Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 26 Martedì calendario

Biografia di Gino Flaminio

• (Luigi) Napoli 24 aprile 1987. L’ex fidanzato di Noemi Letizia (vedi LETIZIA Noemi), che con un’intervista pubblicata su Repubblica il 24 maggio 2009 mise in dubbio la ricostruzione di Silvio Berlusconi.
• «Operaio, una passione per la kickboxing, è stato per sedici mesi (dal 28 agosto del 2007 al 10 gennaio del 2009) l’“amore” di Noemi Letizia, la minorenne di cui il premier ha voluto festeggiare il diciottesimo anno in un ristorante di Casoria, il 26 aprile. Gino e Noemi si sono divisi, per quel breve, intenso, felice periodo le ore, i sogni, il fiato, le promesse. “Quando non dormivo da lei a Portici – è capitato una ventina di volte – o quando lei non dormiva qui da me, il sabato che non lavoravo mi tiravo su alle sei del mattino per portarle la colazione a letto; poi l’accompagnavo a scuola e ci tornavo poi per riportarla indietro con la mia Yamaha. Lei qualche volta veniva a prendermi in fabbrica, la sera, quando poteva”. Gino Flaminio è in grado di dire quando e come Silvio Berlusconi è entrato nella vita di Noemi. Come quel “miracolo” (così Gino definisce l’inatteso irrompere del premier) ha cambiato – di Noemi – la vita, i desideri, le ambizioni e più tangibilmente anche il corpo, il volto, le labbra, gli zigomi; in una parola, dice Gino, “i valori”. Il ragazzo può raccontare come quell’ospite inaspettato dal nome così importante che faceva paura anche soltanto a pronunciarlo nel piccolo mondo di gente che duramente si fatica la giornata e un piatto caldo, ha deviato anche la sua di vita. Quieto come chi si è ormai pacificato con quanto è avvenuto, Gino ricorda: “Mi è stato quasi subito chiaro che tra me e la mia Memi non poteva andare avanti. Era come pretendere che Britney Spears stesse con il macellaio giù all’angolo…”. È utile ricordare, a questo punto, che il primo degli enigmi del “caso politico” è proprio questo: come Berlusconi ha conosciuto Noemi, la sua famiglia, il padre Benedetto “Elio” Letizia, la madre Anna Palumbo? A Berlusconi è capitato di essere inequivocabile con la Stampa (4 maggio 2009): “Io sono amico del padre, punto e basta. Lo giuro!”. Con France2 (6 maggio 2009), il capo del governo è stato ancora più definitivo. Ricordando l’antica amicizia di natura politica con il padre Elio, Berlusconi chiarisce: “Ho avuto l’occasione di conoscere [Noemi] tramite i suoi genitori. Questo è tutto”. Un affetto che il presidente del Consiglio ha ripetuto (...) quando ha presentato Noemi “in società”, per così dire, durante la cena che il governo ha offerto alle “grandi firme” del made in Italy a Villa Madama, il 19 novembre 2008: “È la figlia di miei cari amici di Napoli, è qui a Roma per uno stage” (Repubblica 21 maggio 2009). All’antico vincolo politico, accenna anche la madre di Noemi, Anna: “[Berlusconi] ha conosciuto mio marito ai tempi del partito socialista”. Berlusconi, qualche giorno dopo (e prima di essere smentito da Bobo Craxi), conferma. “[Elio] lo conosco da anni, è un vecchio socialista ed era l’autista di Craxi” (Ansa 29 aprile 2009, ore 16,34). Più evasiva Noemi: “[Di come è nato il contatto familiare] non ricordo i particolari, queste cose ai miei genitori non le ho chieste” (Repubblica 29 aprile 2009). Decisamente inafferrabile e chiuso come un riccio, il padre Elio (...) Chiedono a Letizia: ci spiega come ha conosciuto Berlusconi? “Non ho alcuna intenzione di farlo” (Oggi 13 maggio). (...) Gino (...) si decide a raccontare: “I genitori di Noemi non c’entrano niente. Il legame era proprio con lei. È nato tra Berlusconi e Noemi. Mai Noemi mi ha detto che lui, papi Silvio