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 2013  marzo 26 Martedì calendario

Biografia di Roberto Floreani

Venezia 1956. Artista
• «(...) vive e lavora a Vicenza. uno degli artisti più interessanti della sua generazione (...) Le sue posizioni rispetto alle avanguardie, quella che lui chiama arte di regime sono molto nette. stufo di quelle provocazioni che piacciono tanto al mercato dei collezionisti. (...) ”Io rivendico, nella mia opera, la sapienza del fare, il corpo della pittura e per questo preparo la base del quadro, i colori, insomma uso una metodologia rinascimentale, pur essendo un artista del mio tempo. Il disegno è fondamentale, a patto che non diventi virtuosismo fine a se stesso e che l’artista non diventi prigioniero della sua bravura. Io valuto la tradizione ma contemporaneamente mi sento figlio dei futuristi. Loro sono costruttori, mentre Duchamp e i dadaisti sono distruttori dell’arte. Credo profondamente nel corpo della pittura, che deve sempre vedersi (...) La novità assoluta del Novecento, soprattutto per gli artisti della mia generazione, è l’astrazione. Balla è stato il più geniale in questa direzione e io mi sento assai più vicino a lui che a Kandinski. Lui ha un’idea calda, emozionante dell’astrazione, mentre in Kandinski c’è un’idea più fredda, più costruita dell’immagine astratta. Le mie radici di artista sono però anche di tipo filosofico e letterario. Marinetti e Ezra Pound hanno influenzato me e tutti quegli artisti che non si sono legati oggi a un’arte di regime (...) Arte di regime non in senso ideologico, ma in senso economico, perché oggi (...) l’arte nasce dalla comunicazione e dal denaro. Guardi che cosa ha fatto Saatchi che, da un giorno all’altro, si è inventato paladino di artisti che, come Damien Hirst, affettano gli animali o fanno anche di peggio. Noi abbiamo Cattelan con le sue provocazioni esaltate dai media, come l’asino impagliato e Vanessa Beecroft con i suoi [...] extracomunitari che hanno sostituito le modelle nude dipinte. Gli artisti portati dal mercato cavalcano un’arte spettacolare, pruriginosa, falsamente trasgressiva, applaudita da tutti quelli che contano, dai media ai direttori dei musei fino ai critici. Una volta l’avanguardia veniva fischiata, oggi quella che viene spacciata per tale, riceve solo elogi e quotazioni abnormi sul mercato (...) La molla del pensiero nuovo deve essere quella di andare controcorrente, come hanno fatto i futuristi, ma anche Pound e Céline. Oggi se vivesse, Marinetti canterebbe canti gregoriani in chiesa” (...)» [Giovanni Antonucci, ”Il Giornale” 10/4/2009].