Sette, venerdì 9 novembre 2012, 16 febbraio 2013
Tags : Domenico Modugno
Verso l’Europa unita con la 500 pagata a rate (articolo del 9/11/2012)
Sette, venerdì 9 novembre 2012
1958, l’anno in cui sembra di volare. La ricostruzione a rate, l’Italia va bene, arrivano tante novità. Canzoni americane, juke box: nel 1958 lo stipendio di un ufficiale dell’esercito è di circa centomila lire al mese. Alle famiglie italiane si offriva la possibilità di comperare a rate una Fiat 500. Era stata lanciata sul mercato l’anno prima, nel 1957. E a novembre di quell’anno: offerta speciale. La 500 si poteva portare a casa con 395 mila lire anche a rate. Firmando il contratto a novembre del 1957, la 500 era a casa sotto l’albero di Natale, per iniziare così il nuovo anno: un calcolo perfetto, in previsione delle tredicesime. Gli italiani non se ne accorgono, ma sta partendo quel fenomeno chiamato boom dai posteri. Una traccia evidente è in una trasmissione di Sergio Zavoli, in onda sul primo programma della radio lunedì 27 gennaio 1958, alle 22.30. Zavoli racconta un fatto, apparentemente secondario, ma sostanzialmente legato a un cambiamento epocale del nostro Paese: lo stato di avanzamento del cantiere per costruire l’Autostrada del Sole. Zavoli parla con Enzo Arciprete, ingegnere, responsabile dei lavori nel tratto Capua-Napoli. Parola di Sergio Zavoli: «L’opera più imponente per lunghezza di percorso e per gli scopi cui è destinata è la Milano-Roma-Napoli, più comunemente chiamata Autostrada del Sole. Lo sviluppo complessivo sarà di 738 chilometri. Per tutta la sua lunghezza l’autostrada sarà a due carreggiate larghe metri 7,50, capaci ciascuna di contenere due file di veicoli e separate da uno spartitraffico di tre metri di larghezza. Aggiorniamo le notizie relative all’andamento dei lavori in alcuni tratti del tronco. Questa è la situazione del segmento che allaccia Modena a Vado. Risponde alle nostre domande l’ingegnere Enzo Arciprete». Risponde il tecnico: «Il tronco affidato alla nostra zona può dividersi in due tratti con caratteristiche ben distinte; il tratto Modena-Bologna completamente pianeggiante si svolge tutto in rilevato sulla pianura circostante; il tratto Bologna-Vado che si addentra nei primi contrafforti dell’Appennino lungo il fiume Reno e il torrente Setta con notevoli scavi in roccia e opere d’arte più importanti». Chi ascoltava la radio, forse, non si rendeva conto della portata rivoluzionaria di questi minuti di trasmissione. Due anni prima (nel 1956) era nata la Società Autostrade, per realizzare la Milano-Roma-Napoli, l’Autostrada del Sole. Oggi è tutto naturale, ma viaggiare, in quell’Italia del dopo-dopoguerra era un’impresa simile in tutto e per tutto ai pellegrinaggi medievali.
[…] 1958, un anno affacciato sul futuro. Nel blu dipinto di blu: quale miglior motivo musicale per sottolineare questo balcone in vista del domani? Ancora una volta ci si schiera tra conservatori e progressisti. È fin troppo chiaro immaginare la rivoluzione di Nel blu dipinto di blu affacciata sul futuro progressista, mentre i conservatori, gli amanti del bel canto all’italiana, erano saldamente avvinti «come l’edera» alla tradizione della melodia, della rima «cuore-amore», del cantar castigato con la mano destra sul petto, unico elemento del linguaggio del corpo a tradire la passione. Sanremo, 31 gennaio 1958, prima classificata Nel blu dipinto di blu cantata da Domenico Modugno e Johnny Dorelli, seconda classificata L’edera cantata da Nilla Pizzi e Tonina Torrielli. Ecco le due Italie in scena a Sanremo: trasmesso alla radio ma anche in televisione. Mancano pochi minuti all’una di notte, quando viene annunciato il vincitore del Festival di Sanremo 1958: Domenico Modugno esplode di gioia e abbraccia ora Johnny Dorelli ora Franco Migliacci, un giovanotto esangue, biondo, con un gran naso dantesco, che aveva fatto, disfatto e reimpastato le parole di Nel blu dipinto di blu. «Volare oh oh / cantare oh oh…». Domenico Modugno trionfa e Nel blu dipinto di blu per tutto il mondo sarà Volare, così come Modugno diventerà Mister Volare.
