La Gazzetta dello Sport, 25 marzo 2013
Dovremmo limitarci a riferire della commossa, toccante visita fatta a Stazzema dal presidente tedesco Gauck e dal nostro presidente Napolitano
Dovremmo limitarci a riferire della commossa, toccante visita fatta a Stazzema dal presidente tedesco Gauck e dal nostro presidente Napolitano. Ma, appunto, c’era Napolitano, che ha pronunciato un paio di frasi piene di sottintesi politici, dunque anche oggi dovremo in qualche modo spaccare il capello in quattro.
• Cominciamo da Stazzema.
È un racconto troppo straziante. Il 12 agosto 1944 le SS salirono fino a Sant’Anna di Stazzema, siamo in Versilia, provincia di Lucca, e massacrarono a colpi di baionetta, a fucilate, a mitragliate i 560 abitanti, dando poi fuoco a tutto. Ammazzarono pure i bambini, a Evelina Belletti, che aspettava la levatrice, aprirono il ventre e buttarono il feto in aria bersagliandolo di proiettili. Lì c’è un museo che ricorda quell’orrore, foto, filmati, elenco delle vittime. Intere famiglie sterminate. Citando a caso, nove Bartolucci, tredici Berretti, otto Tucci, dieci Pieri. Dei Pieri, famiglia a cui uccisero un Roberto e una Maria Grazia di 5 anni, una Romana di 8, un Romano di 10, si salvò il bambino Enrico, di anni 10, nascondendosi in una stanza piena di damigiane e bottiglie vuote. Quest’uomo ha oggi 79 anni e ha passato la vita, insieme con altri pochissimi sopravvissuti, a piangere e a ricordare. Da ultimo lui e un altro scampato alla strage che si chiama Mario Marsili hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica tedesco, Joachim Gauck, invitandolo a visitare il piccolo paese, a contribuire a una riconciliazione peraltro dolorosissima. La cerimonia si è svolta ieri. Gauck ha detto: «Non è semplice per un tedesco essere qui a Stazzema. Sono grato a Napolitano che è venuto qui. So che lei, presidente, ha combattuto il fascismo. È per me importante essere qui. Ringrazio per la fratellanza tra i nostri due popoli. La conciliazione non può essere oblio, i crimini compiuti qui non possono essere dimenticati». Non possiamo dimenticare che la colonna di SS, comandata dal fornaio Anton Galler, venne accompagnata a Stazzema da un manipolo di fascisti italiani.
• Che cosa ha detto Napolitano?
«Pace e fraternità. Abbiamo ritrovato la via della riconciliazione con i popoli della ex Jugoslavia, contro cui si scagliò il regime fascista. Non dimentichiamo le nostre responsabilità storiche ma guardiamo avanti. E anche se non riusciamo ad avere giustizia nei tribunali, la nostra memoria non dimentica quello che accadde. La nostra presenza qui oggi è una condanna verso quello che accadde. Non dimentichiamo i misfatti del fascismo, non li cancelliamo solo perchè siamo riusciti a liberarcene con la Resistenza. Come mai abbiamo accettato che il popolo italiano si identificasse col fascismo, così mai accettammo che il popolo tedesco venisse identificato con il nazismo».
• Fin qui non ci sono riferimenti all’attualità.
A un certo punto ha detto: «Sto per concludere il mio mandato e questo è probabilmente l’ultimo atto pubblico che compio e sono felice che questo ultimo atto pubblico si compia qui». Lei capisce che questa frase, commisurata alle circostanze attuali, ha il seguente significato: «Scordatevi la scappatoia di rieleggermi al Quirinale». A una signora del pubblico, che su questo punto gli ha fatto una domanda, il Presidente ha risposto: «A 88 anni, non sono ammessi straordinari». L’invito alle forze politiche a non considerare l’eventualità di una sua rielezione deve essere inteso come un significativo aiuto a Berlusconi e un ostacolo non minimo sul sentiero di Bersani. Tirandosi fuori dalla corsa, Napolitano lascia nelle mani di Berlusconi la carta Quirinale da adoperare nella trattativa col segretario del Pd. Sappiamo dal segretario che le intese col centro-destra sono aborrite, e ieri Stefano Fassina ha ribadito che è esclusa ogni apertura al Cav e ai suoi. E tuttavia, se Bersani vuole farcela, bisogna che si rassegni ai sì di Monti, di qualche grillino e di qualche berlusconiano. Berlusconi gli regalerebbe pure qualche senatore, ma in cambio vuole un uomo fidato al Quirinale.
• L’altra frase riferita all’attualità?
L’ha detta prima di partire per Stazzema, nel corso di una cerimonia commemorativa della strage delle Fosse Ardeatine (Roma, 24 marzo 1944). «Bisogna dare continuità alle nostre istituzioni democratiche. È ora di pensare all’interesse del Paese. Senza dubbio in questo momento abbiamo bisogno di unità». Allusione al fatto che il Presidente preferisce una soluzione che in qualche modo veda Pd e Pdl insieme, scenario avversatissimo, almeno ufficialmente, da Bersani e dai suoi.
• Bersani ieri che ha fatto?
Incontri con Confagricoltura, Cia, Copagri, Confcooperative, Coldiretti, poi, dopo De Rita del Censis, Confindustria. Un elenco significativo: si tratta di sindacati, e sia pure di sindacati padronali. L’esploratore Bersani ha subito voluto farci sapere di non condividere la sufficienza con cui il premier ancora in sella Mario Monti trattava queste organizzazioni del territorio. Sono stati convocati infatti, anche prima dei partiti, i sindacati dei lavoratori Cgil Cisl Uil Ugl, che il segretario del Pd vede stamattina, insieme con la sigla che raduna i piccoli imprenditori, cioè Rete Imprese Italia. Dal pomeriggio dovrebbero cominciare a discutere con lui le forze politiche.