parlava di politica con suo padre, Elio. Non mi risulta proprio. Mai, assolutamente. Vi dico come è cominciata questa storia e dovete sapere che almeno per l’inizio – perché poi quattro, cinque volte ho ascoltato anch’io le telefonate – vi dirò quel che mi ha raccontato Noemi. Il rapporto tra Noemi e il presidente comincia più o meno intorno all’ottobre 2008. Noemi mi ha raccontato di aver fatto alcune foto per un “book’ di moda. Lo aveva consegnato a un’agenzia romana, importante – no, il nome non me lo ricordo – di quelle che fanno lavorare le modelle, le ballerine, insomma le agenzie a cui si devono rivolgere le ragazze che vogliono fare spettacolo. Noemi mi dice che, in quell’agenzia di Roma, va Emilio Fede e si porta via questi ‘book’, mica soltanto quello di Noemi. Non lo so, forse gli servono per i casting delle meteorine. Il fatto è – ripeto, è quello che mi dice Noemi – che, proprio quel giorno, Emilio Fede è a pranzo o a cena – non me lo ricordo – da Berlusconi. Finisce che Fede dimentica quelle foto sul tavolo del presidente. È così che Berlusconi chiama Noemi. Quattro, cinque mesi dopo che il ‘book’ era nelle mani dell’agenzia, dice Noemi. È stato un miracolo, dico sempre. Dunque, dice Noemi che Berlusconi la chiama al telefono. Proprio lui, direttamente. Nessuna segretaria. Nessun centralino. Lui, direttamente. Era pomeriggio, le cinque o le sei del pomeriggio, Noemi stava studiando. Berlusconi le dice che ha visto le foto; le dice che è stato colpito dal suo ‘viso angelico’, dalla sua ‘purezza’; le dice che deve conservarsi così com’è, ‘pura’. Questa fu la prima telefonata, io non c’ero e vi sto dicendo quel che poi mi riferì Noemi, ma le credo. Le cose andarono così perché in altre occasioni io c’ero e Noemi, così per gioco o per convincermi che davvero parlava con Berlusconi, m’allungava il cellulare all’orecchio e anch’io sentii dalla sua voce quella cosa della ‘purezza’, della ‘faccia d’angelo’. E poi, una volta, ha aggiunto un’altra cosa del tipo: ‘Sei una ragazza divina’. Berlusconi, all’inizio, non ha detto a Noemi chi era. In quella prima telefonata, le ha fatto tante domande: quanti anni hai, cosa ti piacerebbe fare, che cosa fanno tua madre e tuo padre? Studi? Che scuola fai? Una lunga telefonata. Ma normale, tranquilla. E poi, quando Noemi si è decisa a chiedergli: ‘Scusi, ma con tutte queste domande, lei chi è?’, lui prima le ha risposto: ‘Se te lo dico, non ci credi’. E poi: ‘Ma non si sente chi sono?’. Quando Noemi me lo raccontò, vi dico la verità, io non ci credevo. Poi, quando ho sentito le altre telefonate e ho potuto ascoltare la sua voce, proprio la sua, di Berlusconi, come potevo non crederci? Noemi mi diceva che era sempre il presidente a chiamarla. Poi, non so se chiamava anche di suo, non me lo diceva e io non lo so. Lei al telefono lo chiamava papi tranquillamente. Anche davanti a me. Magari stavamo insieme, Noemi rispondeva, diceva papi e io capivo che si trattava del presidente. Quando ho assistito ad alcune telefonate tra Berlusconi e Noemi, ho pensato che fosse un rapporto come tra padre e figlia. Una sera, Emilio Fede e Berlusconi – insieme – hanno chiamato Noemi. Lo so perché ero accanto a lei, in auto. Ora non saprei dire perché il presidente le ha passato Emilio Fede, non lo so. Pensai che Fede dovesse preparare dei ‘provini’ per le meteorine, quelle robe lì”. (...) “Comunque, quella sera, sentii prima la voce del presidente e poi quella di Emilio Fede – continua Gino – Non voglio essere frainteso o creare confusione in questa tarantella, da cui voglio star lontano. Nelle telefonate che ho sentito io, Berlusconi aveva con Noemi un atteggiamento paterno. Le