13 febbraio 2013
Tags : Renato Cortese
Biografia di Renato Cortese
• Santa Severina (Crotone) 1966. Poliziotto. Dal maggio 2012 a capo della Mobile di Roma. Già capo della Mobile di Reggio Calabria. • «(...) Rientrato nella sua terra d’origine dopo una lunga esperienza alla Squadra Mobile palermitana e al Servizio centrale operativo della Polizia. C’è lui dietro la cattura di “Zu’ Binu” Provenzano e del boss Strangio, ma anche di padrini del calibro di Pietro Aglieri, Giovanni Brusca, Pietro Vernengo. (...) Ha messo a punto un metodo di lavoro basato sullo studio delle famiglie e sulla ricostruzione delle reti amicali dei ricercati, sulle intercettazioni mirate, i pedinamenti e l’uso di microfoni e microcamere wireless sui luoghi sospetti» (Mes 14/3/2009).
• «Alto, capelli ricci e barba brizzolata, sigaro toscano perennemente in bocca, per colleghi e amici (...) è, semplicemente, il “cacciatore”. (...) Una laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e una carriera in Polizia sempre in prima linea: prima di dirigere la Squadra mobile di Reggio Calabria, è passato per il Servizio centrale operativo e ha guidato la sezione catturandi della Mobile di Palermo. In Sicilia, coi suoi uomini, ha scovato ricercati del calibro di Gaspare Spatuzza, Enzo e Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Benedetto Spera e Salvatore Grigoli. Ma la preda più ambita del suo “carniere” resta il padrino di cosa nostra Bernardo Provenzano, catturato a Corleone l’11 aprile 2006, dopo 43 anni di latitanza. “Quando lui sparì dalla circolazione, io non ero ancora nato”, raccontò Cortese dopo il blitz, giunto al termine di 42 giorni e notti d’appostamenti e otto anni di indagini massacranti. Dopo l’operazione, la promozione per merito straordinario a “primo dirigente” conferitagli dal capo della Polizia ha riportato Cortese in Calabria, alla guida della Mobile reggina, giusto in tempo per occuparsi delle indagini sul dopo-Duisburg. A Reggio, Cortese ha ritrovato un altro Renato, anche lui calabrese e super “cacciatore” di latitanti: il vicequestore aggiunto Renato Panvino. In coppia, dopo aver stanato altri capi e affiliati alle ’ndrine aspromontane (...) hanno messo fine alla lunga fuga europea di Giovanni Strangio» (V.R.S.) [Avv 14/3/2009].
• «Il mio motto è “Va’ dove ti porta l’indagine”. Non il cuore. Non faccio teoremi, né salti in avanti. Bisogna restare sempre con i piedi per terra e cercare di capire il perché delle cose» (Rinaldo Frignani) [Cds 29/5/2012].