La Repubblica, domenica 3 febbraio 2008, 16 febbraio 2013
Tags : Domenico Modugno
Morricone: io, Mimmo e l’Apocalisse (articolo del 3/2/2008)
La Repubblica, domenica 3 febbraio 2008
Conoscevo Domenico Modugno per averlo ascoltato alla radio. Le sue canzoni più famose erano Il pescespada, Io, mammeta e tu, La donna riccia e altre, tutte legate al folklore siciliano e alla sua chitarra. Quando mi chiamò per l’arrangiamento di un suo pezzo mi meravigliai molto. Tornai a casa mia e ascoltai la canzone: aveva ragione a chiamare me perché quel brano non aveva il profumo siciliano ma un richiamo completamente nuovo per lui. Il titolo era Apocalisse. Le parole della canzone erano terribili e richiamavano sugli uomini le maledizioni più sconvolgenti. Dopo qualche momento di perplessità gli chiesi: «Mimmo hai coraggio?», lui mi rispose in maniera perentoria e sicura che il coraggio faceva parte del suo carattere. Volendo essere più sicuro gli feci più volte quella domanda. Lui sempre più sicuro, severo e ad alta voce mi gridò che lui il coraggio l’aveva. Ma non comprese la provocazione della mia domanda. Feci l’arrangiamento con un organico strumentale insolito per quei tempi: quattro pianoforti, sei corni, cinque trombe, quattro tromboni, una tuba e varie percussioni. Dal risultato dell’esecuzione registrata capì il significato della mia domanda: era sbalordito perché avevo eseguito un arrangiamento degno del suo testo e della tensione della sua voce nel cantarlo. Aspettai con ansia l’uscita del disco 45 giri (ero molto giovane) ma fui deluso. Del mio arrangiamento era rimasta solo l’introduzione. Per il resto si accompagnò con una chitarra o un pianoforte (non ricordo). Il mio lavoro fu giudicato dalla casa discografica e da Mimmo non commerciale.
Passò molto tempo prima di rincontrarci. I titoli di testa del film Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini furono l’occasione giusta. Li cantò Mimmo (testo di Pasolini e musica mia) e il risultato fu veramente buono per Pasolini, per Mimmo e per me. Era veramente un’idea nuova, che è rimasta unica nel cinema italiano e, credo, mondiale.
Ma Nel blu dipinto di blu, quando l’ascoltai in televisione, mi sembrò un capolavoro che rompeva inaspettato gli schemi più logori della canzone italiana: una composizione destinata a rimanere, un momento innovativo della nostra musica popolare. Non aveva nulla di già ascoltato. La sua originalità e l’apparente semplicità rimarrà per sempre una pietra miliare nella nostra canzone.
Conoscevo Domenico Modugno per averlo ascoltato alla radio. Le sue canzoni più famose erano Il pescespada, Io, mammeta e tu, La donna riccia e altre, tutte legate al folklore siciliano e alla sua chitarra. Quando mi chiamò per l’arrangiamento di un suo pezzo mi meravigliai molto. Tornai a casa mia e ascoltai la canzone: aveva ragione a chiamare me perché quel brano non aveva il profumo siciliano ma un richiamo completamente nuovo per lui. Il titolo era Apocalisse. Le parole della canzone erano terribili e richiamavano sugli uomini le maledizioni più sconvolgenti. Dopo qualche momento di perplessità gli chiesi: «Mimmo hai coraggio?», lui mi rispose in maniera perentoria e sicura che il coraggio faceva parte del suo carattere. Volendo essere più sicuro gli feci più volte quella domanda. Lui sempre più sicuro, severo e ad alta voce mi gridò che lui il coraggio l’aveva. Ma non comprese la provocazione della mia domanda. Feci l’arrangiamento con un organico strumentale insolito per quei tempi: quattro pianoforti, sei corni, cinque trombe, quattro tromboni, una tuba e varie percussioni. Dal risultato dell’esecuzione registrata capì il significato della mia domanda: era sbalordito perché avevo eseguito un arrangiamento degno del suo testo e della tensione della sua voce nel cantarlo. Aspettai con ansia l’uscita del disco 45 giri (ero molto giovane) ma fui deluso. Del mio arrangiamento era rimasta solo l’introduzione. Per il resto si accompagnò con una chitarra o un pianoforte (non ricordo). Il mio lavoro fu giudicato dalla casa discografica e da Mimmo non commerciale.
Passò molto tempo prima di rincontrarci. I titoli di testa del film Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini furono l’occasione giusta. Li cantò Mimmo (testo di Pasolini e musica mia) e il risultato fu veramente buono per Pasolini, per Mimmo e per me. Era veramente un’idea nuova, che è rimasta unica nel cinema italiano e, credo, mondiale.
Ma Nel blu dipinto di blu, quando l’ascoltai in televisione, mi sembrò un capolavoro che rompeva inaspettato gli schemi più logori della canzone italiana: una composizione destinata a rimanere, un momento innovativo della nostra musica popolare. Non aveva nulla di già ascoltato. La sua originalità e l’apparente semplicità rimarrà per sempre una pietra miliare nella nostra canzone.
Ennio Morricone