chiedeva come era andata a scuola, se studiava con impegno, questa roba qui. Io però ho cominciato a fuggire da questa situazione. Non mi piaceva. Non mi piaceva più tutto l’andazzo. Non vedevo più le cose alla luce del giorno, come piacevano a me. Mi sentivo il macellaio giù all’angolo che si era fidanzato con Britney Spears. Come potevo pensare di farcela? Gliel’ho detto a Noemi: questo mondo non mi piace, non credo che da quelle parti ci sia una grande pulizia o rispetto. Mi dispiaceva dirglielo perché io so che Noemi è una ragazza sana, ancora infantile che non si separa mai dal suo orsacchiotto, piccolo, blu, con una croce al collo, ‘il suo teddy’. Una ragazza tranquilla, semplice, con dei valori. Con i miei stessi valori, almeno fino a un certo punto della nostra storia (...) Ho cominciato a distaccarmi da Noemi già a dicembre. Però la cosa che proprio non ho mandato giù è stata la lunga vacanza di Capodanno in Sardegna, nella villa di lui. Noemi me lo disse a dicembre che papi l’aveva invitata là. Mi disse: ‘Posso portare un’amica, un’amica qualunque, non gli importa. Ci saranno altre ragazze’. E lei si è portata Roberta. E poi è rimasta con Roberta per tutto il periodo. Io le ho fatto capire che non mi faceva piacere, ma lei da quell’orecchio non ci sentiva. Così è partita verso il 26-27 dicembre ed è ritornata verso il 4-5 gennaio. Quando è tornata mi ha raccontato tante cose. Che Berlusconi l’aveva trattata bene, a lei e alle amiche. Hanno scherzato, hanno riso... C’erano tante ragazze. Tra trenta e quaranta. Le ragazze alloggiavano in questi bungalow che stavano nel parco. E nel bungalow di Noemi erano in quattro: oltre a lei e a Roberta, c’erano le ‘gemelline’, ma voi sapete chi sono queste ‘gemelline’? Penso anche che lei mi abbia detto tante bugie. Lei dice che Berlusconi era stato con loro solo la notte di Capodanno. Vi dico la verità, io non ci credo. Sono successe cose troppo strane. Io chiamavo Noemi sul cellulare e non mi rispondeva mai. Provavo e riprovavo, poi alla fine mi arrendevo e chiamavo Roberta, la sua amica, e diventavo pazzo quando Roberta mi diceva: no, non te la posso passare, è di là – di là dove? – o sta mangiando: e allora?, dicevo io, ma non c’era risposta. Per quella vacanza di fine anno, i genitori accompagnarono Noemi a Roma. Noemi e Roberta si fermarono prima in una villa lì, come mi dissero poi, e fecero in tempo a vedere davanti a quella villa tanta gente – giornalisti, fotografi? –, poi le misero sull’aereo privato del presidente insieme alle altre ragazze, per quello che mi ha detto Noemi… Al ritorno, Noemi non è stata più la mia Noemi, la mia alicella (acciuga, ndr), la ragazza semplice che amavo, la ragazza che non si vergognava di venirmi a prendere alla sera al capannone. A gennaio ci siamo lasciati. Eravamo andati insieme, prima di Natale, a prenotare per la sua festa di compleanno il ristorante Villa Santa Chiara a Casoria, la ‘sala Miami’ – lo avevo suggerito io – e già ci si aspettava una ‘sorpresa’ di Berlusconi, ma nessuno credeva che la sorpresa fosse proprio lui, Berlusconi in carne e ossa. Ci siamo lasciati a gennaio e alla festa non ci sono andato. L’ho incontrata qualche altra volta, per riprendermi un oggetto di poco prezzo ma, per me, di gran valore che era rimasto nelle sue mani. Abbiamo avuto il tempo, un’altra volta, di avere un colloquio un po’ brusco. Le ho restituito quasi tutte le lettere e le foto. Le ho restituito tutto – ho conservato poche cose, questa lettera che mi scrisse prima di Natale, qualche foto – perché non volevo che lei e la sua famiglia pensassero che, diventata Noemi Sophia Loren, io potessi sputtanarla. (...)» ( Rep 24/5/2009).
