Io Donna, sabato 17 aprile 2010, 22 marzo 2013
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Biografia di Maria Sofia di Borbone
Io Donna, sabato 17 aprile 2010
Scheda Maria Sofia Amalia von Wittelsbach, sorella della celebre Sissi imperatrice d’Austria, sposa a diciott’anni del principe Francesco di Borbone, impalmato prima per procura nella cappella del palazzo reale di Monaco, conosciuto di persona poi a Bari, dove i Borboni, muovendosi da Napoli, erano andati a riceverla. La prima notte il principe comunicò a Nina Rizzo, la cameriera di lei: «Dite alla duchessa che farò tardi. Mi sento poco bene». Non la toccò poi per almeno tre anni.
Regina Regina delle Due Sicilie dal 1859. Cacciata da Garibaldi. Assediata in Gaeta dai piemontesi. Quindi in esilio a Roma, fino al ’70 (Quirinale, poi Palazzo Farnese). Quindi in giro senza scopo fra Trieste, Vienna, la Baviera, Twinckenham (dagli Orléans), infine Parigi.
Prima guerra mondiale La strana signora dall’accento tedesco-napoletano che visitava le trincee italiane e pretendeva di incontrare la truppa meridionale, a cui offriva libri e cioccolatini.
Soppiatto Re Francesco, detto Franceschiello, aspettava che s’addormentasse, le si poneva a fianco di soppiatto, quasi senza respirare restava tutta notte a contemplarla e, prima dell’alba, scappava.
Padre «Te lo sconsiglio, è un imbecille» (il padre, durante le trattative per le nozze).
Imbecille «No, il mio re, tu lo vedi, non fu un imbecille» (lei a 83 anni, tirando fuori da una cassapanca due vedute del Vesuvio dipinte dal marito ad acquerello. Il marito, re di Napoli, che girava in incognito facendosi chiamare signor Fabiani, era a quel punto morto da trent’anni).
Bellezza Alta un metro e settanta, mora, occhi turchini, elegante, si tuffava nel porto di Napoli sotto gli occhi degli scugnizzi, a Roma cavalcava per il Pincio con la sorella Matilde, vestite uguali, le trecce al vento, fumava sigari, tirava di scherma, sparava con la carabina.
Gaeta «J’aurais bien désiré une petite blessure» (a Gaeta, dopo essersi offerta dagli spalti all’artiglieria piemontese e con un mantello bianco sopra la divisa da cacciatore calabrese, perché la vedessero meglio. Quelli non osarono colpirla. «Il periodo più felice della mia vita»).
Europa L’Europa impazzita per questa figura di combattente leggendaria. Daudet ne fece la regina d’Illiria nel romanzo Les rois en exil, Proust la chiamo “reine soldat”, D’Annunzio “aquiletta bavara”.
Foto I piemontesi misero in giro dei montaggi in cui la testa di lei, presa dalle cinquanta foto che le aveva fatto lo studio romano Alessandri, era stata incollata sul corpo nudo della puttana Costanza Vaccari. In un’immagine Maria Sofia si faceva montare da uno zuavo del Papa, in un’altra Pio IX la spiava da dietro una porta, in una terza «la Regina totalmente ignuda […] portava la mano alla natura in atto di far ditali e aveva in prospettiva i ritratti di Sua Santità Pio IX, del signor Generale de Goyon, dell’Eminentissimo Cardinale Antonelli e dell’ufficiale de’ zuavi Bermúdez de Castro…» (interrogatorio della Costanzi, verbale).
Amante Andava a letto, in realtà, col tenente Armand de Lawayss, di anni 25, alto, biondo, barbetta dorata. Gli diede due gemelle, partorite all’estero e affidate a terzi con l’impegno di non cercarle mai. Lo raccontò al marito, fu perdonata, diede infine una figlia anche a lui, la principessa Maria Cristina Pia di Borbone, morta in età di tre mesi, avendola la governante inglese allevata a sorsi di rhum e bagni freddi.
