Libero, giovedì 13 settembre 2012, 25 marzo 2013
Tags : Meredith, Amanda Knox e Raffaele Sollecito
Raffaele Solecito e Amanda Knox fumavano erbe mentre Meredith moriva... (articolo del 13/9/2012)
Libero, giovedì 13 settembre 2012
C’è un nuovo capitolo nel delitto di Meredith Kercher. Anzi, più d’uno. A scriverlo chi, in quel terribile omicidio, è stato coinvolto in prima persona. Raffaele Sollecito, che insieme ad Amanda Knox è stato condannato in primo grado per l’uccisione della studentessa inglese e poi del tutto assolto in Appello, ora ha messo nero su bianco la sua verità su quella tragica notte del 2 novembre 2007, quando nella villetta di via della Pergola, a Perugia, si consumava il delitto di Meredith. Per reclamare la sua innocenza e svelare i ricordi, il giovane pugliese ha scelto un libro- autobiografia, intitolato «Honor Bound» (Legati dall’onore), che uscirà negli Usa il 18 settembre. Il volume ripercorre la storia dell’assassinio della ragazza, per cui Sollecito ha trascorso 1.448 giorni in cella, fino all’assoluzione del 3 ottobre. Di quella notte Raffaele ammette di ricordarsi poco e che né lui né Amanda avevano «un vero alibi». Punta il dito contro la polizia, anche se riconosce che i suoi comportamenti e quelli della fidanzatina furono «strani». E, infine, rivela che, mentre Meredith moriva, lui e la Knox fumavano spinelli. Le pagine scorrono con la rievocazione dell’incontro con Amanda, una settimana prima dell’omicidio: un colpo di fulmine, a un concerto di musica classica, e da allora divennero inseparabili. Tanto che, mentre la Scientifica effettuava i rilievi sulla scena del crimine, loro si scambiavano tenere effusioni. Sollecito ricorda di quando si baciarono, ignari che le telecamere di tutti i Tg li stessero riprendendo.È lì che, sostiene, la polizia seguì teorie sul complotto anziché arrivare alla «spiegazione che Rudy Guede (condannato in via definitiva per il delitto, ndr) aveva commesso una rapina finita male». Poi le incomprensioni nella coppia, l’effetto che gli fecero i ritratti confezionati dai tabloid, l’esperienza della prigione, vissuta fra «ondate di indignazione e un fastidioso senso di colpa»: lui e Amanda erano innocenti, ma non si perdonava il fatto di avere ricordi annebbiati di quella notte per aver fumato marijuana. Infine il giorno dell’assoluzione. Al libro di Sollecito seguiranno le memorie di Amanda, che usciranno in primavera e frutteranno all’americana 4 milioni di euro.
C’è un nuovo capitolo nel delitto di Meredith Kercher. Anzi, più d’uno. A scriverlo chi, in quel terribile omicidio, è stato coinvolto in prima persona. Raffaele Sollecito, che insieme ad Amanda Knox è stato condannato in primo grado per l’uccisione della studentessa inglese e poi del tutto assolto in Appello, ora ha messo nero su bianco la sua verità su quella tragica notte del 2 novembre 2007, quando nella villetta di via della Pergola, a Perugia, si consumava il delitto di Meredith. Per reclamare la sua innocenza e svelare i ricordi, il giovane pugliese ha scelto un libro- autobiografia, intitolato «Honor Bound» (Legati dall’onore), che uscirà negli Usa il 18 settembre. Il volume ripercorre la storia dell’assassinio della ragazza, per cui Sollecito ha trascorso 1.448 giorni in cella, fino all’assoluzione del 3 ottobre. Di quella notte Raffaele ammette di ricordarsi poco e che né lui né Amanda avevano «un vero alibi». Punta il dito contro la polizia, anche se riconosce che i suoi comportamenti e quelli della fidanzatina furono «strani». E, infine, rivela che, mentre Meredith moriva, lui e la Knox fumavano spinelli. Le pagine scorrono con la rievocazione dell’incontro con Amanda, una settimana prima dell’omicidio: un colpo di fulmine, a un concerto di musica classica, e da allora divennero inseparabili. Tanto che, mentre la Scientifica effettuava i rilievi sulla scena del crimine, loro si scambiavano tenere effusioni. Sollecito ricorda di quando si baciarono, ignari che le telecamere di tutti i Tg li stessero riprendendo.È lì che, sostiene, la polizia seguì teorie sul complotto anziché arrivare alla «spiegazione che Rudy Guede (condannato in via definitiva per il delitto, ndr) aveva commesso una rapina finita male». Poi le incomprensioni nella coppia, l’effetto che gli fecero i ritratti confezionati dai tabloid, l’esperienza della prigione, vissuta fra «ondate di indignazione e un fastidioso senso di colpa»: lui e Amanda erano innocenti, ma non si perdonava il fatto di avere ricordi annebbiati di quella notte per aver fumato marijuana. Infine il giorno dell’assoluzione. Al libro di Sollecito seguiranno le memorie di Amanda, che usciranno in primavera e frutteranno all’americana 4 milioni di euro.
Rita Cavallaro