• «Ma chi è davvero l’ex fidanzatino della biondina di Casoria, l’innocente operaio scovato da Repubblica, subito promosso a supertestimone nel Noemi-gate? È un pregiudicato. Un rapinatore. Un frequentatore di personaggi dai precedenti penali non proprio lusinghieri. Un assiduo frequentatore delle principali piazze di spaccio di Napoli. Insomma, uno da prendere con le molle. Così almeno lo descrivono le informative della squadra mobile e del reparto Falchi del capoluogo partenopeo, nonché gli atti del processo per direttissima che lo vedono condannato “a 2 anni e sei mesi per rapina impropria, ex articolo 628/2 comma del Codice penale” (...) La brutta storia che vede protagonista la gola profonda del quotidiano di largo Fochetti prende il là al calar della sera del 6 luglio 2005 allorché Luigi Flaminio, detto Gino, in compagnia di un balordo diciassettenne noto alle forze dell’ordine, Samuele M., si rende protagonista di una rapina-scippo ai danni di tal Cosimo Callisto, 55 anni, originario di Benevento. Obiettivo della coppia di rapinatori a cavallo di uno scooter, il telefonino di ultima generazione adocchiato nelle mani della vittima che passeggia tranquillamente lungo via Duomo. Un pezzo pregiato da piazzare ai ricettatori del quartiere. Un colpo abbastanza facile da portare a casa. Purtroppo per Gino e per il suo compare, però, non è giornata: due sbirri in borghese della sezione Falchi vedono tutto, accelerano, sgommano, costringono i due a fermare la moto, li bloccano a fatica per la reazione a calci e cazzotti. Arrestati. Le fasi salienti vengono raccontate asetticamente dagli agenti nel verbale d’arresto: “Alle ore 19.45, nel transitare lungo via Duomo, lato via Marina, notavamo due giovani entrambi di colorito scuro e indossanti maglietta a mezza manica di colore nero e jeans, il conducente con capelli lunghi (Samuele M., ndr) il passeggero con capelli corti (Gino Flaminio, ndr) a bordo di un ciclomotore Piaggio Liberty di colore celeste targato 9d7hy; questi dopo essersi allontanato nella direzione di una persona che camminava intenta a conversare con il telefonino cellulare, con azione fulminea, il passeggero (Gino Flaminio, ndr) gli asportava il telefonino, scappando su via Rota. Al tal punto – prosegue il verbale – sicuri di trovarci in presenza di reato flagrante, inseguivamo i due fuggitivi, i quali, non curandosi dell’alt imposto con la palina segnaletica, cercavano di guadagnare strada ma venivano raggiunti in via Rota”. Ormai in trappola, Gino e Samuele tentano il tutto per tutto. E menano pure le mani: “Cercavamo di bloccare i due giovani ma in tale circostanza M. Samuele, nel tentativo di divincolarsi, colpiva ripetutamente l’agente alla mano destra, provocandogli un trauma contusivo, come da referto allegato. Il Flaminio, approfittando della situazione favorevole, colpiva l’agente Fiordalisi al braccio destro nel tentativo di evitare la presa, senza riuscirvi, per darsi alla fuga. I due giovani – continua la relazione – venivano immediatamente immobilizzati e tratti in arresto. Il telefonino, di discreto valore commerciale, è stato restituito al signor Callisto sul luogo teatro dell’episodio”. Il derubato, preso a verbale, confermava così la relazione dei poliziotti: “(…) Mentre parlavo al cellulare improvvisamente sentivo strapparmi in maniera veloce dalle mani il telefonino con il quale stavo conversando. Notavo due giovani (…) e contemporaneamente sopraggiungeva una pattuglia dei Falchi che immediatamente provvedeva a bloccare i due giovani a bordo del ciclomotore in via Rota. Notavo un parapiglia in seguito al quale gli agenti bloccavano definitivamente i due giovani riconsegnandomi