La Stampa, domenica 2 febbraio 1958, 17 febbraio 2013
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Ha vinto «Nel blu dipinto di blu». Un autore accusa il festival d’irregolarità (articolo del 2/2/1958)
La Stampa, domenica 2 febbraio 1958
Da ieri sera Domenico Modugno e sua moglie, la bella Franca Gandolfi, scorrazzano instancabili e felici le strade della Riviera, in uno stridore di gomme e di frenate inconsulte.
Ormai anche i più apatici tra gli abitanti di Sanremo sanno chi siano quei due scatenati, e il perché del pazzo andirivieni di quella macchina da corsa, su e giù per la città. Domenico Modugno e Franca Gandolfi sono la coppia più felice del Festival. La canzone del chitarrista siciliano ha avuto fortuna immediata tra il pubblico. Nemmeno quando furono presentate Bongiorno tristezza e Vola colomba, le canzoni che dopo il Festival mieterono i più cospicui diritti d’autore, non si era mai visto un pubblico chiedere un bis a scena aperta, e unirsi al cantante e scandire a piena voce il ritornello. Cantavano e applaudivano dalla platea, anche alcuni venerati senatori della canzonetta italiana. È stata una scena che ha dato alla platea uno scossone inatteso, e l’ha destata da quel dorato dormiveglia in cui si cullava, tra cor, sospir, dolor, amor, gorgheggi e acuti di tenori e di soprano. Nel blu – dipinto di blu è una canzone nata dalla collaborazione tra un giovane attore fiorentino, Franco Migliacci, e il siciliano Domenico Modugno, un giovanottone zazzeruto, crespo, la voce robusta, ricco di vitalità istintiva. Gli autori hanno impiegato tutti gli ingredienti consueti del repertorio leggero, tutti i colori, la chincaglieria tradizionale: il sogno, il vento, il cielo, lassù, laggiù e «gli occhi tuoi blu».
Ma qualcosa distacca nettamente la canzone dai frusti scenari di carta dipinta. Un sogno d’infanzia: volare liberi nell’azzurro, al di sopra del sole e guardare di lassù il mondo rimpicciolito, ruotante nel silenzio. Il sogno lontano rivive a distanza di anni. Ma l’irraggiungibile blu si è fatto più vicino: si spalanca, addirittura, negli occhi amati. Specchiandosi nei quali le gioie dell’avventura spaziale si rivivono tutte, senza per altro che l’interessato perda i vantaggi di una più terrestre e meno spericolata felicità.
Modugno non è davvero il primo canzonettista che scopre il volo senza motore. La trovata è in questo acquietarsi alla realtà, senza spezzare il sogno. Per di più la canzone ha avuto il pregio di due interpreti bravissimi. Domenico Modugno attacca il suo «sogno» in chiave moderata, osservandosi le mani. Come il tono prende quota, gli scoppia in petto una violenta forza di voce. Il gesto erompe impetuoso. Ieri sera il cantante spaccò con una manata il microfono davanti a sé, che raccoglieva l’ebbrezza del suo volo. Con tutta la persona Modugno asseconda il dispiegarsi della propria voce: le braccia alzate, le mani fluttuanti come in uno sbattere d’ali, il piede che percuote sul pavimento i secchi ritmi.
La nascita di una canzone fortunata è un mistero così gaudioso, che urge cercare la ispirazione autobiografica. Gli occhi della signora Modugno, però, sono neri, irrimediabilmente neri. Ma forse quelle strofe oscillanti tra sogno e realtà, muovono proprio da uno spunto autentico. Modugno e Franca Gandolfi si sposarono precipitosamente un paio di anni fa, e precipitosamente si divisero. Lei, ex-regina di bellezza in una qualificazione regionale, ad inseguire la gloria del teatro, in compagnia con Carlo Dapporto, fece eco ai suoi frivoli motivetti di proscenio: «Quant’è buono – il bacio con le pere – il villan non deve sapere». Lui, chitarra sulle spalle, a zonzo per l’Italia, con Musetto e Lazzarella. Si sono ritrovati ora, da poco, dopo un inseguimento estroso, da un capo all’altro della Penisola. L’amore li ha ricongiunti.
