13 marzo 2013
Tags : Timothy Dolan
Biografia di Timothy Dolan
Saint Louis 6 febbraio 1950. Uomo energico e simpatico, disponibile a entrare in contatto con ogni ambiente, è presidente della Conferenza episcopale Usa e arcivescovo di New York.
• Dopo aver studiato al St. Louis Preparatory Seminary South, si laurea al Cardinal Glennon College in filosofia e si trasferisce a Roma, dove frequenta il Collegio Pontificio del Nord America. Tornato negli Usa, nel 1976, viene ordinato sacerdote.
• Nel 1994 torna a Roma come rettore del Collegio Pontificio del Nord America e di docente presso l’Università Pontificia San Tommaso d’Aquino e nel 2001 viene nominato vescovo ausiliare di Saint Louis.
• Il 25 giugno 2002 è stato nominato arcivescovo di Milwaukee e nel 2004 torna a vivere in America. Il 23 febbraio 2009 Ratzinger lo nomina arcivescovo di New York e nel concistoro del 18 febbraio 2012 cardinale del titolo di Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario [Ilsussidiario.net]
• «La sua fama di comunicatore è mitica: ha presenziato alle convention repubblicana e democratica durante le ultime presidenziali. A chi l’interrogava in questi giorni sulla sua fama di papabile diceva: “Ma quanta marjuana avete fumato?”. Si è adoperato con efficacia per il risanamento dell’arcidiocesi di New York dallo scandalo della pedofilia. Sostiene che il cristiano dev’essere un “comunicatore di gioia”». [Corriere della Sera 13/3/2013]
• «Dolan si presenta come il classico turista americano in visita a Roma, mettendo anche in mostra un fisico non proprio perfetto. Noi, che condividiamo con lui una certa curvaceità, comprendiamo e apprezziamo il gesto: l’esatto contrario di un atletico Karol Wojtyla nella sua piscina ritratto all’inizio degli anni ‘80, o in montagna mentre scia. Dolan invece si fa riprendere nelle trattorie romane di Borgo Pio appoggiato al bancone come un avventore, metà don Camillo e metà Fonzie, e non lesina le battute. Ha chiesto una Chiesa e soprattutto un Papa che porti la gioia della fede: in un certo senso anche questa foto racconta la sua mentalità e modo di essere: quello del Team America, con i cardinali capaci di indire conferenze stampa e dialogare con i giornalisti o atteggiarsi in maniera molto informale». [Mattia Ferraresi, Il Foglio 6/3/2013]
• Alla domanda di alcuni giornalisti sulla sua possibile elezione Dolan ha risposto: «Preferirei rimanere arcivescovo di New York. Sto ancora scrivendo i biglietti di ringraziamento per gli auguri per la nomina a cardinale» [America24.com]
• Dolan è il pastore che è riuscito a conciliare il rigore teologico e la capacità di parlare la lingua del mondo; non lo ha fatto soltanto aggiungendo un banale pizzico di nuovismo a una ricetta vecchia (gli interventi sul blog, il programma radiofonico, i social network) ma cambiando il vocabolario della presenza pubblica della chiesa senza negoziare sui principi. E’ un teologo conservatore stimato da Ratzinger – che lo ha innalzato da una diocesi periferica, seppure importante, al collegio dei cardinali in meno di tre anni – che non osserva il mondo dal bunker di una chiesa votata al gioco difensivo. [Mattia Ferraresi, Il Foglio 6/3/2013]
• «Dolan è il cardinale che non ha fatto nulla per evitare lo scontro con l’Amministrazione Obama sulla legge che obbliga gli istituti religiosi a fornire ai propri dipendenti (o studenti, nel caso di scuole e università) contraccettivi e farmaci che possono indurre un aborto. Non ne ha fatto una battaglia difensiva, di retroguardia, ma l’ha usata come argomento per spiegare a tutta l’America, non solo a quella cattolica, che il governo stava violando innanzitutto il principio laico e costituzionale della libertà religiosa. Non è un caso che Ruini si stia spendendo per Dolan. E’ nel contesto della “nuova” laicità americana – opposta dal cardinale reggiano all’appiattimento relativista della laïcité francese – che la lezione ruiniana ha dato i frutti più succulenti per la chiesa. Diverse fonti vicine al cardinal Ruini ci dicono che per trovare l’applicazione delle idee ruiniane sul rapporto fra chiesa e mondo bisogna guardare oltreoceano, non oltretevere». [Mattia Ferraresi, Il Foglio 6/3/2013]
• «Trasferendoci in Vaticano saremo ospitati dalla casa di Santa Marta, una piccola e semplice residenza. Spero che il conclave non duri troppo a lungo, tutto quello che so è che ho portato con me un piccolo bagaglio a mano. Pertanto se staremo lì troppo a lungo, e se mostreranno le fotografie della casa Santa Marta al di fuori della Città del Vaticano, la mia camera sarà quella con il bucato appeso nella finestra ad asciugare! [...]
Guardate la fumata bianca! Io cercherò di mettervi in contatto con voi il prima possibile dopo la fine del conclave. Resterò per la “Messa di Inaugurazione” del nuovo Santo Padre, ma spero di essere a casa, di nuovo con voi, la mia famiglia spirituale, la Domenica delle Palme prima dell’inizio della Settimana Santa. [...]
Il conclave è quasi come un ritiro spirituale. Noi, naturalmente, concelebreremo ogni mattina la Messa per iniziare la giornata e pregheremo la liturgia delle ore insieme. Ovviamente, si può incontrare e parlare l’uno con l’altro durante i pasti alla casa Santa Marta e durante le brevi pause tra le votazioni». Anche se «le ore effettive nella Cappella Sistina, seguiranno scrupolosamente il protocollo tradizionale, in un clima di silenzio e di preghiera. È quasi, mi hanno detto i cardinali veterani, come partecipare a una liturgia» (Così la lettera del cardinale americano Timothy Dolan, capo della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ai fedeli che lo seguono sul suo blog) [Tempi.it]
• «Ripensandoci credo che porterò al Conclave qualche caramella: mi hanno detto che non si mangia un gran che…».
• È appassionato di baseball.