Il Sole 24 Ore, domenica 24 febbraio 2008, 17 febbraio 2013
Tags : Renzo Arbore, “Meraviglioso” e Tenco
Renzo Arbore, “Meraviglioso” e Tenco (articolo del 24/2/2008)
Il Sole 24 Ore, domenica 24 febbraio 2008
«Vorrei che fosse fatta chiarezza, una volta per tutte, su questa canzone. Con Mimmo fu chiarito tutto subito dopo il Festival, ma non tutti sanno come sono andate le cose e secondo qualcuno, ancora oggi, io sono stato l’artefice principale dell’esclusione di Meraviglioso dal Festival. La verità è differente.
Facevo parte della commissione selezionatrice nel 1968, nell’anno successivo al suicidio del mio amico Luigi Tenco. E quell’evento aveva segnato profondamente il Festival, al punto che eravamo divisi sulla decisione di continuare. Quella tragedia aveva fatto una grandissima impressione su noi musicofili e musicanti dell’epoca. E quando scoprimmo che Modugno e Pazzaglia avevano presentato, appena un anno dopo, una canzone nella quale condannavano il suicidio come soluzione dei problemi, questa cosa lasciò tutti noi molto perplessi.
Non si metteva in dubbio la buona fede dei due autori, ma quella canzone sembrava stigmatizzare proprio il gesto di Luigi. Tutti quanti avemmo grossi dubbi, pur trattandosi di Modugno, uno dei nostri beniamini, nonché amico personale mio e di altri membri della commissione.
Lo avevamo visto due anni prima vincere Sanremo con Dio come ti amo, eravamo consapevoli della sua grandezza e del rischio che correvamo escludendo una sua canzone. Ma con grande dolore dovemmo bocciarla.
Poi avvenne il “fattaccio”: in commissione c’era un giornalista di Paese Sera che riferì a Modugno, del quale era molto amico, che io ero stato il più inflessibile nel non accettarla. Lo disse per giustificare se stesso, forse, ma in realtà anche lui concordava sull’inopportunità di proporre quel pezzo. In commissione c’era anche il direttore d’orchestra Carlo Savina e altri artisti e giornalisti autorevoli. La decisione fu presa di comune accordo, ma alla fine sembrò che fossi stato io, a “fare fuori” quella canzone. Tra l’altro era anche scritta dal mio amico Riccardo Pazzaglia: insomma fu una decisione molto conflittuale, soprattutto per me.
Il brano comincia con l’immagine di un uomo che ha deciso di suicidarsi. E la descrizione è inequivocabile. Un’immagine molto forte, che aveva e ha un forte impatto. La morte di Luigi Tenco è stata uno shock che ha avuto effetti anche negli anni successivi.
La sua morte ha toccato da vicino tutto il nostro mondo, tant’è vero che è assurto a simbolo della musica buona: lui si è ammazzato per una canzone. Sconfessare la sua “pazzia” appena un anno dopo il suo gesto ci sembrò inopportuno. L’eco del suicidio di Tenco quell’anno era presente in tutte le canzoni, tant’è vero che vinse Canzone per te di Sergio Endrigo, quasi una compensazione a un artista nobile che aveva scritto una nobile canzone. Questo non sminuisce il valore di Meraviglioso: io per primo l’ho programmata spesso nelle mie trasmissioni e non ho mai messo in dubbio la sua qualità. La canzone era, è e sarà ricordata come una delle sue opere migliori».
(Tratto da: Corrado Minervini, Volere è volare: Domenico Modugno cantante, poeta, rivoluzionario, Arcana Edizioni 2008)
«Vorrei che fosse fatta chiarezza, una volta per tutte, su questa canzone. Con Mimmo fu chiarito tutto subito dopo il Festival, ma non tutti sanno come sono andate le cose e secondo qualcuno, ancora oggi, io sono stato l’artefice principale dell’esclusione di Meraviglioso dal Festival. La verità è differente.
Facevo parte della commissione selezionatrice nel 1968, nell’anno successivo al suicidio del mio amico Luigi Tenco. E quell’evento aveva segnato profondamente il Festival, al punto che eravamo divisi sulla decisione di continuare. Quella tragedia aveva fatto una grandissima impressione su noi musicofili e musicanti dell’epoca. E quando scoprimmo che Modugno e Pazzaglia avevano presentato, appena un anno dopo, una canzone nella quale condannavano il suicidio come soluzione dei problemi, questa cosa lasciò tutti noi molto perplessi.
Non si metteva in dubbio la buona fede dei due autori, ma quella canzone sembrava stigmatizzare proprio il gesto di Luigi. Tutti quanti avemmo grossi dubbi, pur trattandosi di Modugno, uno dei nostri beniamini, nonché amico personale mio e di altri membri della commissione.
Lo avevamo visto due anni prima vincere Sanremo con Dio come ti amo, eravamo consapevoli della sua grandezza e del rischio che correvamo escludendo una sua canzone. Ma con grande dolore dovemmo bocciarla.
Poi avvenne il “fattaccio”: in commissione c’era un giornalista di Paese Sera che riferì a Modugno, del quale era molto amico, che io ero stato il più inflessibile nel non accettarla. Lo disse per giustificare se stesso, forse, ma in realtà anche lui concordava sull’inopportunità di proporre quel pezzo. In commissione c’era anche il direttore d’orchestra Carlo Savina e altri artisti e giornalisti autorevoli. La decisione fu presa di comune accordo, ma alla fine sembrò che fossi stato io, a “fare fuori” quella canzone. Tra l’altro era anche scritta dal mio amico Riccardo Pazzaglia: insomma fu una decisione molto conflittuale, soprattutto per me.
Il brano comincia con l’immagine di un uomo che ha deciso di suicidarsi. E la descrizione è inequivocabile. Un’immagine molto forte, che aveva e ha un forte impatto. La morte di Luigi Tenco è stata uno shock che ha avuto effetti anche negli anni successivi.
La sua morte ha toccato da vicino tutto il nostro mondo, tant’è vero che è assurto a simbolo della musica buona: lui si è ammazzato per una canzone. Sconfessare la sua “pazzia” appena un anno dopo il suo gesto ci sembrò inopportuno. L’eco del suicidio di Tenco quell’anno era presente in tutte le canzoni, tant’è vero che vinse Canzone per te di Sergio Endrigo, quasi una compensazione a un artista nobile che aveva scritto una nobile canzone. Questo non sminuisce il valore di Meraviglioso: io per primo l’ho programmata spesso nelle mie trasmissioni e non ho mai messo in dubbio la sua qualità. La canzone era, è e sarà ricordata come una delle sue opere migliori».
(Tratto da: Corrado Minervini, Volere è volare: Domenico Modugno cantante, poeta, rivoluzionario, Arcana Edizioni 2008)
Renzo Arbore