Il ritmo di Nel blu – dipinto di blu oggi corre per Sanremo e forse ha trovato echi copiosi nelle case di molti tra coloro che furono ieri in ascolto. Buona parte del successo è dovuta anche alla nobiltà e freschezza del partner di Modugno, Johnny Dorelli.
Nella giornata di oggi il successo del fox moderato di Modugno si dava ormai per scontato. Sul più bello, quando già il festival si avviava all’epilogo al latte e miele, è scoccata una folgore. Sdegnato per essersi visto escludere ieri sera La canzone che piace a te dalle votazioni, il suo autore, il maestro Ruccione (quello di Faccetta nera e di Buon giorno tristezza), è ricorso alla carta bollata. Nel tardo pomeriggio, verso le 18, un ufficiale giudiziario ha varcato le soglie dorate del Casino e ha recapitato nelle mani dell’organizzatore del festival, l’avvocato Achille Cajafa, una diffida in piena regola. Vi si intimava: o la riammissione in finale della canzone esclusa ieri sera, oppure il risarcimento dei danni nella cifra di 20 milioni.
Che cosa è successo? S’era già parlato nei giorni scorsi della diffusa tendenza da parte di alcune Case editrici di distribuire tra amici e ammiratori dei cantanti gran quantità di biglietti d’ingresso, già segnati con la crocetta accanto alla canzone che si desiderava vedere qualificata.
Questo sistema assicurava un certo controllo degli interessati sulla «macchina elettorale» funzionante in platea. Anche Ruccione ha distribuito alla sua cerchia un certo numero di biglietti – cinquanta, per la precisione – e questi ovviamente recavano la croce di preferenza sulla propria canzone. Estratti a sorte gli elettori fra il pubblico, ben trentadue voti sicuramente ruccioniani avrebbero dovuto essere entrati nelle urne. Però nello spoglio delle schede gli scrutatori accantonarono una ventina di queste schede segnate in precedenza. Nella conta finale, perciò, La canzone che piace a te rimase esclusa. «L’arbitrario annullamento di tali voti ha provocato gravissimi danni – dice Ruccione nella diffida consegnata oggi per mano dell’ufficiale giudiziario – agli autori, agli editori e agli stessi cantanti, Aurelio Fierro e Nilla Pizzi, che l’avrebbero dovuta interpretare».
In codicillo si precisa che la cifra dell’indennizzo sarà di 20 milioni, come abbiamo già detto, se la richiesta non fosse accolta. E non lo è stata.
Il festival finisce dunque, in un volteggiare di toghe intorno ai romantici motivi. Da parte della direzione del Casinò, che organizza il festival, si è opposto alle ragioni di Ruccione una spiegazione che parrebbe, a prima vista, ineccepibile. Non si possono votare le canzoni che non siano state udite. Non sono valide perciò le votazioni fatte in precedenza, ad opera degli interessati al torneo. Per risposta Ruccione e il suo avvocato, l’avv. Silvio Dian di Sanremo, hanno chiesto in serata anche il sequestro delle schede e dei verbali di ieri sera.
Quanto al notaio, la dottoressa Brigida Minoia, pare abbia fino a questo momento soprasseduto alla firma dei documenti elettorali.
Nilla Pizzi ancora febbricitante e Aurelio Fierro con la asiatica addosso hanno raccolto un largo tributo di applausi e uno schietto successo di simpatia. Ancora Nilla Pizzi e la bravissima Tonina Torrielli hanno dato veste smagliante all’Edera di Seracini-D’Acquisto una delle canzoni più riuscite di questo 8° festival.
Gli elettori nell’ultimo e decisivo match erano 110 nella sala e 90 estratti a sorte in 9 città italiane tra gli abbonati di 9 quotidiani. Il responso di questi elettori lontani è stato trasmesso per telefono alla Giuria. Sommati i voti degli uni e degli altri elettori hanno dato i seguenti risultati:
1a classificata: Nel blu dipinto di blu (autori delle parole Franco Migliacci e Domenico Modugno; autore della musica Domenico Modugno) voti 63.
2a: Edera (autore delle parole Vincenzo D’Acquisto, autore della musica Saverio Seracini) voti 41.
