Rassegna, 12 febbraio 2013
I favoriti per la successione a Benedetto XVI
• Secondo Ansaldo (Rep) «la partita per la successione a Benedetto XVI si giocherà, così com’è stato nei due Conclavi precedenti, e fin da subito, fra i cardinali italiani e gli altri. Il polacco Karol Wojtyla ruppe una tradizione lunga 500 anni, che assegnava il Papato sempre e costantemente a Pontefici italiani. E dopo di lui la palla passò a un tedesco, Joseph Ratzinger appunto. Sono così decenni, adesso, che non solo molti prelati ma tantissimi fedeli si aspettano il ritorno a un Papa italiano».
• Vecchi sul Cds fa una veloce carrellata dei favoriti per succedere a Benedetto XVI: «La prima immagine è forse la più suggestiva: il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, appena 55 anni, che nell’ultimo concistoro di fine novembre s’inginocchia davanti a Ratzinger per ricevere la berretta cardinalizia ed è scosso dai singhiozzi mentre il Papa gli parla a lungo e lo abbraccia e gli posa le mani sulle guance ad accarezzarlo. L’arcivescovo di Manila è una personalità emergente che starebbe all’Oriente e alla Cina come Wojtyla all’Est Europa, molto amato e “pastorale”. Tra i nomi più ripetuti, comunque, c’è anzitutto quello del cardinale canadese Marc Ouellet, 68 anni, considerato “papabile” (ma “ovviamente non mi considero a un tale livello”, si schermì) fin da quando Ratzinger lo chiamò alla guida di un dicastero chiave come la Congregazione dei vescovi. Teologo e poliglotta, fa parte del gruppo di Communio, la rivista fondata nel ’72 da Ratzinger e Hans Urs von Balthasar, e il Papa gli ha affidato uno dei temi più urgenti del pontificato: fu lui, per dire, a guidare la “veglia penitenziale” durante il simposio sulla pedofilia nel clero organizzato a Roma dalla Gregoriana e sempre l’anno scorso rappresentava il Papa al congresso eucaristico di Dublino; durante la visita, delicatissima dopo gli scandali nella Chiesa irlandese, incontrò anche le vittime degli abusi. Del gruppo di Communio fa parte anche il cardinale Angelo Scola, 71 anni, altro candidato “forte”, il più quotato e internazionalmente conosciuto fra i cardinali italiani assieme al grande biblista Gianfranco Ravasi, presidente uscente del pontificio Consiglio della Cultura, anche se negli ultimi anni è cresciuta la stima generale nei confronti del cardinale Angelo Bagnasco, dottrina “sicura” e ottimo profilo pastorale. Nel collegio cardinalizio, del resto, sono rappresentati cinque continenti con 66 Paesi, 48 dei quali hanno cardinali con meno di 80 anni e quindi «elettori» in un eventuale conclave. E ora, tra i 117 “elettori”, 61 sono europei, 14 dell’America settentrionale, 19 dell’America Latina, 11 dell’Africa e altrettanti dell’Asia, 1 dell’Oceania. E la nazione più rappresentata è sempre l’Italia con 28 elettori, seguita da Usa (11), Germania (6) e Brasile (5). Però, se le questioni di nazionalità o geopolitiche passano in secondo piano, i porporati del nostro paese rischiano di pagare le conseguenze dello scandalo Vatileaks, percepito dal resto del mondo ecclesiastico come una bega essenzialmente “italiana”. Le considerazioni geopolitiche contro un “Papa americano”, peraltro, non erodono le possibilità del cardinale Timothy Dolan, l’arcivescovo di New York al quale Benedetto XVI ha affidato l’onore di aprire il Concistoro del febbraio 2012 con una relazione sulla nuova evangelizzazione “che si compie con il sorriso, non con il volto accigliato”. Sempre nella linea di continuità col Papa c’è anche il cardinale Christoph (von) Schönborn, coltissimo allievo di Ratzinger, il discendente di un’antichissima famiglia dell’aristocrazia boema che per il conclave del 2005 arrivò a Roma in treno, tirando da solo un trolley a Termini, in clergyman e basco, “sa dove sono i taxi?”. Già allora considerato fra i papabili, è un riformatore equilibrato, all’avanguardia nella lotta alla pedofilia: fino a criticare la “vecchia guardia” curiale. Del resto, dalla classica attesa del “Papa nero” (tra gli africani il più in vista è il ghanese di Curia Peter Turkson, 64 anni) al candidato latinoamericano (il brasiliano Odilo Scherer) fino ai curiali (il cardinale argentino Leonardo Sandri, il francese Jean Louis Tauran) la rosa (teorica) è ampia».