Rassegna, 18 marzo 2013
Cipro e le banche, l’Europa rompe un tabù
• «Il problema non è ciò che è successo, ma quello che potrebbe accadere. Per strappare Cipro al collasso finanziario, l’Eurozona ha deciso di rompere il suo storico patto coi risparmiatori e finanziare in parte il salvataggio imponendo una “una tantum” sui conti bancari dell’isola. Anche se metà delle vittime dello scalpo creditizio saranno stranieri, dunque non risparmiatori qualunque, i soldi destinati all’erario di Nicosia infrangono un tabù. Ora si sa che Bruxelles ha un’arma in più da utilizzare alla prossima crisi. Non è un segnale confortante, potrebbe innescare un fuga dai depositi alla prima incertezza, il che non tranquillizza i mercati, per i quali conta solo la stabilità. A Bruxelles ricordano che qualcuno doveva pur pagare. La tempesta è cominciata in parallelo a quella greca, quando si è scoperto che le banche cipriote vantavano un’esposizione di oltre venti miliardi di euro nei confronti dei cugini ellenici, un buon 50% dei quali sarebbe andato perso con la “partecipazione dei privati” al salvataggio: era una somma doppia del pil isolano. Il tempo ha reso il quadro sempre meno sostenibile. Posto che sull’isola mediterranea nessuno, tantomeno lo stato, aveva i mezzi per ristrutturare la barca che affondava, il conto poteva avere solo tre intestatari: i contribuenti; i creditori; l’Europa e/o il Fmi» [Zatterin, Sta].