Rassegna, 22 marzo 2013
Da Grillo a Bersani, la giornata al Quirinale
• Un racconto più dettagliato della giornata al Quirinale fatto da Martirano del Cds: «Il primo a salire al Quirinale è Grillo. Si presenta a bordo di una monovolume nera guidata dal fidato Walter Vezzoli (in gilet e camicia bianca). Il leader del M5S, accompagnato dai capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi, indugia col naso puntato sugli affreschi lungo le scale che conducono allo studio della Vetrata. Però al termine del colloquio con Giorgio Napolitano, Grillo sparisce dietro una porta e manda allo scoperto i suoi parlamentari che leggono un testo: 1) “Siamo il primo partito, abbiamo chiesto un incarico pieno, poi comunicheremo chi sarà la personalità indicata per guidare l’esecutivo”. Crimi elenca pure i 20 punti del programma, compreso il referendum sull’euro, mentre Lombardi rivendica per l’M5S all’opposizione le presidenze delle commissioni di controllo (servizi segreti e vigilanza Rai). Niente domande. E Crimi, nella fretta, sbaglia strada ma viene ripreso dal cerimoniale col quale si è lamentato per la mancanza di segnale Gsm nello studio del presidente. Berlusconi e Grillo non si incrociano. Il Cavaliere (accompagnato da Alfano, Brunetta, Schifani e dai leghisti, Stucchi, Bitonci e Giorgetti) all’uscita usa uno stile asciutto: «I risultati elettorali hanno prodotto tre forze di pari entità, anche se una non è disponibile... Tocca a Pd e Pdl la responsabilità di dare un governo al Paese... Però il Pd, che ha il 30%, dopo le presidenze di Camera e Senato non può pensare di accaparrarsi Palazzo Chigi e il Quirinale”. Poi, quando è buio, al Colle arriva Bersani con i capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza. Il colloquio è il più lungo. Al termine, il segretario del Pd dice che per lui “non è una questione personale” andare a Palazzo Chigi ma che il Pd è pronto a mettersi al servizio del Paese “a patto che l’esigenza di governo marci con quella di cambiamento”. Con Berlusconi mai, a meno che “non faccia una conversione sulla via di Damasco” su un programma minimo di riforme anche della seconda parte della Costituzione. Bersani risponde alle domande, bacchetta Grillo (“È il Pd il primo partito”), ammette di non avere portato al Colle né un piano A né uno B. Poi si rimette “alle valutazioni e alla saggezza di Napolitano”».