Rassegna, 31 gennaio 2013
Arrestato l’uomo che sparò a Musy
• Francesco Furchì, 50 anni, di Ricardi, provincia di Vibo Valentia ed emigrato in Piemonte, è stato arrestato con l’accusa di essere l’autore dell’attentato del 21 marzo 2012 a Torino, in cui fu con sei colpi di pistola il consigliere comunale dell’Udc Alberto Musy, tutt’ora in coma. Il pm Roberto Furlan nel decreto di fermo lo definisce «un Giano bifronte che alterna la spendita di effettive conoscenze con le millanterie più grossolane e sovrappone atteggiamenti eleganti e forbiti a condotte prepotenti e arroganti». Gli investigatori della Squadra mobile lo hanno arrestato martedì notte, al termine di un interrogatorio durante il quale Furchì, ora in cella con l’accusa di tentato omicidio, ha ripetuto di non aver sparato a Musy. «Non posso proprio averlo fatto se è successo di mattina. In quelle ore soffro di epistassi, perdo sangue dal naso...», ha candidamente spiegato al pm. A Furchì, che si era candidato con scarsi risultati (57 preferenze) in una lista civica a supporto di quella di Musy alle amministrative del 2011, gli investigatori erano arrivati raccogliendo le testimonianze dell’entourage del professore. Per dar consistenza agli indizi raccolti avevano poi mostrato ad esperti del Politecnico torinese il video che ritraeva l’uomo con il casco dirigersi verso la casa di Musy ed un altro che immortalava la camminata di Furchì. [Cravero e Ponte, Rep]
• Furchì, che il pm definisce «più che un potente faccendiere realmente detentore di una rete di autorevoli contatti, un banale affarista aduso a vivere di espedienti e millanterie», avrebbe sparato a Musy perché «tradito» tre volte. «Commetteva il fatto - scrive il pm - come reazione e vendetta a comportamenti delle vittima valutati come “tradimento”». Musy, infatti, nonostante l’impegno di Furchì nella campagna elettorale, non lo avrebbe aiutato ad avere una carica pubblica, né lo avrebbe
aiutato a trovare finanziatori per l’acquisizione della Arenaway, società per il trasporto ferroviario, e nemmeno avrebbe caldeggiato la nomina a professore di diritto comparato all’Università di Palermo di Biagio Andò, figlio di Salvo, ex ministro socialista, di cui Furchì vantava l’amicizia. [Cravero e Ponte, Rep]
• Furchì, che non presentava una dichiarazione dei redditi dal 1999, definito dall’ex moglie «un pazzo che crede alle sue stesse parole, che vive in un mondo virtuale». Aveva rapporti con malavitosi calabresi, con Pino Arlacchi, Michele Cucuzza, diversi parlamentari, rappresentanti delle gerarchie ecclesiastiche, il console italiano a Nizza. Cravero e Ponte, Rep]