavoratore… e innamorato come vidi pochi giovani che siano capaci di esserlo» però appartenente al «parentorio più nero del conservatorismo milanese»).

Vita Iscritta al Politecnico di Zurigo (dipartimento di Scienze esatte), è nichilista, poi anarchica, i questurini le dànno la caccia, scappa a Kiev, qui si salva perché il capo della polizia è mezzo innamorato, eccola a Char’kov, si guadagna da vivere cantando in coppia con Marja Kovalevskaja oppure facendo la pubblica scrivana o anche recitando in teatro. Lascia la Russia con un passaporto falso, arriva a Lugano, poi a Parigi, ha già conosciuto Costa e lavora all’Internazionale, la arrestano e Turgenev in persona si batte perché la liberino, cacciata dalla Francia finisce a Imola, qui nasce Andreina, lei trasloca a Berna, poi a Napoli, poi a Milano, Como, Padova, infine Milano. È medico, specializzata in ginecologia, ha aperto un ambulatorio dove opera come “medico dei poveri”, dopo aver conosciuto Turati si trasferisce definitivamente a Milano, appartamento in Galleria.

Turati Turati, nevrastenico, depresso, sta a un tratto meglio quando se ne innamora, incantato dalla sua bontà.

Carcere Anna, portata in carcere in carrozza il 9 maggio 1898, dopo il massacro di Bava Beccaris a Milano. Un viso pallido incorniciato da un cappello dalle piume nere.

Salute Tubercolotica, in cella prende lo scorbuto, perde i denti, dimagrisce, la sciatica la costringe a camminar zoppa. Però non permette a nessuna guardiana di metterle «la veste abominevole» delle recluse.

Bistecca È «una tal femmina da vendere una bistecca per una sigaretta, come Esaù la primogenitura» (Turati).

Fama Dopo il processo del 1898, è talmente famosa che Bertesi ne raccoglieva i capelli caduti e li metteva nel portafoglio «per portarli alle sue bambine da metterli dietro al ritratto della signora Kuliscioff».

Salotto Il più bel salotto di Milano tra il 1910 e il 1913. Però se si parlava di politica, subito diventava autoritaria.

Donne Impegnata in quegli anni per il suffragio alle donne e per la loro emancipazione. Giornale “La difesa delle lavoratrici”.

Studio Studio con un’intera parete ricoperta dalla collezione di “Critica socialista”. Un gran ritratto di Marx. Giornali dappertutto.

Fine Ultimi anni paralizzata. Morta il 29 dicembre 1925, dopo aver assistito incredula all’ascesa di Mussolini.

Lucrezia dell’Arti