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 2013  febbraio 14 Giovedì calendario

Su papa Ratzinger che si è dimesso

Il Papa, impegnato nell’aula Paolo VI dalla penultima udienza generale, ha parlato a 3.500 persone. Poi ha celebrato in San Pietro il Mercoledì delle Ceneri, e qui i fedeli seduti erano ottomila, più una folla strabocchevole all’esterno che voleva entrare e ne veniva impedita dalle guardie svizzere. Le dimissioni del Pontefice sono un autentico evento, gli alberghi di Roma risultano a un tratto pieni, disposizioni limitative del traffico sono state annullate, la capitale sarà invasa da qui al 28 febbraio da uomini e donne di tutto il mondo che non intendono rinunciare all’evento degli eventi, un Papa che lascia la Basilica di sua volontà e ancora in vita.

S’è capito come se ne andrà?
In elicottero, destinazione Castelgandolfo. Mentre non è più così sicuro che dopo si trasferisca in Vaticano, nell’ex convento delle monache di clausura. Possono due papi convivere a poca distanza uno dall’altro? È ovvio che Ratzinger resterà in silenzio, ma padre Lombardi, ieri, non ha escluso la pubblicazione di qualche libro, dato che Benedetto ha una vera passione per la scrittura. Che accadrà se un nuovo testo di Ratzinger dovesse uscire in contemporanea, o a breve distanza di tempo, da un’enciclica? In un modo in mano ai media, non si conterebbero le analisi e le comparazioni tra i due testi per scovare differenze o contrapposizioni tra un papa e l’altro…  

Ma Benedetto non sarà più papa… A proposito, si chiamerà ancora Benedetto?
Tutte questioni da risolvere, ma pare di no. Che titolo avrà allora? Forse vescovo emerito di Roma? Non si sa, nessuno, studiando le regole, le costituzioni, le tradizioni, ha ancora risposte sicure su questi punti capitali. Sono punti capitali, perché la Chiesa vive anche di simboli. Per esempio, ieri in conferenza stampa un giornalista ha chiesto se Ratzinger, una volta ritiratosi, vestirà ancora di bianco. Lombardi non ha potuto o saputo rispondere e se l’è cavata così: «È un tipo di questioni che possono apparire secondarie, ma che anche simbolicamente hanno il loro significato nella vita della Chiesa, nel nostro immaginario, nel  modo di pensare e di riferirsi alla figura del Papa». Altra questione: una volta uscito di scena, questo Papa sarà ancora infallibile o no? Padre Lombardi: «Come insegna la teologia l’infallibilità è connessa al ministero e termina con esso. Il problema non si pone». Quindi no, non sarà più infallibile. Questione che mi spingerebbe a un’altra domanda, se non fosse fuori tema: ma prima della proclamazione del dogma dell’infallibilità (18 luglio 1870, poco prima che gli italiani entrassero a Roma), i papi erano infallibili o no?  

• Non vorrei che questo addensarsi di questioni, o di curiosità, ci impedisse di riferire i discorsi di ieri.
Discorsi molto importanti. Isolo due passaggi: «Riflettiamo sull’importanza della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato. Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale… [bisogna] vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità».
 
• Allude alla Curia e alle lotte intestine che lo hanno sfinito.
Senta il resto: «Il vero discepolo non serve se stesso o il pubblico, ma il suo Signore, nella semplicità e nella generosità… [Gesù] denuncia l’ipocrisia religiosa, il comportamento che vuole apparire, gli atteggiamenti che cercano l’applauso e l’approvazione». È impossibile non pensare che queste parole, peraltro coerenti con tutto il pensiero di Ratzinger, non si riferiscano anche al marcio che lo ha circondato in questi anni e di cui non è riuscito a liberarsi.  

E il secondo brano che l’ha colpita?
«Il deserto, dove Gesù si ritira, è il luogo del silenzio, della povertà, dove l’uomo è privato degli appoggi materiali e si trova di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza, è spinto ad andare all’essenziale e proprio per questo gli è più facile incontrare Dio. Ma il deserto è anche il luogo della morte, perché dove non c’è acqua non c’è neppure vita, ed è il luogo della solitudine, in cui l’uomo sente più intensa la tentazione. Gesù va nel deserto, e là subisce la tentazione di lasciare la via indicata da Dio Padre per seguire altre strade più facili e mondane. Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella nostra vita? […] Convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l’amore diventino la cosa più importante».