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 2013  marzo 19 Martedì calendario

Può un Paese che ha un Pil da 20 miliardi l’anno, vale a dire lo 0,2% dell’Eurozona (un cinquecentesimo), mettere in crisi le borse europee, con patemi a Berlino e a Washington, nuovi allarmi sulla fine dell’euro, e il solito tourbillon di espressioni ben note: «rischio contagio», «piani di salvataggio», «fuga di capitali» eccetera eccetera?• Cipro? Già, Cipro

Può un Paese che ha un Pil da 20 miliardi l’anno, vale a dire lo 0,2% dell’Eurozona (un cinquecentesimo), mettere in crisi le borse europee, con patemi a Berlino e a Washington, nuovi allarmi sulla fine dell’euro, e il solito tourbillon di espressioni ben note: «rischio contagio», «piani di salvataggio», «fuga di capitali» eccetera eccetera?

Cipro?
Già, Cipro. Ieri le borse sono andate giù per colpa di Cipro: Milano ha perso lo 0,85; Francoforte lo 0,4; Parigi lo 0,45; Londra lo 0,36; Madrid l’1,29. Lo spread è schizzato a 340, per poi scendere a 325. Tutto questo per Cipro. Perché si pensa: se Cipro salta per aria, potrebbe anche venire giù tutto. Infatti, a fronte di un Pil di 20 miliardi, nelle banche dell’isola sono depositate «cose» per 150-200 miliardi, quindi un fallimento delle banche non sarebbe alla fine troppo leggero. L’isola ha sviluppato nel corso degli ultimi anni un’attività finanziaria mostruosa, drogata soprattutto da capitali russi, molti dei quali sporchi. Benché faccia parte dell’area euro, l’isola non ha esitato a darsi regolamenti da paradiso fiscale e a illudersi di aver trovato la pietra filosofale della ricchezza nei pezzi di carta che hanno già messo in crisi l’America e l’Europa. Pensi un po’ che il nostro casalingo Atlante De Agostini, alla voce «Cipro», scriveva già nel 2011: «Per fronteggiare la difficile situazione economica, che ha portato a un deterioramento dei conti pubblici, il governo si è impegnato a introdurre provvedimenti volti a ridurre la spesa pubblica, con ridimensionamento della spesa sociale e dei salari dei dipendenti dello Stato...». Questo, già tre anni fa.  

E adesso?
Le banche sono chiuse fino a domani. Oggi si riunisce il Parlamento per varare la più rivoluzionaria delle proposte: tassare i conti correnti bancari, cioè far pagare una parte della crisi ai cittadini. A parte il caso di Amato di vent’anni fa, che nella fattispecie non conta, sarebbe la prima volta che l’Europa costruisce una ciambella di salvataggio con i denari dei privati. Cioè, i depositi in banca.  

Saranno tutti corsi a ritirare i loro soldi.
Per questo le banche sono chiuse fino a domani e intorno ai bancomat c’è la ressa. Ma molti capitali sono già fuggiti: 20 miliardi dall’inizio dell’anno a oggi. Fa gridare anche il metodo con cui si vogliono togliere soldi ai correntisti: tassa del 6,75% per i conti correnti inferiori ai centomila euro. Tassa del 9,9% per quelli superiori. Tanto per avere un’idea: se si colpisse così il risparmio italiano, il governo ci toglierebbe in un colpo 57 miliardi. I bravi ministri delle Finanze e presidenti del Consiglio d’Europa scuotono la testa: no, dicono, bisognava colpire di più quelli che hanno più di 100 mila euro e di meno, o forse niente affatto, i poveri che stanno sotto centomila. Il Parlamento (57 membri: Cipro ha 800 mila abitanti) doveva riunirsi ieri, ma la seduta è stata rinviata a oggi per studiare una riduzione dal 6,75 al 3% della tassa più bassa e un innalzamento dal 9,9 al 12 della tassa più alta. È anche possibile che la progressività sia accentuata, con una fascia esente in bassa e una bastonata più dura per chi ha più di 500 mila euro. La Merkel e gli altri hanno già fatto sapere che gli va benissimo: basta che i ciprioti mettano insieme i 5,8 miliardi previsti.  

L’Europa non potrebbe metterci del suo come ha fatto con Irlanda (67 miliardi), Portogallo (78) e Spagna (39)?
Nella notte tra venerdì e sabato, l’Eurogruppo ha deciso di tirare fuori 10 miliardi. In contropartita ha preteso che i ciprioti ne mettessero 5,8. Il fabbisogno sarebbe di 17, ma insomma... Il problema è che una quota consistente dei depositi sono stranieri, cioè in gran parte russi. Il flusso russo è stato di 9 miliardi nel solo 2011 e di 12 l’anno scorso. Mosca ha già prestato due miliardi e mezzo, Putin ha dichiarato che la tassa sui conti bancari è «ingiusta, non professionale, pericolosa». Medvedev: «La possibile tassazione dei depositi bancari a Cipro sembra una confisca dei soldi altrui. Non so chi sia l’autore di questa idea, ma tutto evoca una confisca. È una decisione abbastanza strana e discutibile». Il loro ministro delle Finanze, Michele Sarris, sarà a Mosca domani. Per l’isola perdere la qualifica di paradiso fiscale sarebbe una catastrofe. L’isola campa solo di turismo e ha subito un tracollo nell’edilizia.  

Cioè, sarebbe un guaio se i russi decidessero di scappare. L’Italia corre qualche rischio relativamente a questa nuova mina?
Dalla Consob tranquillizzano, «è un paese piccolo, cosa volete che succeda». In realtà quello che allarma tutti è il principio tutto nuovo di colpire i depositi in banca, cioè direttamente i privati. Se, spinti dall’esempio cipriota, venisse anche agli altri qualche tentazione...