3a: Amare un’altra (di Giorgio Fabor, parole di Riccardo Pazzaglia) voti 22.
Da ieri sera Domenico Modugno e sua moglie, la bella Franca Gandolfi, scorrazzano instancabili e felici le strade della Riviera, in uno stridore di gomme e di frenate inconsulte.
Ormai anche i più apatici tra gli abitanti di Sanremo sanno chi siano quei due scatenati, e il perché del pazzo andirivieni di quella macchina da corsa, su e giù per la città. Domenico Modugno e Franca Gandolfi sono la coppia più felice del Festival. La canzone del chitarrista siciliano ha avuto fortuna immediata tra il pubblico. Nemmeno quando furono presentate Bongiorno tristezza e Vola colomba, le canzoni che dopo il Festival mieterono i più cospicui diritti d’autore, non si era mai visto un pubblico chiedere un bis a scena aperta, e unirsi al cantante e scandire a piena voce il ritornello. Cantavano e applaudivano dalla platea, anche alcuni venerati senatori della canzonetta italiana. È stata una scena che ha dato alla platea uno scossone inatteso, e l’ha destata da quel dorato dormiveglia in cui si cullava, tra cor, sospir, dolor, amor, gorgheggi e acuti di tenori e di soprano. Nel blu – dipinto di blu è una canzone nata dalla collaborazione tra un giovane attore fiorentino, Franco Migliacci, e il siciliano Domenico Modugno, un giovanottone zazzeruto, crespo, la voce robusta, ricco di vitalità istintiva. Gli autori hanno impiegato tutti gli ingredienti consueti del repertorio leggero, tutti i colori, la chincaglieria tradizionale: il sogno, il vento, il cielo, lassù, laggiù e «gli occhi tuoi blu».
Ma qualcosa distacca nettamente la canzone dai frusti scenari di carta dipinta. Un sogno d’infanzia: volare liberi nell’azzurro, al di sopra del sole e guardare di lassù il mondo rimpicciolito, ruotante nel silenzio. Il sogno lontano rivive a distanza di anni. Ma l’irraggiungibile blu si è fatto più vicino: si spalanca, addirittura, negli occhi amati. Specchiandosi nei quali le gioie dell’avventura spaziale si rivivono tutte, senza per altro che l’interessato perda i vantaggi di una più terrestre e meno spericolata felicità.
Modugno non è davvero il primo canzonettista che scopre il volo senza motore. La trovata è in questo acquietarsi alla realtà, senza spezzare il sogno. Per di più la canzone ha avuto il pregio di due interpreti bravissimi. Domenico Modugno attacca il suo «sogno» in chiave moderata, osservandosi le mani. Come il tono prende quota, gli scoppia in petto una violenta forza di voce. Il gesto erompe impetuoso. Ieri sera il cantante spaccò con una manata il microfono davanti a sé, che raccoglieva l’ebbrezza del suo volo. Con tutta la persona Modugno asseconda il dispiegarsi della propria voce: le braccia alzate, le mani fluttuanti come in uno sbattere d’ali, il piede che percuote sul pavimento i secchi ritmi.
La nascita di una canzone fortunata è un mistero così gaudioso, che urge cercare la ispirazione autobiografica. Gli occhi della signora Modugno, però, sono neri, irrimediabilmente neri. Ma forse quelle strofe oscillanti tra sogno e realtà, muovono proprio da uno spunto autentico. Modugno e Franca Gandolfi si sposarono precipitosamente un paio di anni fa, e precipitosamente si divisero. Lei, ex-regina di bellezza in una qualificazione regionale, ad inseguire la gloria del teatro, in compagnia con Carlo Dapporto, fece eco ai suoi frivoli motivetti di proscenio: «Quant’è buono – il bacio con le pere – il villan non deve sapere». Lui, chitarra sulle spalle, a zonzo per l’Italia, con Musetto e Lazzarella. Si sono ritrovati ora, da poco, dopo un inseguimento estroso, da un capo all’altro della Penisola. L’amore li ha ricongiunti.
