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 2013  febbraio 20 Mercoledì calendario

Dicevamo ieri delle piazze d’Italia, e dello strano ruolo giocato dalle piazze in questa campagna, dato che alcuni, come Grillo, ci puntano alla grande evitando accuratamente la tv, mentre altri (Berlusconi, Monti) le ignorano bellamente preferendo i teatri o i palazzetti o i salotti televisivi

Dicevamo ieri delle piazze d’Italia, e dello strano ruolo giocato dalle piazze in questa campagna, dato che alcuni, come Grillo, ci puntano alla grande evitando accuratamente la tv, mentre altri (Berlusconi, Monti) le ignorano bellamente preferendo i teatri o i palazzetti o i salotti televisivi. Che dovremmo dire allora oggi? Beppe Grillo ha riempito all’inverosimile piazza del Duomo a Milano, battendo con tutta evidenza il raduno di Bersani, che sicuramente non era andato deserto.

Non può mettere Grillo contro Bersani. Per Grillo si tratta di una tournée teatrale, è un professionista dell’intrattenimento. Se per il Pd fosse andato in giro a far comizi Roberto Benigni il match sarebbe finito pari. Non si può trarre da questo la convinzione che Grillo stia vincendo le elezioni.
Ieri ha ricevuto l’appoggio di Dario Fo (che lui vorrebbe al Quirinale) e quello indiretto di Celentano. È di nuovo uscita fuori una canzone che Adriano pubblicò sul suo blog nel maggio dell’anno scorso: «Se non voti ti fai del male / se non voti non cambia niente…» con l’invito finale a «riscrivere la storia» grazie a «un’onda nuova». L’onda nuova sarebbe il Movimento 5 Stelle. S’è parlato di una presenza di Celentano sul palco a Roma, venerdì prossimo, ma Claudia Mori ha smentito.  

Che cosa ha detto il comico dal palco?
Quello che sta dicendo dappertutto. «Il cambiamento è già avvenuto. In questa piazza dove si sono tenuti altri comizi si sente un po’ l’odor di naftalina. Io so che ci siete, che siete nascosti e che state osservando: arrendetevi, siete circondati. Questo Paese lo cambiamo in due anni. Arrendetevi e io vi prometto che non useremo nessuna violenza, vi accarezzeremo ma dovete andarvene finchè siete in tempo». Questo è un sogno che stiamo condividendo con milioni di persone. Siamo diventati la terza, la seconda, anzi la prima forza politica del Paese. Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno, non avranno scampo. Sta finendo un’epoca e allora si vogliono coalizzare e zampettano in tv». Ha preso la parola anche Dario Fo: «Ribaltate tutto, fatelo voi per favore» ha detto «Mi sembra di esser tornato indietro di molti anni, alla fine della guerra mondiale quando c’era tanta gente piena di gioia e con la speranza di cambiare. Tutti vogliono sapere che cosa è questa cosa straordinaria, non mollate per favore!», ha concluso. Fo potrebbe essere effettivamente sul palco a Roma.  

Questo confermerebbe l’assunto di Berlusconi: e cioè che il Movimento 5 Stelle è infiltrato da un mucchio di estremisti di sinistra.
Ieri ha risposto a Grillo soprattutto Bersani. «A Grillo dico che non si vince sulle macerie, sulle macerie sta bene solo chi ha i soldi. Se in Parlamento ci saranno i grillini ci sarà da fare uno scouting per capire se intendono essere eterodiretti o partecipare senza vincoli di mandato. Non è campagna acquisti ma li testeremo sui fatti. Grillo non risponde a nessuna domanda. Io gli chiedo: dove vuol portare questa gente? Abbiamo deciso di uscire dalla democrazia? Dice che vuole uscire dall’euro, e dare a tutti mille euro al mese per tre anni. Ma così non andiamo in Grecia, ma di più».  

Le notizie di ieri ci confermano che la partita si gioca soprattutto a  Milano e in Lombardia.
L’importanza della Lombardia si capisce dal caso Giannino: il leader di “Fare per fermare il declino” è stato messo in difficoltà da suoi curricula fasulli che girano sul web. Gli si accredita un master a Chicago inesistente. Di questi falsi cursus honorum il giornalista si dice inconsapevole. Ma metterà a disposizione la sua testa stamattina a un vertice del partito. Se dovesse ritirarsi, in Lombardia si libererebbe un 4-5% di voti, che a logica dovrebbero andare soprattutto al centro-destra e forse un poco a Monti. Potrebbe essere il colpo di grazia alle ambizioni del Partito democratico, in bilico, per la maggioranza al Senato, già in altre cinque regioni.  

È vero che Monti s’è rimesso a parlare di grande coalizione?
Sì, in conferenza a Messaggero.tv. «Per affrontare i problemi dell’Italia serve un consenso piuttosto largo. Mi sono dichiarato spesso a favore di grandi coalizioni, anche quando era una bestemmia dire questo sebbene accadesse già in Germania. Uno spirito di larga condivisione penso sia una cosa positiva per il Paese, e condividere le alte cariche istituzionali potrebbe aiutare in questo senso». Berlusconi, che era al Corriere della Sera intervistato da De Bortoli e da Floris, ha risposto che a intese ampie si può pensare solo per le riforme istituzionali. Bersani ha già detto molte volte che, anche in caso di vittoria col 51%, si comporterà come se avesse in tasca solo il 49.