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 2013  febbraio 24 Domenica calendario

Scriveremo per qualcuno che compra il giornale per la prima volta oppure che non ha mai letto questa rubrica

Scriveremo per qualcuno che compra il giornale per la prima volta oppure che non ha mai letto questa rubrica. Annunceremo perciò solennemente quello che tutti sanno e cioè che oggi si vota per rinnovare i consigli regionali di Lombardia, Lazio e Molise, defunti anzitempo perché travolti dagli scandali, e per eleggere le nuove assemblee di Camera e Senato, rispettivamente 630 deputati e 315 senatori. Sono elettori 47 milioni 11 mila 378 italiani, ripartiti in 24 milioni 442 mila 68 donne e 22 milioni 569 mila 310 uomini. A questi vanno aggiunti 3 milioni 438 mila 678 elettori che risiedono all’estero. Le urne (61.445 seggi) si aprono stamattina alle 8 e si chiudono stasera alle 22. Poi di nuovo domattina alle 7 e chiusura definitiva alle tre del pomeriggio. Nonostante il rischio, ci saranno instant poll ed exit poll a partire più o meno dalle 16. È consigliabile non prestare molta fede a questi primi dati. Si spoglieranno prima le schede del Senato, dove il risultato è pressoché impossibile da prevedere. Poi si procederà con la Camera e infine con le Regioni. Si prevede che si andrà avanti almeno fino a tutto martedì per avere il quadro completo.

Chiariamo la faccenda del Senato.
Il sistema elettorale del Senato funziona così. Si distribuiscono i seggi su base regionale, cioè, per esempio, si prendono i voti della Lombardia e al partito primo classificato si assegnano 27 seggi su 49. Gli altri seggi si ripartisconono fra tutti quelli che hanno preso almeno l’8%, tenendo conto delle percentuali di ognuno. Se invece i partiti si presentano coalizzati, è necessario che la coalizione prenda almeno il 20% e a quel punto passano i partiti che, all’interno della coalizione, hanno ottenuto almeno il 3%. Si va avanti così regione per regione, tenendo conto che il premio di maggioranza e il numero dei seggi assegnato cambia da Regione a Regione. Le complicazioni che rendono assai arduo il pronostico sono quindi, relativamente al Senato, le seguenti: bisogna capire in quali Regioni i contendenti arriveranno primi; bisogna capire quanti partiti o coalizioni supereranno la soglia di sbarramento in ciascuna Regione. Le regioni più incerte sono la Lombardia, il Veneto, il Lazio, la Campania, la Puglia, la Sicilia. Le probabilità che al Senato non si determini, dopo lo scrutinio, una maggioranza chiara sono alte.  

Veniamo alla Camera.
Qui conta il risultato nazionale. Coalizione: per passare ci vuole almeno il 10%. Partito singolo all’interno della coalizione che ha raggiunto il 10%: per passare gli basta il 2%. Partito singolo che non raggiunge il 2% all’interno della coalizione che ha raggiunto il 10%: può ancora passare se è il primo dei perdenti. Partito singolo che fa parte di una coalizione che non ha raggiunto il 10%: gli basta il 4%. Partito singolo che si presenta da solo, cioè che non fa parte di una coalizione: gli basta il 4%. Alla Camera la maggioranza si determina sempre, perché al partito o alla coalizione che arriva prima si assegnano il 54% dei seggi, cioè 340 posti.  

Quindi potrebbe accadere che alla Camera venga fuori una certa maggioranza e al Senato una maggioranza diversa.
Proprio così. Questo, del resto, potrebbe accadere anche con altri sistemi elettorali, non è un difetto del solo Porcellum (così come viene chiamata la legge Calderoli del 2005).  

• E la legge regionale?
Si vota per il presidente della Regione. Ciascun candidato presidente si porta dietro un listino (si chiama proprio così) di candidati che passa solo se lui vince, e gli garantisce la maggioranza dei seggi. Se l’elettore barra solo il nome del presidente e non mostra preferenze per nessuna lista, s’intende che ha votato per la lista del presidente (detto “governatore”). L’elettore, però, può anche votare per una lista diversa da quella del governatore, cioè qui funziona il cosiddetto voto disgiunto: voglio te come governatore, ma in consiglio preferisco il partito tuo avversario.  

Lo scenario più probabile dopo il voto?
Impossibile saperlo. Grillo ha scritto e detto molte volte che si farà guidare dalla rete. Avrà  un po’ di tempo per decidere. Il Parlamento verrà riunito entro 20 giorni, come da Costituzione, quindi intorno al 10-15 marzo. Camera e Senato dovranno scegliersi i presidenti e ciascun gruppo parlamentare il suo capogruppo. A quel punto – se non ci sono troppi intoppi dovremmo essere intorno al 20 marzo – Napolitano comincerà le consultazioni: l’ex presidente della Repubblica Ciampi, poi i presidenti di Camera e Senato, quindi i capigruppo. Grillo, che non è stato eletto, potrebbe salire le scale del Quirinale insieme al gruppo dei grillini? Gli esperti del Quirinale stanno studiando la questione (mi pare che non ci siano precedenti). Tutto questo rito si svolgerà a conclave riunito o forse a papa appena eletto.