Rassegna, 21 marzo 2013
È morto il capo della polizia Antonio Manganelli
• È morto ieri mattina il capo della Polizia Antonio Manganelli. 62 anni, da febbraio era ricoverato all’Ospedale San Giovanni di Roma per la rimozione di un ematoma cerebrale. Profondo cordoglio è stato espresso dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano che parla di «uomo di alta professionalità e altissimo senso delle istituzioni», e tra gli altri anche dal premier Mario Monti.
• Ricorda La Licata sulla Sta: «Manganelli era considerato lo “sbirro gentile”. Certo, per via del suo sorriso comunicativo ma anche per la sua estrema compostezza nell’affrontare anche le insidie più difficili. Mai al di sopra delle righe, mai un decibel in più del consentito, mai un atteggiamento di prevenzione neppure in direzione dei sospettati più compromessi. Seguiva le regole, Manganelli. Non forzava il codice non tentava il condizionamento del magistrato titolare di un’indagine. Fu Palermo, per sua pubblica ammissione, la scuola che lo formò. E quando si dice Palermo è da intendere la formidabile sinergia fra Giovanni Falcone e Gianni De Gennaro. Manganelli aveva poco più di 40 anni, trascorsi fra Criminalpol e Servizio centrale, ed era parte integrante dei “De Gennaro boys”. La guerra contro Cosa nostra andò avanti: un latitante dopo l’altro. Quando lui e Pansa andarono a bussare sulla spalla del dormiente Nitto Santapaola, re della mafia catanese sorpreso in un casolare nelle campagne tra Catania e Siracusa, il boss si arrese e fece i complimenti raccomandando soltanto un trattamento rispettoso per la moglie. Raccomandazione superflua, perché Antonio Manganelli la propria umanità la trasformava in una sorta di valore aggiunto. Nessuno dei boss ammanettati, fosse Piddu Madonia o Pietro Vernengo, ha potuto lamentarsi dello “sbirro gentile”».
• «La Sicilia e Napoli sono lontane quando – nel luglio del 2001 – la polizia si scatena al G8 di Genova e va in scena la “macelleria messicana” alla scuola Diaz. Il capo è De Gennaro, il suo braccio destro Manganelli è in vacanza all’isola d’Elba e ci resta. C’è un’emergenza nazionale, ma il poliziotto dai modi gentili prende distanze dai fatti di Genova. Con il suo stile, in silenzio. Quando si deve decidere la successione allo “squalo” – ci sono già 27 poliziotti imputati e altri otto indagati per falsa testimonianza per Genova – qualcuno inizialmente storce il naso sul suo nome ma poi tutti fanno quadrato su di lui. Una fortuna per la polizia. Dirà molto tempo dopo Manganelli commentando la sentenza di condanne su Genova: “È il momento di chiedere scusa”». [Bolzoni, Rep]