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 2013  febbraio 06 Mercoledì calendario

Gli italiani non credono a Berlusconi che vuole restituire l’Imu • Maroni contro il condono • I politici sono sempre più social • Torna di moda l’autostop • Escono dal paniere Istat fichi e pc • Il «sederone» di Michelle Obama

 

Bugie «Non si raccontano mai tante bugie come prima delle elezioni, durante una guerra e dopo la caccia» (Bismarck citato da Michele Ainis, Cds).

Imu Secondo il 72 per cento degli italiani, la proposta di Silvio Berlusconi di restituire «in contanti» l’Imu sulla prima casa «non è credibile» (Mannheimer, Cds).

Condono «L’evocazione di Silvio Berlusconi di un condono, tombale o parziale che sia, provoca non solo gli attacchi degli avversari, ma anche dei suoi alleati. Fra i primi c’è Monti, che assicura come il condono non sia “nel nostro programma” mentre ci sarà l’impegno ad un “abbassamento dell’Irpef e dell’Irap” nel 2014. Fra i secondi c’è Roberto Maroni, che prende le distanze dal Cavaliere: “Non mi piacciono i condoni, non mi piacciono questi colpi di spugna. Non esprimo un consenso a proposte di questo genere, che non sono nel nostro programma. Per noi bisogna combattere l’evasione con la possibilità di portare in deduzione e detrazione qualsiasi ricevuta e scontrino”» (Paola Di Caro, Cds)

Politici social Secondo la startup italiana “Ecce/Customer”, specializzata in analisi dei social network e indicata dal Mit di Boston come fra le 10 più innovative del nostro Paese, nell’ultima settimana le attività online dei politici, fra post, video e foto, sono aumentate di cinque volte. Questo significa che ogni secondo su Facebook sono comparsi di media due messaggi legati alle pagine dei principali protagonisti, mentre su Twitter abbiamo toccato i 480 al minuto. Cosimo Palmisano, il trentaseienne fondatore di Ecce/Customer: «Sui profili Facebook dei politici, siamo a un milione e 185 mila post in una manciata di giorni o poco più. Su Twitter invece si sono superati i quattro milioni e 600 mila». Se dovessimo ripartire il parlamento in base al volume di post e commenti, «termometro più sensibile rispetto al conto numerico dei fan, Beppe Grillo potrebbe contare sul 56 per cento fra deputati e senatori, staccando di gran lunga Silvio Berlusconi e Nichi Vendola rispettivamente al 9.3 e al 6.7 per cento. Il leader del MoVimento 5 Stelle, e non è notizia di oggi, ha un milione di seguaci, contro il mezzo milione di Nichi Vendola o i 400 mila di Silvio Berlusconi» (Jaime D’Alessandro, Rep.)

Jungonauti 1 In aumento gli «jungonauti», cioè i «seguaci di Jungo, quel modo di muoversi dentro, fuori e tra le città, facendo il cosiddetto autostop etico e responsabile: io ti dico chi sono, tu mi dici chi sei e insieme condividiamo un pezzo di strada in modo sicuro risparmiando (entrambi) soldi e rispettando l’ambiente. Per ora sono circa 1.100 gli jungonauti in Italia, la maggior parte concentrati a Trento e dintorni: qui è nato il primo accordo con la Provincia. Poi nel Bergamasco: 120 iscritti e anche qui la benedizione della Provincia che pure rilascia le tessere rosa. Gli altri sparpagliati tra Piemonte e soprattutto Emilia Romagna, con in testa Ferrara, Modena, Parma: la Regione invita a ricorrere a questo sistema. Gli jungonauti si riconoscono dal pollice destro alzato e dalla tessera rosa tenuta in bella mostra nella mano sinistra per dire: “Cerco un passaggio, sono sicuro perché certificato da Jungo e voglio pagare”. Quanto? L’80-90% degli automobilisti offre un passaggio gratis. Ma le tariffe esistono e sono fisse: 20 centesimi all’imbarco, più 10 a chilometro (5 per i chilometri successivi ai primi 20). Smessi gli abiti dell’autostoppista e indossati quelli dell’automobilista, gli jungonauti sono riconoscibili dall’adesivo (sempre rosa) appiccicato sullo specchietto della macchina lato passeggero: “Offro un passaggio certificato e sicuro”» (Mangiarotti, Cds).

Jungonauti 2 I dati della sperimentazione in Trentino mostrano come il sistema stia lentamente prendendo piede: quattro anni fa uno jungonauta uomo che chiedeva un passaggio doveva aspettare 9,9 minuti prima di essere imbarcato (contro i 22 di un autostoppista tradizionale). Nel 2010 i minuti sono scesi a 8,7, nel 2011 a 8, nel 2012 a 6,6: come per un taxi (Ibidem)

Paniere Dal nuovo paniere Istat (quasi 1.500 beni utilizzati dall’Istituto nazionale di statistica per disegnare la mappa della spesa delle famiglie italiane e calcolare l’inflazione) escono i diari di scuola, le agende, e (dopo quelli secchi spariti nel 1999) pure i fichi freschi. Entrano la lettiera per gatti, la corsa in taxi per l’aeroporto, il metano per auto (sempre più diffuso visto il prezzo della benzina), l’aceto balsamico e la lampada da tavolo. Via i pc portatili, entrano i tablet. «Ma come vengono decisi tutti questi cambiamenti? L’Istat fotografa la spesa degli italiani nell’anno precedente. Vede quali sono i prodotti in crescita, quali in calo, segnala quelli nuovi, quelli spariti. E poi assegna ad ogni voce un peso specifico. Nel paniere 2013 diventano più importanti la casa e il ristorante, meno la salute, i vestiti e i trasporti. Forse inevitabilmente l’aggiornamento arriva un po’ in ritardo rispetto ai cambiamenti delle mode e delle necessità. Per dire, solo nel 1996 i bastoncini di pesce hanno scalzato la trippa, l’autoradio ha invece resistito fino al 2005, mentre la badante e i voli low cost sono stati aggiunti tre anni fa». (Salvia, Cds)

Chiappona La lotta di Michelle Obama contro l’obesità, irrisa dalla destra razzista facendo riferimento al sedere prosperoso della First Lady. Ad esempio «il santone dell’anti-obamismo radiofonico più becero e seguito, Rush Limbaugh, allude normalmente al madame Obama come a Michelle “Chiappona” Obama e persino un deputato, il repubblicano James Sensenbrenne del Wisconsin ha dovuto scusarsi pubblicamente per avere fatto riferimento all’“ampio posteriore” della First Lady». Di recente un allenatore di football in un liceo dell’Alabama, Bob Grisham, è stato licenziato dal preside perché ripreso con smartphone da un suo giocatore mentre commentava le immagini di Michelle Obama sul televisore: «Dice di essere a dieta, ragazzi, ma guardate che culona». La First lady a proposito della fissazione sul suo big button (sederone): «Fa parte del lavoro. E io ho una fortuna: ho 49 anni e ho fatto pace con il mio corpo». (Zucconi, Rep.)

Testona Nancy Reagan che soffriva molto quando irridevano la sua testona sproporzionata sopra un esile corpo e Hillary Clinton che abbandonò in fretta le gonne per nascondere il complesso delle “canckles”, le caviglie intere a gamba di pianoforte, scegliendo i tailleur pantalone d’ordinanza (ibidem)

(a cura di Roberta Mercuri)