La Gazzetta dello Sport, 9 marzo 2013
Il Fatto del Giorno sul prossimo conclave
I cardinali hanno deciso di entrare in conclave martedì prossimo. Prima sarà celebrata la messa “Pro eligendo Pontifice” («Per favorire l’elezione del Pontefice»), poi i 115 porporati si chiuderanno a chiave (cum clave) nella Cappella Sistina. Non potranno uscire fino alla fumata bianca, qualla che annuncia l’elezione. Per eleggere il Papa ci vorranno 77 voti, cioè i due terzi dei consensi. S’è provveduto a schermare tutto il complesso – Cappella Sistina e Casa di Santa Marta, dove le eminenze alloggeranno – in modo che sia impossibile adoperare telefonini o qualsivoglia apparecchio di collegamento con l’esterno. Si giura che con questa tecnica saranno inibite anche le eventuali cimici che fossero state piazzate nei punti strategici per sapere ciò che, da secoli, non può essere divulgato. Nel 2005 un cardinale tedesco riuscì a informare una televisione del suo paese che Ratzinger era stato eletto prima che venisse dato l’annuncio ufficiale.
• Conclave lungo o conclave breve?
A domanda precisa, il cardinale Donald Würl, arcivescovo di Washington, uno degli undici americani, ha risposto: «Non sarà breve». Le autorità della Santa Sede assicurano invece che si farà in fretta. Altrimenti si darebbe al mondo l’impressione di una lotta in corso, divisioni, contrapposizioni… E tuttavia è difficile pensare che la cosa sarà troppo semplice. Intanto, già lo spettacolo delle congregazioni…
• Che cosa sono esattamente?
“Congregazione”, parola che in questo caso si adopera per significare “riunione” o “assemblea” non impegnativa. I cardinali si sono riuniti in questi giorni nell’Aula Nuova del Sinodo, con l’idea di chiarirsi in anticipo e non restare troppo a lungo reclusi nella Sistina. S’è già visto qui un approccio completamente diverso tra gli americani e i curiali, che sono forse i due gruppi principali che si contrappongono. Ora, prima di andare avanti, voglio avvertirla di un paio di cose.
• Sentiamo.
Nei resoconti che leggiamo in questi giorni sono già delineati un partito dei buoni e un partito dei cattivi. I buoni sono i modernizzatori, quelli che vengono da lontano, gli innovatori e i portatori di modernità. In testa a questo partito, per cui i giornali sembrano tifare, ci sono gli undici statunitensi, con accompagnamento di canadesi e latinoamericani. I cattivi sono invece i cardinali di curia, con Bertone in testa, e in genere italiani, a parte Scola che invece farebbe parte del gruppo dei buoni. Lei sa bene che queste schematizzazioni, con cui sulle pagine dei giornali si possono imbastire appassionanti teatrini, mi lasciano sempre piuttosto freddo. Oltre tutto è assai azzardato immaginare in anticipo come sarà il nuovo papa, una volta che avrà la responsabilità di tutto. Magari era cattivo prima, e si scoprirà poi che era l’uomo che ci voleva.
• Su chi punterebbero gli americani?
Come le stavo dicendo, tra i due gruppi c’è intanto una differenza d’approccio. Gli americani, dopo le prime congregazioni, si sono messi a fare conferenze stampa e a portare in pubblico i problemi dei porporati, con relativi dubbi. Dalla Curia è subito arrivato l’ammonimento che certe cose sono e devono restare riservate. Gli americani hanno capito e hanno smesso. Su chi puntano? Il più forte è il cardinale Dolan arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan, 63 anni, grande e grosso, simpatico. Sorridente e carico di energia, parla un italiano «primordiale», sembra l’uomo più giusto per metter fine a lotte, scandali e faccende di denaro. Ma è forse troppo forte ed è possibile che la prudenza consigli una figura più sbiadita, quindi più accomodante. Si parla dell’altro americano O’Malley oppure del canadese Ouellet, indicato come papabile fin dal primo giorno. I curiali, guidati dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che punterebbe a conservare il suo posto, potrebbero accettare un papa di parte avversa purché sufficientemente debole da non mettersi troppo in mezzo, da lasciarli fare. Così ragionano i vaticanisti, che di sicuro non sono ispirati dallo Spirito Santo.
• Su chi punterebbero comunque i curiali?
Forse sul cardinale Scherer, brasiliano, 64 anni, che è stato per anni in curia e quindi gli italiani sentono come uno di loro. Scherer fa anche parte del consiglio della banca vaticana, cioè lo Ior, che è uno dei problemi. Per il partito dei cattivi, un elemento a favore. Ma c’è sempre la possibilità – una forte possibilità – che alla fine vinca Scola e si ritorni a un pontefice italiano. Benedetto XVI l’ha spostato alla fine da Venezia a Milano, che può essere un segno perché tanti papi – da Pio XI a Paolo VI – sono arrivati a Roma proprio da Milano. Potrebbe giovargli il fatto che nel 2007 Bertone mise il veto alla sua nomina alla testa dei vescovi italiani. Questo adesso, qualificandolo come anti-bertoniano, quindi non-curiale, potrebbe portargli l’appoggio Usa, sudamericano e di parecchie chiese orientali. Dicono i vaticanisti che si capirà tutto fin dal primo giro, dalla prima pioggia di voti su questo o quel nome. Il nome Ratzinger, nella prima votazione, era scritto su 45 schede e si capì subito come sarebbe andata a finire.