La Gazzetta dello Sport, 13 febbraio 2013
Le agenzie ci hanno fornito elenchi piuttosto corposi relativi a quello che farà il Papa di qui al 28 febbraio, elenchi che non contengono notizie clamorose, ma tradiscono l’ansia di ciascuno intorno al nuovo mondo che si è manifestato con le dimissioni
Le agenzie ci hanno fornito elenchi piuttosto corposi relativi a quello che farà il Papa di qui al 28 febbraio, elenchi che non contengono notizie clamorose, ma tradiscono l’ansia di ciascuno intorno al nuovo mondo che si è manifestato con le dimissioni. Che Papa sarà quello che ha i giorni contati, e non perché deve morire? È ancora un vero Papa o qualcosa di diverso, qualcosa di inaudito? Celestino V si spogliò dei suoi abiti in una cerimonia che potrebbe anche essere ripetuta, poi sparì, quindi venne scovato e incarcerato da Bonifacio VIII. Non lasciò comunque passare venti giorni tra l’annuncio e l’uscita di scena. E dopo? Che accadrà quando i papi, volenti o nolenti, saranno due, uno chiuso e silente nell’ex convento di clausura in Vaticano, l’altro a lottare contro le beghe interne e a risolvere nello stesso tempo le formidabili questioni di dottrina, di fede, di princìpi che Benedetto ha lasciato aperte?
• Anche se lei sostiene che fare pronostici sul prossimo pontefice è ridicolo, siamo già entrati in piena campagna elettorale vaticana.
Senza che si sappia sul serio chi sono i concorrenti. Sa che può anche essere eletto un non-cardinale? Sa che può essere eletto persino un laico? Sa che lo Spirito Santo potrebbe in teoria suggerire agli Eminenti il nome suo o mio, e metterci inaspettatamente a un’avventura per la quale dire che siamo indegni è poco?
• Non accadrà.
È significativo in ogni caso il modo con cui sono stati organizzati i venti giorni che mancano alla fine. Oggi solita udienza generale, seguìta nel pomeriggio dal Mercoledì delle Ceneri, celebrato non più sull’Aventino, ma in San Pietro, «perché c’è più spazio». Le folle accorrono allo spettacolo del Papa al tramonto, e ci vuole più spazio. Anche l’udienza finale, quella di mercoledì 27, a un giorno dall’addio, si terrà in piazza San Pietro perché si prevede una calca inverosimile, proveniente da tutto il mondo. La cerimonia di oggi è l’ultima di questo pontefice con il collegio cardinalizio. Domani incontro con i parroci di Roma. Domenica Angelus, ed esercizi spirituali della Quaresima, con il cardinale Ravasi, il grande biblista e forse prossimo papa. Seguirà una settimana di silenzio, sospese tutte le attività e tutte le udienze. È la prassi, e non dipende dalle dimissioni. Ultimo Angelus domenica 24 (e immaginiamo l’attenzione di tutto il mondo su quello che il Papa agli sgoccioli dirà). Come sarà l’uscita di scena alle 20 del 28? Le telecamere lo riprenderanno? Che abito indosserà? Avrà ancora le scarpette rosse che gli fabbricano a Novara? Alle 19.59 sarà ancora papa e alle 20.01 non più. Problemi enormi.
• Parliamo dei successori.
È un esercizio sensa senso. Il conclave è una gara in cui si confrontano leader, supporter dei leader, correnti, gruppi, fazioni. Ogni leader, in ogni competizione, ha due obiettivi: il primo, vincere; il secondo, impedire la vittoria dell’avversario ritenuto più forte. Quando la politica dettava ancora le sue condizioni ai cardinali riuniti (non molto tempo fa, poco meno di un paio di secoli) gli ambasciatori intimavano al conclave non tanto di eleggere questo o quello quanto che non si permettessero di far vincere il rappresentante francese o quello ritenuto troppo liberale. La trattativa di oggi, di dimensioni planetarie, è appena cominciata ed è assurdo pretendere di saperne qualcosa. I giornali fanno i nomi più ovvi: il filippino Tagle, i due africani neri, uno dei quali ha ottant’anni e probabilmente non entrerà neanche in conclave, il canadese Ouellet, Ravasi-Bagnasco-Bertone-Scola, Timothy Dolan da New York, Cristoph von Schönborn, boemo, il mio preferito da quando ho saputo che nel conclave del 2003 venne a Roma in treno, senza assistenti e tirandosi dietro il trolley da sé. Clergyman e basco, chiedeva a quelli che passavano: «Sa dove sono i taxi?» e quelli lo spiegavano a un possibile papa.
• Padre Lombardi dice che sceglieranno in non più di 15 giorni.
Come può saperlo? Certi conclavi sono durati anni (quello che produsse Celestino V, per esempio). La Chiesa è profondamente divisa, e le dimissioni di Ratzinger vanno lette anche come l’ammissione di un fallimento, il non essere riuscito a governare le lotte in Curia, lotte che si riprodurranno puntualmente quando i porporati saranno rinchiusi nella Sistina. Devono raggiungere la maggioranza dei due terzi, cioè 78 voti su 117 votanti. Wojtyla aveva stabilito che dopo il 34° scrutinio sarebbe bastata la maggioranza del 50% + 1, ma proprio Ratzinger ha voluto ripristinare la regola dei due terzi, perché il nuovo papa fosse espressione di una Chiesa unita. Ma la Chiesa è unita?
• Secondo me, i santi padri farebbero bene a porsi anche questioni di marketing. La piazza San Pietro, negli anni di Benedetto, è andata svuotandosi. Quella fragilità quasi femminea, l’accento tedesco… Non sarebbe l’ora di un papa giovane, in qualche modo aitante o televisivo, capace di commuovere le folle, mobilitarle, far recuperare la fede attraverso l’entusiasmo?
Ieri Vittorio Messori, il grande giornalista che sa tanto di cose cattoliche, ha raccontato quest’idea sorprendente di Ratzinger, secondo cui l’ultima preoccupazione dei cardinali deve essere la salvezza della Chiesa. La Chiesa è in una situazione difficile? E quando mai non lo è stata? «La Chiesa è di Cristo, è il corpo stesso di Cristo. A Lui, dunque, tocca dirigerla e, se necessario, salvarla. “Noi – mi diceva il Papa – siamo soltanto, parola di Vangelo, dei servi, per giunta inutili. Non prendiamoci troppo sul serio, siamo unicamente strumenti e, in più, spesso inefficaci. Non arrovelliamoci, dunque, per le sorti della Chiesa: facciamo fino in fondo il nostro dovere, al resto deve pensare Lui».