Mussolini «Ho veduto sull’“Illustration” una fotografia in cui alcune monache salutano il re d’Italia e Mussolini con il braccio disteso alla romana. E esatto questo? O è un trucco? Ed è vero che l’onorevole Mussolini cerca di avere ottimi rapporti col Papa?» (Maria Sofia nel 1924).
Savoia Odio implacabile per i Savoia, che l’avevano esiliata e spogliata di ogni bene. Gaetano Bresci andò a trovarla prima di ammazzare Umberto I ed è probabile che ne abbia avuto dei soldi. A Roma riunioni segrete con i reazionari nel retrobottega della farmacia Vagnozzi, in Campo de’ Fiori. Diede poi soldi a chiunque si ripromettesse di rovesciare il re d’Italia.
Maccheroni Re Francesco, talmente appassionato di lasagne da esser chiamato dal padre “Lasa”. Le trasmise la mania della pasta. Quando abitava a Monaco, vecchia e senza soldi, in un palazzo Wittelsbach sulla Ludwigstrasse che doveva condividere con la Deutsche Bank, riceveva a ogni 4 ottobre dalla duchessa napoletana Della Regina una cassetta di cacio, conserva e maccheroni. Chiamava a cucinare un certo napoletano di Monaco, invitando magari per l’assaggio il nunzio apostolico Pacelli, in seguito papa Pio XII.
Uccelli A Roma aveva riempito la casa di pappagalli, la suocera – tedesca come lei - la odiava.
Rivoluzionari «Voglio vedere se i rivoluzionari di adesso sparano come quelli di una volta» (a Monaco durante una sparatoria tra spartachisti e putschisti, rispondendo al direttore dell’hotel Vier Jahreszeiten, che la invitava a esser prudente).
Fine Morta nel sonno la notte tra il 18 e il 19 gennaio 1925. Non fece in tempo a vedere le nozze della nipote Maria José, una Wittelsbach, col futuro re d’Italia Umberto II di Savoia.
Scheda Maria Sofia Amalia von Wittelsbach, sorella della celebre Sissi imperatrice d’Austria, sposa a diciott’anni del principe Francesco di Borbone, impalmato prima per procura nella cappella del palazzo reale di Monaco, conosciuto di persona poi a Bari, dove i Borboni, muovendosi da Napoli, erano andati a riceverla. La prima notte il principe comunicò a Nina Rizzo, la cameriera di lei: «Dite alla duchessa che farò tardi. Mi sento poco bene». Non la toccò poi per almeno tre anni.
Regina Regina delle Due Sicilie dal 1859. Cacciata da Garibaldi. Assediata in Gaeta dai piemontesi. Quindi in esilio a Roma, fino al ’70 (Quirinale, poi Palazzo Farnese). Quindi in giro senza scopo fra Trieste, Vienna, la Baviera, Twinckenham (dagli Orléans), infine Parigi.
Prima guerra mondiale La strana signora dall’accento tedesco-napoletano che visitava le trincee italiane e pretendeva di incontrare la truppa meridionale, a cui offriva libri e cioccolatini.
Soppiatto Re Francesco, detto Franceschiello, aspettava che s’addormentasse, le si poneva a fianco di soppiatto, quasi senza respirare restava tutta notte a contemplarla e, prima dell’alba, scappava.
Padre «Te lo sconsiglio, è un imbecille» (il padre, durante le trattative per le nozze).
Imbecille «No, il mio re, tu lo vedi, non fu un imbecille» (lei a 83 anni, tirando fuori da una cassapanca due vedute del Vesuvio dipinte dal marito ad acquerello. Il marito, re di Napoli, che girava in incognito facendosi chiamare signor Fabiani, era a quel punto morto da trent’anni).
