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 2013  febbraio 21 Giovedì calendario

Biografia di Beppino Englaro

• Paluzza (Udine) 1941. Padre di Eluana, la donna morta alle 19.35 del 9 febbraio 2009 dopo 17 anni e 22 giorni di coma, si batté affinché fosse rispettata quella che a suo dire era la volontà della figlia, e cioè che fosse lasciata morire.
• Chiese l’interruzione dell’alimentazione per la figlia già a partire dal 1999. Nel 2007 arrivò la sentenza della Cassazione, in favore dell’autodeterminazione del malato o, in sua vece, del legale rappresentate. Il 9 luglio si espresse in favore anche la Corte d’Appello di Milano, sembrava si potesse procedere. Si opposero le suore che la tenevano in cura, chiedendo a Beppino Englaro di dimenticare la figlia e affidarla completamente a loro. Il 31 luglio 2008 la Procura Generale di Milano ricorse in Cassazione contro la Corte d’Appello. La Camera dei Deputati sollevò il conflitto di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale nei confronti di Cassazione e Corte d’Appello di Milano per aver di fatto legiferato autorizzando un’eutanasia. Nel novembre 2008 La Cassazione respinse il ricorso della procura di Milano, accogliendo la volontà di Beppino Englaro. Il 3 febbraio Eluana fu trasferita da Lecco a Udine, nella residenza sanitaria “La Quiete”, dove un’equipe di 15 medici e paramedici avviarono la graduale interruzione dell’alimentazione. Nel frattempo il Consiglio dei ministri approvò un decreto legge per impedire la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione ai pazienti, che però il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rifiutò di firmare. Il decreto venne convertito in Disegno di legge e discusso in Senato il 9 febbraio 2009. La ragazza morì durante la discussione in Aula. Il Ddl venne ritirato, in cambio della discussione di un testo più articolato su testamento biologico e fine vita.
• Il 27 febbraio Beppino Englaro fu indagato dalla Procura di Udine insieme al primario e agli infermieri che avevano seguito Eluana per omicidio volontario.
• A gennaio 2010 il gip di Udine, Paolo Milocco, lo ha prosciolto dall’accusa di omicidio volontario per aver voluto l’interruzione di alimentazione e idratazione della figlia (nella sentenza: «La prosecuzione dei trattamenti di sostegno vitale non era legittima, in quanto contrastante con la volontà dei rappresentanti legali»).
• Libro: La vita senza limiti con Adriana Pannitteri (Rizzoli 2009).