Abolire gli schemi, dare sfogo alle emozioni, è da sempre il sogno di chi vive compresso fra schemi ed emozioni represse, per cui la voglia di libertà si può rintracciare ovunque. Il mondo della canzone italiana viveva «avvinto come l’edera», «Son qui tra le tue braccia ancora avvinta come l’edera…» e le parole delle canzoni parlavano di mamme e ci si compiaceva nell’immaginare una storia d’amore avvinta «tra le braccia» del proprio uomo. Del resto L’edera sarà avvinta al secondo posto. Fino a quando non arriva un signore che ci costringe ad alzar la testa. Il cielo è blu ed è da sempre il simbolo della libertà: «Nel blu dipinto di blu / felice di stare lassù». Franco Migliacci racconta che lui e Modugno erano seduti davanti a un quadro di Marc Chagall, pare fosse Le coq rouge. C’era un omino sospeso a mezz’aria che sembrava volare nel cielo. «Volare, oh oh!», canta Modugno, «Cantare, oh oh oh oh!», risponde Migliacci. Nasce Volare. E da quel momento l’Italia vola verso il boom economico. E l’opinione pubblica si divide in due. È polemica forte verso questo nuovo modo di cantare: una polemica senza fronti e senza risparmio. Un grande come Gorni Kramer dice testualmente: «Ma che pazzia è questa canzone: non ha stile, non esiste». E invece sarà tradotta in un’infinità di lingue, cantata da altrettanti interpreti, considerata rappresentativa del nostro Paese quasi quanto ’O sole mio. E anche il modo di cantare di Modugno romperà ogni schema: quelle braccia larghe, ad abbracciare il mondo, aperte verso il mondo, spalancate verso il futuro. A Fregene, sul mare di Roma, Ennio Flaiano riempie pagine di appunti: aveva appena scritto Una e una notte. Con Federico Fellini trasformerà questi appunti in un film iniziato a scrivere proprio in quei momenti: si chiamerà La dolce vita. In quello scorcio di anni Cinquanta si diffonde sempre di più la consuetudine di farsi i fatti degli altri, non riuscendo a farsi i fatti propri. Sbucano i paparazzi, perché c’è un interesse crescente per la vita quotidiana dei vip: si affermano i settimanali specializzati in cronaca rosa e anche i quotidiani iniziano a raccontare i fatterelli, accanto ai fatti. «Gabriele Ferzetti si sposa a San Marino con la signorina Maria Grazia Eminente, figlia ventenne di un noto commercialista milanese», si legge con «Sophia Loren ha iniziato a Hollywood il suo terzo film americano, accanto a Anthony Quinn. L’orchidea nera è prodotto da Carlo Ponti e da Marcello Girosi». Ma c’è dell’altro, sintomo evidente dei tempi cambiati: «Ava Gardner e Walter Chiari sorpresi giovedì scorso in un noto ristorante nei pressi di Piazza Navona, per evitare di essere fotografati insieme hanno dovuto compiere una movimentata e cinematografica fuga». I tempi sono cambiati, perché ora si trova spazio per l’evasione, per il pettegolezzo leggero, per entrare – sia pur da spettatori – nel privato dei divi. Questa curiosità è sempre esistita, figlia del dualismo storico tra storia ufficiale e storia segreta. Ma, tredici anni prima, nel 1945, non era certo il primo problema sapere tutto del divo del momento: era prioritario sapere come campare all’indomani. Ma ora, il domani sembrava migliore e, tutto sommato, in quel 1958 non guastava leggere: «Abbe Lane è arrivata a Roma in incognito per una breve vacanza. Si esclude che la bella Abbe possa tornare sugli schermi della televisione italiana. Non approva i “mutandoni della nonna” imposti ad ogni bella donna che voglia comparire sui nostri teleschermi». […]
