La Gazzetta dello Sport, 6 febbraio 2013
L’amministrazione Obama si appresta a fare causa a Standard & Poor’s. La accusa di aver sopravvalutato alcuni titoli immobiliari, contribuendo in maniera determinante a scatenare la crisi dei mutui subprime nel 2008, quella che ha poi mandato il mondo in recessione
L’amministrazione Obama si appresta a fare causa a Standard & Poor’s. La accusa di aver sopravvalutato alcuni titoli immobiliari, contribuendo in maniera determinante a scatenare la crisi dei mutui subprime nel 2008, quella che ha poi mandato il mondo in recessione. La Casa Bianca intende chiedere un risarcimento di almeno cinque miliardi di dollari. Non è ancora sicuro che il presidente voglia davvero far causa a Standard & Poor’s. Lo scrive però il Wall Street Journal, secondo il quale l’azione legale sarà avviata entro questa settimana sia a livello federale che a livello statale. A presentare le carte in tribunale saranno il dipartimento della Giustizia e i procuratori di parecchi stati Usa. In base alle prove, alle testimonianze e alle decine di e-mail raccolte in anni di indagini, Standard & Poor’s viene accusata di aver emesso giudizi e valutazioni "troppo rosee" su migliaia di mutui subprime venduti da alcune banche di investimento poco prima che si verificasse il collasso del mercato americano dei titoli immobiliari. Un collasso che provocò una grave instabilità del sistema finanziario americano e mondiale e poi una gravissima crisi economica. Per indagare su quanto era accaduto fu istituita una commissione - la Financial Crisis Inquiry Commission - che due anni fa giunse a una conclusione netta: le agenzie di rating hanno palesi responsabilità per quello che è successo dal 2008 in poi. La decisione di procedere in sede civile contro Standard & Poor’s è senza precedenti: per la prima volta un’agenzia di rating potrebbe essere chiamata a pagare per la crisi dalla quale non siamo ancora usciti. Una mossa, quella di Obama, che conferma la sua intenzione di andare fino in fondo con la riforma di Wall Street.
• È un’iniziativa che ha senso?
Ha senso, ma ho tre domande da fare. Prima domanda: perché Standard & Poor’s sì, e le altre due agenzie – Moody’s e Fitch, ma specialmente Moody’s – invece no? Seconda domanda: Da dove esce fuori la valutazione di un danno di cinque miliardi? Se danno c’è stato, è di sicuro molto più alto (starei per dire: incommensurabile). Terza domanda: le agenzie di rating hanno colpito molte volte l’Europa e l’Italia, declassando i debiti di questo o quel paese in momenti topici, cioè quando si poteva lucrare il massimo da eventuali vendite allo scoperto: la mossa della Casa Bianca significa che potremmo far causa anche noi alle agenzie di training?
• Ricordo male o c’è un magistrato italiano che ha preceduto Obama sulla via dell’incriminazione?
Sì, la procura di Trani, lo scorso novembre, ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque manager di Standard e due di Fitch. Carlo Maria Capristo, procuratore della città pugliese, ha spiegato: «Le agenzie di rating per le quali abbiamo chiesto il rinvio a giudizio non hanno rispettato le regole di trasparenza, lealtà e dei parametri di qualità ed efficienza fissati dai regolamenti europei». Valutano il danno provocato in 120 miliardi di euro. Per Moody’s i pm di Trani hanno chiesto l’archiviazione perché i comportamenti di questa agenzia sono sembrati ai giudici colposi e non dolosi.
• Come si difende Standard?
Col solito argomento: «Queste accuse sono totalmente infondante, dal momento che il nostro ruolo è di fornire opinioni indipendenti sul merito di credito, secondo le nostre metodologie pubbliche e trasparenti applicate in modo coerente in tutto il mondo». È lo stesso discorso che facevano a suo tempo. Una volta si appellarono addiritura al Primo Emendamento, quello che in America difende la libertà di pensiero.
• Si trovano spesso anche in conflitto di interesse, no?
Le agenzie di rating si fanno pagare - e molto bene - da chi chiede i soldi al pubblico. Chi chiede soldi al pubblico ha in ogni caso interesse ad avere una classificazione alta, in modo che il pubblico si fidi, ritiri i certificati e gli dia i soldi. Le banche mostravano ai clienti proprio queste triple A per tranquillizzarli e indurli a comprare. Senonché, alle prime avvisaglie della crisi (2007) le agenzie di rating vennero messe sotto accusa dalla stampa. Standard e Moody’s si affrettarono allora ad abbassare i rating. Moody’s tagliò di corsa la valutazione di 1.016 crediti, Standard & Poor’s, tra l’11 luglio e il 3 agosto, retrocesse più di mille fondi. In un caso abbassò il rating direttamente da A (investimento sicuro) a C (spazzatura).
• Non ci converrebbe farci un’agenzia di rating tutta nostra?
I cinesi ci hanno già pensato. La loro agenzia Dagong ha scelto proprio Milano per cominciare a dar voti ai debiti europei attraverso il lavoro di 40 analisti. Ci sono però dubbi anche qui: perché i cinesi fanno questo? Non sarà che vogliono abbassare il valore delle aziende su cui hanno messo gli occhi? Capiremo presto. Forse.