Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 18 Lunedì calendario

Leggiamo insieme le frasi della polemica tutta interna ai grillini sul voto dell’altro giorno per la presidenza del Senato e il tradimento dei 10-14 esponenti del Movimento 5 Stelle

Leggiamo insieme le frasi della polemica tutta interna ai grillini sul voto dell’altro giorno per la presidenza del Senato e il tradimento dei 10-14 esponenti del Movimento 5 Stelle.

Sentiamo.
Grillo s’è arrabbiato. Ha scritto sul suo blog che chi ha tradito il mandato di votare scheda bianca dovrebbe trarne le conseguenze (cioè dimettersi). Il partito di Bersani ha «giocato l’unica carta rimasta, quella della foglia di fico visto che Franceschini e la Finocchiaro erano indigeribili […] Sanno di essere impresentabili e quindi devono presentare sempre qualcun altro. Per loro ci vuole del "conservatorismo compassionevole"». Sull’ipotesi di una candidatura di D’Alema al Quirinale: sarebbe «un fiammifero in un pagliaio», il Paese «non reggerebbe a sette anni di inciucio. Un passo indietro preventivo e una smentita, anche indignata, per le “voci infondate”, sarebbero graditi». Chiude prevedendo che «la legislatura sarà breve».  

È come se il comico fosse una specie di Giove che dall’Olimpo scaglia fulmini sull’umanità dei suoi eletti. I quali, m’immagino, avranno risposto qualcosa.
Ha cominciato il capogruppo dei senatori cinquestelle, Vito Crimi, che nella notte ha pubblicato un video su Facebook. «Sicuramente ieri nella cabina elettorale qualcuno di noi ha agito in coscienza e questa è stata una grande espressione di libertà, di quello che è il nostro spirito […] Dobbiamo però dare atto che in questi mesi siamo riusciti a stimolare le forze politiche a tirar fuori dei nomi un po’ più distaccati rispetto all’apparato di partito, un po’ più nuovi rispetto al Partito democratico. Ci possiamo prendere questo merito». Quanto alla riunione nella sala della commissione Agricoltura – dove s’è anche urlato –, s’è trattato a suo dire di un «bellissimo confronto, molto emozionante e anche acceso perché si sono tirate fuori tutte le storie legate alla mafia, all’antimafia, visto che avevamo in contrapposizione Schifani e Grasso. I nomi dicevano tutto». La coerenza del gruppo è stata rispettata perché «il gruppo è uscito all’unanimità con un’unica speranza: la non rielezione di Schifani. In questa linea la quasi totalità ha proseguito nel voto bianca, qualcuno non ha votato, qualcuno Orellana, qualcuno ha agito in coscienza». Più decisi gli altri. Orellana, candidato 5S alla presidenza del Senato: «Non siamo telecomandati. Ognuno di noi ha una propria sensibilità. Segue la propria coscienza. E certamente Pietro Grasso non faceva, e non fa, parte del vecchio apparato». Francesco Molinari: «Meno reazioni isteriche e più fiducia! Grillo stia sereno, non c’è nessun traditore. Il gruppo al Senato è unito. Nessuna alleanza, nessuna fiducia. Studiare le differenze fra cariche istituzionali e ruoli politici non farebbe male». Paola Nugnes: «La segretezza del voto è sinonimo di democrazia e di libertà. Libertà da pressioni e da condizionamenti esterni».  

• Grillo fa gli stessi discorsi che a suo tempo faceva Craxi. I gruppi – diceva - devono seguire le indicazioni delle segreterie e i franchi tiratori sono una peste. Il voto segreto è un’infamia che vanifica le fatiche con cui si costrusce una linea politica. Senonché la Costituzione, svincolando gli eletti da qualunque preteso legame col mandato, garantiscono a deputati e senatori il voto secondo coscienza. Altrimenti basterebbe mandare in parlamento i leader con il loro pacchetto di voti, idea che fra l’altro una volta era venuta in mente anche a Berlusconi.
Bersani ha dato a Grillo del leninista. «Il M5S fa riunioni chiuse e poi vuole lo streaming quando va dal capo dello Stato, secondo un antico e conosciuto leninismo. Sono un cuneo... “mi organizzo più o meno segretamente e poi approfitto di tutti gli spazi che la borghesia cogliona e capitalista mi offre”: non sono grandissime novità».  

• E però l’aria è che un gruppetto di loro potrebbe sostenere il governo.
Bersani li metterà in imbarazzo con una squadra fatta di nomi assai seducenti per il loro gusto. Già con Boldrini e Grasso dice di aver «buttato via due ministri». Vedremo, le consultazioni cominciano tra domani e mercoledì. Il Capo dello Stato, celebrando il 152° dell’Unità d’Italia, ha ribadito che la situazione è grave («l’economia non cresce, la disoccupazione aumenta e dilaga tra i giovani, il Mezzogiorno resta indietro, lo Stato va riformato»: la folla gli ha risposto applaudendo e gridando: «Napolitano pensaci tu»).  

• Che succederà dopo che il tentativo di Bersani sarà andato a vuoto?
L’ipotesi più probabile in questo momento sono le elezioni, da svolgersi il 30 giugno e il 1° luglio. Bersani le vuole subito perché, con così poco tempo a disposizione, non si potrebbero fare le primarie e la rimonta di Renzi resterebbe impigliata. Berlusconi non ha chance nello stallo attuale e rischia seriamente di essere massacrato dai magistrati. Secondo lui, votando subito, ci sarebbero chance di vittoria, sull’onda della campagna elettorale precedente, e raccattando consensi dalla rottamazione dei montiani ormai completamente allo sbando e da uno sperato sgonfiamento dei cinquestelle. Con le elezioni a ottobre, invece, per lui sarebbe la fine.