Fior da fiore, 9 marzo 2013
Forse un nuovo Papa già entro la settimana prossima • Cardinali poliglotti • Fitch declassa l’Italia • Un fondo norvegese investe in Btp • Mistero Chávez: è morto a Cuba? • Gli imbalsamatori sono già al lavoro • Troppo alcool all’Onu
Conclave Martedì 12 aprile inizierà il Conclave: la prima fumata (che all’inizio pare sempre bianca, ma spesso è un’illusione) è attesa intorno alle 19. I precedenti mostrano che nell’ultimo secolo solo una volta (nel 1992, Pio XI) si arrivò a cinque giorni: se tutto va bene, insomma, la settimana prossima la Chiesa avrà il pontefice. Benedetto XVI ha cambiato fin dal 2007 la regola elettorale e previsto, per evitare spaccature nella Chiesa, che il quorum rimanesse fissato a due terzi anche al ballottaggio dopo il trentaquattresimo scrutinio. Per diventare Papa, quindi, bisogna avere almeno 77 voti. Dopo la Messa e il pranzo, martedì, i cardinali elettori si troveranno nel primo pomeriggio nella Cappella Paolina. Di lì, intonando il Veni Creator, muoveranno in processione per il primo voto del conclave verso la Sistina e il Giudizio Universale (Vecchi, CdS). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Stanze Lunedì i cardinali prenderanno posto nelle stanze della Domus Sanctae Marthae, in Vaticano. Le camere saranno tutte sorteggiate, ha spiegato padre Federico Lombardi: «Si dà così la certezza che non siano stati preparati contatti particolari, non ci si sceglie i vicini». Tutte sorteggiate, tranne una: la numero 201, con il portachiavi verde che penzola già dalla serratura in attesa del Papa eletto. L’ultima volta, in realtà, Joseph Ratzinger passò la sua prima notte da Papa nella stanza che aveva da cardinale: era tardi, cenò con i cardinali e non aveva voglia di fare un trasloco di notte. La suite del Papa è elegante ma sobria, mobili di legno massiccio, divani foderati di velluto, pareti bianche su cui spiccano solo crocifissi. Unica differenza con le altre stanze è nella metratura, comprende uno studio e un salotto, perché il nuovo Papa dovrà rimanerci qualche settimana, affrontando i primi impegni del pontificato, in attesa che sia pronto l’appartamento lasciato libero da Ratzinger (ibidem).
Lingue Alcuni sostengono che il prossimo pontefice debba parlare più lingue. Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, singalese, arcivescovo di Colombo, parla oltre la lingua madre singalese, il tamil, il greco, il latino, l’ebraico, l’italiano, l’inglese, il francese, il tedesco e lo spagnolo. Peter Kodwo Appiah Turkson, cardinale ghanese, si esprime nella sua originaria lingua fanti del Ghana del Sud, così come in inglese, francese, italiano, tedesco ed ebraico. Il cardinale di Vienna, Christoph Schönborn parla in tutto sette lingue, tra cui l’italiano benissimo. L’honduregno Óscar Rodríguez Maradiaga padroneggia inglese, francese, italiano, tedesco, e portoghese in aggiunta allo spagnolo, sua lingua madre: raccontano che, laddove gli manca un sostantivo in una lingua, lo sostituisce con quello di un’altra facendosi comprendere. Il canadese Marc Ouellet, attualmente prefetto della Congregazione per i Vescovi, parla correntemente inglese, francese, spagnolo, portoghese, italiano e tedesco. Anche Péter Erdo, primate d’Ungheria e arcivescovo di Strigonio-Budapest, conosce bene sette lingue. Gianfranco Ravasi è noto e apprezzato poliglotta, mentre non lo sono Angelo Scola e Tarcisio Bertone (Conti, CdS).
Rating L’agenzia di rating Fitch ha declassato l’Italia: da A-a BBB+, come l’Irlanda. La retrocessione è stata giustificata con l’incertezza politica seguita a elezioni «inconcludenti». Fitch è convinta che la recessione italiana sia tra le più dure e profonde dell’intera Europa, col rischio di un prolungamento oltre le attese: la previsione è di un Prodotto interno lordo a meno 1,8% quest’anno e un debito pubblico vicino a quota 130% del Pil.
Fondo Il Government pension fund, fondo sovrano norvegese, secondo per importanza a livello mondiale con un peso da 542 miliardi di euro e un flusso costante e consistente di introiti petroliferi, nell’ultimo trimestre del 2012 (anno in cui ha incassato il secondo miglior rendimento della sua storia) ha ridotto l’esposizione sui titoli di Stato francesi e britannici, comprando invece bond pubblici italiani e tedeschi. Ha azzerato il credito sovrano nei confronti di Grecia, Portogallo e Irlanda seguendo la sua strategia di ridurre l’esposizione complessiva verso l’Europa, puntando sui mercati emergenti e gli asset asiatici, ma con due eccezioni: i Btp (o Bot o Ctz o Cct) italiani e i titoli tedeschi (CdS).
Chávez Secondo fonti militari venezuelane, Chávez sarebbe morto martedì scorso, alle 7 del mattino, a Cuba dove era stato trasferito nel tentativo disperato di salvarlo. Nella notte tra martedì e mercoledì sarebbe stato riportato in patria con un volo nella della base aerea Francisco de Miranda. Solo in un secondo momento il cadavere è stato trasferito nella bara: ciò significa che il feretro accompagnato mercoledì da un milione di persone era vuoto.
Bagno In uno scantinato illuminato dai neon, tre metri sotto all’acciottolato della Piazza Rossa, un gruppo di scienziati sta già lavorando da giorni attorno al “progetto Chávez” per imbalsamare l’ex presidente. Sono gli stessi che si occupano della salma di Lenin (controllano i dati sugli agenti batterici dell’aria, la temperatura e l’umidità e fanno rilevamenti fotografici a intervalli di pochi minuti per osservare eventuali mutazioni di colore o di consistenza della pelle). Misteriose le loro identità, si sa solo che non c’è più Ilija Zbarskij (morto nel 2006), figlio di Boris che scoprì la tecnica giusta per l’imbalsamazione, il cui segreto risiede non nella classica iniezione di formalina, ma in un bagno chimico, praticato ogni 18 mesi, che garantisce l’impermeabilizzazione del corpo agli agenti esterni (Lombardozzi, Rep).
Alcool Allarme all’Onu perché i delegati si ubriacano, non solo di sera: parecchi arrivano brilli alle discussioni e alcuni si sono anche sentiti male. Fonti anonime narrano di stanze trasformate in cantine zeppe di alcolici. L’americano Joseph Torsella ha lanciato un appello ai colleghi delegati: «Mettiamo un bel tappo di sughero alle nostre abitudini. Decidiamo che le nostre riunioni d’ora in avanti diventano zone dealcolizzate» (Vincenzi, Rep).
(a cura di Daria Egidi)