24 febbraio 2013
Tags : Gaetano Dragotto
Biografia di Gaetano Dragotto
• Messina 21 luglio 1937. Magistrato. Ex procuratore generale della Corte d’appello di Ancona. Noto come «magistrato blogger», si dimise nel luglio del 2009, dopo che il Csm bocciò la sua conferma nell’incarico. Fu uno dei fondatori di Magistratura democratica, la corrente di sinistra dei giudici.
• «Padre magistrato, lieve accento romano dovuto alla lunga permanenza nella capitale, si insedia al vertice del distretto giudiziario marchigiano alla fine del 2003. Appassionato di informatica, tra il dicembre 2007 e l’aprile 2008 sul suo blog Teminera, usando lo pseudonimo Teti Nera, elenca e commenta 43 sentenze clamorosamente sbagliate. L’Associazione nazionale magistrati convoca un’assemblea, il caso finisce al Consiglio superiore della magistratura per sospetta incompatibilità ambientale. Il Csm però si dice incompetente a pronunciarsi, stigmatizza “la caduta di stile” di Dragotto e si rimette alle eventuali decisioni del ministro Angelino Alfano e del pg della Cassazione Vitaliano Esposito. (...) “(...) Il blog è un diario, un diario intimo. Il giro era limitato, quello dei colleghi più vicini a me, della procura generale, il presidente della Corte d’appello. Era rivolto a un circuito di non più di 10, 12 persone, quelle che avrebbero potuto stimolare all’interno dei loro uffici un dibattito. (...) Io non mi sono limitato alle sentenze marchigiane. A ben guardare ce n’è una sballata del Tar del Lazio, mi pare, una di Perugia e una della Cassazione (...) E comunque molte delle sentenze del mio blog sono di giudici onorari, cioè non di professione (...) Un esempio. L’imputato viene chiamato Tizio, nella motivazione diventa Caio e nel dispositivo Sempronio. Il giudice onorario aveva fatto il copia incolla di una sentenza con la motivazione di un’altra e il dispositivo di una terza. (...) Il problema è che non è ammissibile che uno prenda soldi dallo Stato e produca documenti simili che rimangono negli archivi per l’eternità. Perché le nostre sentenze sono come scolpite, non si distruggono mai. (...) Io non davo tutta questa importanza al mio blog. Lo facevo la sera, a casa, quando avevo tempo e mi veniva l’estro di scrivere qualcosa. (...) E comunque il mio obiettivo è stato raggiunto. (...) Le castronerie si sono ridotte del 50 per cento”» (Paola Ciccioli) [Pan 13/3/2009].
• «Fino a ieri lo hanno chiamato il “magistrato blogger”. Da domani Gaetano Dragotto, procuratore generale della Corte d’appello di Ancona, sarà solo un blogger. Ha deciso di dimettersi dopo che il Csm ha bocciato la sua conferma nell’incarico, mettendo con quella decisione la parola fine a una vicenda che si trascinava da più di un anno: la storia di un magistrato che non ha avuto paura di mettere in discussione il lavoro dei suoi colleghi spulciando fra le sentenze più assurde, e che ora dice addio alle aule dei tribunali. (...) I motivi della bocciatura non sono ancora noti, ma lui non ha dubbi: “Da fonti private mi risulta che la causa principale sia stata proprio il blog”, dice. E in effetti è impossibile non mettere in collegamento la decisione del Csm con quanto è accaduto nell’ultimo anno, quando alcuni magistrati “vittime” degli strali di un anonimo blogger identificarono nel misterioso castigatore di sentenze proprio il pg Dragotto. Da tempo si maceravano nella ricerca dell’autore delle sferzanti battute con cui venivano liquidate condanne e assoluzioni incongruenti, assurde, talvolta al limite della barzelletta. (...) Una volta identificato, Dragotto non ebbe alcun problema ad ammettere di essere l’autore del blog che però, aggiunse, sarebbe dovuto rimanere riservato a una stretta cerchia di amici. “Sei troppo cattivo, troppo sarcastico...”, cominciarono a dirgli. I colleghi che si sentivano chiamati in causa fecero sentire la loro voce. Fu organizzata addirittura un’assemblea durante la quale Dragotto chiarì che il suo intento era tutt’altro che denigratorio: voleva solo provocare un dibattito e attirare l’attenzione dei colleghi su un modo a volte troppo sciatto e approssimativo di amministrare la giustizia. Dragotto, dopo aver fatto notare che sul web non era mai stato citato un magistrato con nome e cognome, fu “assolto” dall’assemblea, anche perché si impegnò ad abbandonare il blog incriminato (teminera.blogspot.com), interrompendo una volta per tutte il suo impietoso “bestiario togato”. Il caso, però, non finì lì: approdò alla prima commissione del Csm che avviò un’istruttoria per verificare se esistessero i presupposti dell’incompatibilità del magistrato con il suo ufficio e il suo ruolo. In altri termini, Dragotto rischiava il trasferimento. La pratica venne archiviata, ma la prima commissione inviò gli atti ai titolari dell’azione disciplinare, il ministro della Giustizia e il procuratore generale della Cassazione, perché aveva comunque individuato nel blog “una caduta di stile” e un “tono di scherno in ordine alla professionalità dei colleghi”. Nel frattempo, al Csm vennero esaminate altre pratiche intestate a Dragotto. La prima: la sua domanda per ottenere l’incarico di avvocato generale dello Stato. Respinta, nonostante il vasto curriculum del pg. La seconda: un’altra candidatura, questa volta alla nomina di presidente di sezione del tribunale di Grosseto. Respinta. La terza: la riconferma quadriennale alla procura generale della Corte d’appello di Ancona. Sappiamo anche questa com’è finita. A questo punto, il blogger in toga sbatte la porta. Lascia la magistratura e avvia le pratiche per la pensione, fra le ostentate manifestazioni di solidarietà di alcuni colleghi e la mascherata esultanza di altri» (Fulvio Milone) [Sta 3/7/2009].