Il ritmo di Nel blu – dipinto di blu oggi corre per Sanremo e forse ha trovato echi copiosi nelle case di molti tra coloro che furono ieri in ascolto. Buona parte del successo è dovuta anche alla nobiltà e freschezza del partner di Modugno, Johnny Dorelli.
Nella giornata di oggi il successo del fox moderato di Modugno si dava ormai per scontato. Sul più bello, quando già il festival si avviava all’epilogo al latte e miele, è scoccata una folgore. Sdegnato per essersi visto escludere ieri sera La canzone che piace a te dalle votazioni, il suo autore, il maestro Ruccione (quello di Faccetta nera e di Buon giorno tristezza), è ricorso alla carta bollata. Nel tardo pomeriggio, verso le 18, un ufficiale giudiziario ha varcato le soglie dorate del Casino e ha recapitato nelle mani dell’organizzatore del festival, l’avvocato Achille Cajafa, una diffida in piena regola. Vi si intimava: o la riammissione in finale della canzone esclusa ieri sera, oppure il risarcimento dei danni nella cifra di 20 milioni.
Che cosa è successo? S’era già parlato nei giorni scorsi della diffusa tendenza da parte di alcune Case editrici di distribuire tra amici e ammiratori dei cantanti gran quantità di biglietti d’ingresso, già segnati con la crocetta accanto alla canzone che si desiderava vedere qualificata.
Questo sistema assicurava un certo controllo degli interessati sulla «macchina elettorale» funzionante in platea. Anche Ruccione ha distribuito alla sua cerchia un certo numero di biglietti – cinquanta, per la precisione – e questi ovviamente recavano la croce di preferenza sulla propria canzone. Estratti a sorte gli elettori fra il pubblico, ben trentadue voti sicuramente ruccioniani avrebbero dovuto essere entrati nelle urne. Però nello spoglio delle schede gli scrutatori accantonarono una ventina di queste schede segnate in precedenza. Nella conta finale, perciò, La canzone che piace a te rimase esclusa. «L’arbitrario annullamento di tali voti ha provocato gravissimi danni – dice Ruccione nella diffida consegnata oggi per mano dell’ufficiale giudiziario – agli autori, agli editori e agli stessi cantanti, Aurelio Fierro e Nilla Pizzi, che l’avrebbero dovuta interpretare».
In codicillo si precisa che la cifra dell’indennizzo sarà di 20 milioni, come abbiamo già detto, se la richiesta non fosse accolta. E non lo è stata.
Il festival finisce dunque, in un volteggiare di toghe intorno ai romantici motivi. Da parte della direzione del Casinò, che organizza il festival, si è opposto alle ragioni di Ruccione una spiegazione che parrebbe, a prima vista, ineccepibile. Non si possono votare le canzoni che non siano state udite. Non sono valide perciò le votazioni fatte in precedenza, ad opera degli interessati al torneo. Per risposta Ruccione e il suo avvocato, l’avv. Silvio Dian di Sanremo, hanno chiesto in serata anche il sequestro delle schede e dei verbali di ieri sera.
Quanto al notaio, la dottoressa Brigida Minoia, pare abbia fino a questo momento soprasseduto alla firma dei documenti elettorali.
Nilla Pizzi ancora febbricitante e Aurelio Fierro con la asiatica addosso hanno raccolto un largo tributo di applausi e uno schietto successo di simpatia. Ancora Nilla Pizzi e la bravissima Tonina Torrielli hanno dato veste smagliante all’Edera di Seracini-D’Acquisto una delle canzoni più riuscite di questo 8° festival.
Gli elettori nell’ultimo e decisivo match erano 110 nella sala e 90 estratti a sorte in 9 città italiane tra gli abbonati di 9 quotidiani. Il responso di questi elettori lontani è stato trasmesso per telefono alla Giuria. Sommati i voti degli uni e degli altri elettori hanno dato i seguenti risultati:
1a classificata: Nel blu dipinto di blu (autori delle parole Franco Migliacci e Domenico Modugno; autore della musica Domenico Modugno) voti 63.
2a: Edera (autore delle parole Vincenzo D’Acquisto, autore della musica Saverio Seracini) voti 41.
3a: Amare un’altra (di Giorgio Fabor, parole di Riccardo Pazzaglia) voti 22.
Gigi Ghirotti