Bellezza Alta un metro e settanta, mora, occhi turchini, elegante, si tuffava nel porto di Napoli sotto gli occhi degli scugnizzi, a Roma cavalcava per il Pincio con la sorella Matilde, vestite uguali, le trecce al vento, fumava sigari, tirava di scherma, sparava con la carabina.
Gaeta «J’aurais bien désiré une petite blessure» (a Gaeta, dopo essersi offerta dagli spalti all’artiglieria piemontese e con un mantello bianco sopra la divisa da cacciatore calabrese, perché la vedessero meglio. Quelli non osarono colpirla. «Il periodo più felice della mia vita»).
Europa L’Europa impazzita per questa figura di combattente leggendaria. Daudet ne fece la regina d’Illiria nel romanzo Les rois en exil, Proust la chiamo “reine soldat”, D’Annunzio “aquiletta bavara”.
Foto I piemontesi misero in giro dei montaggi in cui la testa di lei, presa dalle cinquanta foto che le aveva fatto lo studio romano Alessandri, era stata incollata sul corpo nudo della puttana Costanza Vaccari. In un’immagine Maria Sofia si faceva montare da uno zuavo del Papa, in un’altra Pio IX la spiava da dietro una porta, in una terza «la Regina totalmente ignuda […] portava la mano alla natura in atto di far ditali e aveva in prospettiva i ritratti di Sua Santità Pio IX, del signor Generale de Goyon, dell’Eminentissimo Cardinale Antonelli e dell’ufficiale de’ zuavi Bermúdez de Castro…» (interrogatorio della Costanzi, verbale).
Amante Andava a letto, in realtà, col tenente Armand de Lawayss, di anni 25, alto, biondo, barbetta dorata. Gli diede due gemelle, partorite all’estero e affidate a terzi con l’impegno di non cercarle mai. Lo raccontò al marito, fu perdonata, diede infine una figlia anche a lui, la principessa Maria Cristina Pia di Borbone, morta in età di tre mesi, avendola la governante inglese allevata a sorsi di rhum e bagni freddi.
Mussolini «Ho veduto sull’“Illustration” una fotografia in cui alcune monache salutano il re d’Italia e Mussolini con il braccio disteso alla romana. E esatto questo? O è un trucco? Ed è vero che l’onorevole Mussolini cerca di avere ottimi rapporti col Papa?» (Maria Sofia nel 1924).
Savoia Odio implacabile per i Savoia, che l’avevano esiliata e spogliata di ogni bene. Gaetano Bresci andò a trovarla prima di ammazzare Umberto I ed è probabile che ne abbia avuto dei soldi. A Roma riunioni segrete con i reazionari nel retrobottega della farmacia Vagnozzi, in Campo de’ Fiori. Diede poi soldi a chiunque si ripromettesse di rovesciare il re d’Italia.
Maccheroni Re Francesco, talmente appassionato di lasagne da esser chiamato dal padre “Lasa”. Le trasmise la mania della pasta. Quando abitava a Monaco, vecchia e senza soldi, in un palazzo Wittelsbach sulla Ludwigstrasse che doveva condividere con la Deutsche Bank, riceveva a ogni 4 ottobre dalla duchessa napoletana Della Regina una cassetta di cacio, conserva e maccheroni. Chiamava a cucinare un certo napoletano di Monaco, invitando magari per l’assaggio il nunzio apostolico Pacelli, in seguito papa Pio XII.
Uccelli A Roma aveva riempito la casa di pappagalli, la suocera – tedesca come lei - la odiava.
Rivoluzionari «Voglio vedere se i rivoluzionari di adesso sparano come quelli di una volta» (a Monaco durante una sparatoria tra spartachisti e putschisti, rispondendo al direttore dell’hotel Vier Jahreszeiten, che la invitava a esser prudente).
Fine Morta nel sonno la notte tra il 18 e il 19 gennaio 1925. Non fece in tempo a vedere le nozze della nipote Maria José, una Wittelsbach, col futuro re d’Italia Umberto II di Savoia.
Lucrezia Dell’Arti