subito sul posto il mio telefonino”. Trascinati in questura, i due rapinatori venivano separati: Samuele, non ancora 18enne, portato davanti al pm Roberto Gentile del tribunale dei minori finiva “rinchiuso” al centro di prima accoglienza. Gino, giudicato per direttissima il 7 luglio 2005, si beccava due anni e sei mesi con la condizionale per rapina in concorso e lesioni a pubblico ufficiale. Pena sospesa. Scarcerazione immediata. Al “peccato di gioventù” del supertestimone di Repubblica occorre aggiungere, per dirla con gli agenti dei Falchi, un altro “indicatore di pericolosità”. E cioè la frequentazione di soggetti ad alta pericolosità sociale e di noti quartieri a rischio. Gino, infatti, è stato ripetutamente fermato e controllato dalla polizia accanto alle piazze di spaccio di via Milano, via Galileo Ferrarsi e a Torre Annunziata. Pizzicato in compagnia di pluripregiudicati come Antonio L. (ricettazione, estorsione e altro) l’ultras Nicola E. e un vecchio arnese dei clan con precedenti per associazione per delinquere e truffa. Pagine e pagine di segnalazioni per un ventiduenne che le amichette di Noemi, beccate a chattare su internet, avevano ribattezzato poco entusiasticamente ’o boss» (Gian Marco Chiocci) [Grn 28/5/2009].
• Il 31 maggio 2009 inviò una lettera al Corriere della Sera in cui chiedeva scusa a Noemi e Berlusconi: «() Mi sento solo usato e strumentalizzato contro qualcuno o qualcosa. Ora apro gli occhi e riesco a capire tutto mentre me ne dicono e fanno di tutti i colori, che sono un pregiudicato (cosa vera ma è stato un unico episodio dove me ne sono pentito amaramente per il Dolore dato alla mia famiglia e sia per il gesto compiuto, e comunque ho pagato il conto con la giustizia) poi mi dicono che sono un cammorrista, Boss, Bugiardo, Leader di Sinistra, Falso, Diffamatore, insomma una schifezza di uomo. Ma si rendono conto cosa dicono? che centra tutto questo? PURA FALSITA! Vorrei tanto QUERELARE ma purtroppo non posso permettermi un avvocato penalista. IL MIO PUNTO DI VISTA sono stato usato da qualcuno che non potendo attacare L’uomo del popolo (così io chiamo il PRESIDENTE) Usa un Gossip un Pettegolezzo, la mia storia d’amore con Noemi. Ora stanno insinuando che lui ha avuto rapporti di SESSO cosa che escludo a priori e impossibile! conoscendo Noemi è i suoi valori. Possibile che l’uomo del Popolo non possa avere una sua vita privata? Che male c’e ad essere amico di una famiglia normale? Questa e la cosa bella lui è diverso dai soliti politici lui è amico di tutti degli Chef, Operai, Dipendenti, Mendicanti, Poveri insomma di TUTTI. Sono Dispiaciuto per quello che si è venuto a creare non lo avrei mai immaginato. Chiedo Scusa pubblicamente a Noemi e Tutti per il Clamore che ha suscitato la nostra storia D’amore e le auguro tutto il BENE DI QUESTO MONDO. Questa è la pura verità. per il resto vi prego tutti di lasciarmi in pace» [Cds 31/5/2009].
• «Sulla prima pagina del Corriere della Sera (...) è apparso un testo di rara schiettezza che sarebbe piaciuto al Pasolini corsaro. La lettera autografa di un ragazzo di vita, Gino Flaminio, scritta all’ex ragazza Noemi. Ripromettendosi di uscire di scena, come fossero le Ultime lettere di Jacopo Ortis, chiede scusa, per il putiferio causato da una recente intervista, a Noemi e ovviamente anche al papi Berlusconi, verso cui dichiara apertamente le sue simpatie politiche. Lo stile è quello colorito di io speriamo che me la cavo, tra errori ortografici e ghirigori adolescenziali. Il colpo di genio del Corriere è non aver fatto editing, presentando la lettera “nella forma originale nella quale è stata consegnata”» (L. Mastra) [Rif 2/6/2009].