1958, l’anno in cui sembra di volare. La ricostruzione a rate, l’Italia va bene, arrivano tante novità. Canzoni americane, juke box: nel 1958 lo stipendio di un ufficiale dell’esercito è di circa centomila lire al mese. Alle famiglie italiane si offriva la possibilità di comperare a rate una Fiat 500. Era stata lanciata sul mercato l’anno prima, nel 1957. E a novembre di quell’anno: offerta speciale. La 500 si poteva portare a casa con 395 mila lire anche a rate. Firmando il contratto a novembre del 1957, la 500 era a casa sotto l’albero di Natale, per iniziare così il nuovo anno: un calcolo perfetto, in previsione delle tredicesime. Gli italiani non se ne accorgono, ma sta partendo quel fenomeno chiamato boom dai posteri. Una traccia evidente è in una trasmissione di Sergio Zavoli, in onda sul primo programma della radio lunedì 27 gennaio 1958, alle 22.30. Zavoli racconta un fatto, apparentemente secondario, ma sostanzialmente legato a un cambiamento epocale del nostro Paese: lo stato di avanzamento del cantiere per costruire l’Autostrada del Sole. Zavoli parla con Enzo Arciprete, ingegnere, responsabile dei lavori nel tratto Capua-Napoli. Parola di Sergio Zavoli: «L’opera più imponente per lunghezza di percorso e per gli scopi cui è destinata è la Milano-Roma-Napoli, più comunemente chiamata Autostrada del Sole. Lo sviluppo complessivo sarà di 738 chilometri. Per tutta la sua lunghezza l’autostrada sarà a due carreggiate larghe metri 7,50, capaci ciascuna di contenere due file di veicoli e separate da uno spartitraffico di tre metri di larghezza. Aggiorniamo le notizie relative all’andamento dei lavori in alcuni tratti del tronco. Questa è la situazione del segmento che allaccia Modena a Vado. Risponde alle nostre domande l’ingegnere Enzo Arciprete». Risponde il tecnico: «Il tronco affidato alla nostra zona può dividersi in due tratti con caratteristiche ben distinte; il tratto Modena-Bologna completamente pianeggiante si svolge tutto in rilevato sulla pianura circostante; il tratto Bologna-Vado che si addentra nei primi contrafforti dell’Appennino lungo il fiume Reno e il torrente Setta con notevoli scavi in roccia e opere d’arte più importanti». Chi ascoltava la radio, forse, non si rendeva conto della portata rivoluzionaria di questi minuti di trasmissione. Due anni prima (nel 1956) era nata la Società Autostrade, per realizzare la Milano-Roma-Napoli, l’Autostrada del Sole. Oggi è tutto naturale, ma viaggiare, in quell’Italia del dopo-dopoguerra era un’impresa simile in tutto e per tutto ai pellegrinaggi medievali.
[…] 1958, un anno affacciato sul futuro. Nel blu dipinto di blu: quale miglior motivo musicale per sottolineare questo balcone in vista del domani? Ancora una volta ci si schiera tra conservatori e progressisti. È fin troppo chiaro immaginare la rivoluzione di Nel blu dipinto di blu affacciata sul futuro progressista, mentre i conservatori, gli amanti del bel canto all’italiana, erano saldamente avvinti «come l’edera» alla tradizione della melodia, della rima «cuore-amore», del cantar castigato con la mano destra sul petto, unico elemento del linguaggio del corpo a tradire la passione. Sanremo, 31 gennaio 1958, prima classificata Nel blu dipinto di blu cantata da Domenico Modugno e Johnny Dorelli, seconda classificata L’edera cantata da Nilla Pizzi e Tonina Torrielli. Ecco le due Italie in scena a Sanremo: trasmesso alla radio ma anche in televisione. Mancano pochi minuti all’una di notte, quando viene annunciato il vincitore del Festival di Sanremo 1958: Domenico Modugno esplode di gioia e abbraccia ora Johnny Dorelli ora Franco Migliacci, un giovanotto esangue, biondo, con un gran naso dantesco, che aveva fatto, disfatto e reimpastato le parole di Nel blu dipinto di blu. «Volare oh oh / cantare oh oh…». Domenico Modugno trionfa e Nel blu dipinto di blu per tutto il mondo sarà Volare, così come Modugno diventerà Mister Volare.
