Rassegna, 14 marzo 2013
Chi è Papa Francesco
• Jorge Mario Bergoglio è nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936. Suo padre, anche lui Mario, faceva il ferroviere, era un piemontese di Portacomaro, in provincia di Asti, emigrato a vent’anni in Argentina per sbarcare il lunario. Da ragazzo il futuro Papa fece le pulizie in fabbrica e si diplomò come perito chimico prima di entrare, a 21 anni, nella Compagnia. Studi umanistici, laurea in Filosofia e poi in teologia, una tesi dottorale in Germania. A 37 anni era già «provinciale» e quindi superiore dei gesuiti in Argentina. Durante la dittatura militare si mosse sottotraccia per salvare sacerdoti e cittadini dai torturatori ed è molto rispettato dalle madri di Plaza de Mayo, che non hanno certo risparmiato condanne alle connivenze della gerarchia cattolica. Quando Giovanni Paolo II lo creò cardinale, 21 febbraio 2001 scelse come motto miserando atque eligendo, scusando e scegliendo. Nello stemma aveva il cristogramma IHS, per il greco Iesous, dei gesuiti [Vecchi, Cds]
• La vocazione, per Papa Francesco, non è arrivata presto. Racconta Tornielli sulla Sta: «È il 21 settembre 1953, aveva 17 anni, si prepara a festeggiare la Giornata dello studente con i suoi compagni. Entra nella chiesa di San José de Flores. Lì incontra un sacerdote che non conosce e decide di confessarsi. Quella confessione avrebbe cambiato la sua vita. Non torna più alla stazione ferroviaria per ritrovare gli amici perché ha deciso di farsi prete. “Mi accadde qualcosa di raro, lo stupore di un incontro. Mi resi conto che mi stavano aspettando. Questa è l’esperienza religiosa: lo stupore di incontrare qualcuno che ti stava aspettando. Da quel momento per me Dio divenne colui che ti precede. Uno lo sta cercando, Lui ti cerca per primo”. Il padre accoglie bene la decisione di Jorge. La madre molto meno. “Disse: non lo so, non ti vedo... Dovresti aspettare un po’, continua a lavorare... finisci l’università. La verità è che la mia vecchia mamma la prese male. Mio padre mi comprese di più”».
• A Buenos Aires gira in autobus, non vive nell’episcopato ma in un piccolo appartamento, raccontano si prepari la cena da sé e del resto la sera mangia poco o niente, un tè, della frutta. È appassionato di tango, si ricorda ancora il dialetto astigiano e conosce Rassa nostrana, «libera e testarda», il canto degli immigrati. Oltre allo spagnolo e all’italiano parla inglese, francese, tedesco. [Vecchi, Cds]
• Con il padre giocava a briscola e seguiva le partite di pallacanestro, con la madre ascoltava musica. «Ogni sabato, alle due del pomeriggio, ascoltavamo le opere liriche che venivano trasmesse dalla Radio di Stato. Prima che iniziasse, la mamma ci spiegava l’opera, ci avvisava quando stava per cominciare l’aria più importante e conosciuta... Era una bellezza, per me, gustare la musica». Insieme ai fratelli, il nuovo Papa ha imparato presto a cucinare: «Mia madre – ha raccontato nel libro intervista El Jesuita pubblicato tre anni fa – rimase paralitica dopo aver partorito l’ultimo figlio, il quinto. Quando tornavamo da scuola, la trovavamo seduta a pelare patate, con tutti gli altri ingredienti per il pranzo già disposti. Ci diceva come dovevamo mescolarli e cucinarli». Diventato sacerdote e professore, Bergoglio ha continuato ad esercitarsi: «Nel Collegio Massimo la domenica non c’era la cuoca, e allora preparavo io il pranzo per i miei studenti». [Tornielli, Sta]
• Il suo film preferito è Il pranzo di Babette. «Vi si vede – ha spiegato lo stesso Bergoglio – un caso tipico di esagerazione di limiti e proibizioni. I protagonisti sono persone che vivono in un calvinismo puritano esagerato, a tal punto che la redenzione di Cristo si vive come una negazione delle cose di questo mondo. Quando arriva la freschezza della libertà, lo spreco per una cena, tutti finiscono trasformati. In verità questa comunità non sapeva che cosa fosse la felicità. Viveva schiacciata dal dolore... aveva paura dell’amore». [Tornielli, Sta]