Abolire gli schemi, dare sfogo alle emozioni, è da sempre il sogno di chi vive compresso fra schemi ed emozioni represse, per cui la voglia di libertà si può rintracciare ovunque. Il mondo della canzone italiana viveva «avvinto come l’edera», «Son qui tra le tue braccia ancora avvinta come l’edera…» e le parole delle canzoni parlavano di mamme e ci si compiaceva nell’immaginare una storia d’amore avvinta «tra le braccia» del proprio uomo. Del resto L’edera sarà avvinta al secondo posto. Fino a quando non arriva un signore che ci costringe ad alzar la testa. Il cielo è blu ed è da sempre il simbolo della libertà: «Nel blu dipinto di blu / felice di stare lassù». Franco Migliacci racconta che lui e Modugno erano seduti davanti a un quadro di Marc Chagall, pare fosse Le coq rouge. C’era un omino sospeso a mezz’aria che sembrava volare nel cielo. «Volare, oh oh!», canta Modugno, «Cantare, oh oh oh oh!», risponde Migliacci. Nasce Volare. E da quel momento l’Italia vola verso il boom economico. E l’opinione pubblica si divide in due. È polemica forte verso questo nuovo modo di cantare: una polemica senza fronti e senza risparmio. Un grande come Gorni Kramer dice testualmente: «Ma che pazzia è questa canzone: non ha stile, non esiste». E invece sarà tradotta in un’infinità di lingue, cantata da altrettanti interpreti, considerata rappresentativa del nostro Paese quasi quanto ’O sole mio. E anche il modo di cantare di Modugno romperà ogni schema: quelle braccia larghe, ad abbracciare il mondo, aperte verso il mondo, spalancate verso il futuro. A Fregene, sul mare di Roma, Ennio Flaiano riempie pagine di appunti: aveva appena scritto Una e una notte. Con Federico Fellini trasformerà questi appunti in un film iniziato a scrivere proprio in quei momenti: si chiamerà La dolce vita. In quello scorcio di anni Cinquanta si diffonde sempre di più la consuetudine di farsi i fatti degli altri, non riuscendo a farsi i fatti propri. Sbucano i paparazzi, perché c’è un interesse crescente per la vita quotidiana dei vip: si affermano i settimanali specializzati in cronaca rosa e anche i quotidiani iniziano a raccontare i fatterelli, accanto ai fatti. «Gabriele Ferzetti si sposa a San Marino con la signorina Maria Grazia Eminente, figlia ventenne di un noto commercialista milanese», si legge con «Sophia Loren ha iniziato a Hollywood il suo terzo film americano, accanto a Anthony Quinn. L’orchidea nera è prodotto da Carlo Ponti e da Marcello Girosi». Ma c’è dell’altro, sintomo evidente dei tempi cambiati: «Ava Gardner e Walter Chiari sorpresi giovedì scorso in un noto ristorante nei pressi di Piazza Navona, per evitare di essere fotografati insieme hanno dovuto compiere una movimentata e cinematografica fuga». I tempi sono cambiati, perché ora si trova spazio per l’evasione, per il pettegolezzo leggero, per entrare – sia pur da spettatori – nel privato dei divi. Questa curiosità è sempre esistita, figlia del dualismo storico tra storia ufficiale e storia segreta. Ma, tredici anni prima, nel 1945, non era certo il primo problema sapere tutto del divo del momento: era prioritario sapere come campare all’indomani. Ma ora, il domani sembrava migliore e, tutto sommato, in quel 1958 non guastava leggere: «Abbe Lane è arrivata a Roma in incognito per una breve vacanza. Si esclude che la bella Abbe possa tornare sugli schermi della televisione italiana. Non approva i “mutandoni della nonna” imposti ad ogni bella donna che voglia comparire sui nostri teleschermi». […]
Umberto Broccoli