La Gazzetta dello Sport, 31 gennaio 2013
Ieri la Borsa ha perso il 3,6%, un dato particolarmente brutto perché Wall Street è andata molto forte e continua a tirare parecchio anche Tokyo, dove ci si attende che tutti i prezzi salgano per via della decisione del nuovo governo di stampare yen (la cosiddetta, vaga «espansione monetaria»)
Ieri la Borsa ha perso il 3,6%, un dato particolarmente brutto perché Wall Street è andata molto forte e continua a tirare parecchio anche Tokyo, dove ci si attende che tutti i prezzi salgano per via della decisione del nuovo governo di stampare yen (la cosiddetta, vaga «espansione monetaria»). Da noi s’è saputo che la Saipem, la società operativa dell’Eni, guadagnerà assai meno del previsto e questo ha colpito il titolo con una caduta del 38%. Male anche la Fiat e male soprattutto le banche, tirate giù da Montepaschi che ha lasciato sul terreno un altro 10%.
• Ieri i giornali sono usciti con titoli terribili. Non so come piazza Affari avrebbe potuto resistere.
Hanno fatto impressione soprattutto le parole del procuratore della Repubblica di Siena, Tito Salerno, che, interrogato dai giornalisti, s’è rifiutato di rispondere con questa motivazione: «La materia è talmente esplosiva e incandescente che non posso rilasciare dichiarazioni. Non posso parlare. Si tratta di un’indagine complessa, incandescente e ancora lunga che riguarda una società quotata». Senonché parole simili valgono un pubblico pollice verso. La Borsa s’è perciò riempita di venditori.
• Mussari e gli altri sono indagati per truffa.
La notizia non è ufficiale. Il reato sarebbe imputato a Mussari e a un gruppo di manager tra i quali spicca Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza di Mps. Sarebbe stato lui a riempire la banca di titoli tossici. E tuttavia prego di non prendere per oro colato queste affermazioni e di ricordare che per tutti vale la regola della presunzione di innocenza. Sarà il processo a vagliare prove e testimonianze.
• Però stanno parlando, e a ruota libera, due gole profonde.
Anche ciò che raccontano le gole profonde va poi vagliato attraverso documenti e altri riscontri. Una delle due gole profonde si chiama Antonio Rizzo ed è un funzionario di Dresdner Bank. «Baldassarri e Matteo Pontone (capo della filiale di Mps a Londra - ndr
) erano conosciuti come la banda del 5 per cento, perchè su ogni operazione prendevano tale percentuale. Secondo Michele Cortese (un venditore di Dresdner che agiva a Londra – ndr
) Pontone e Baldassarre avevano percepito un’indebita commissione per il tramite di Lutifin». Rizzo aggiunge che la storia della tangente del 5% era notoria. La Lufitin è una finanziaria svizzera. Un rapporto della Guardia di Finanza dice: «È stato accertato che la Lutifin era stata utilizzata quale veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti Mps in cambio dell’acquisto da parte dell’istituto da cui dipendevano di un pacchetto di titoli tra cui alcuni derivati che presentavano forti perdite per Dresdner Bank». Nei rapporti tra Dresdner e Mps la mediazione della Lufitin sarebbe stata imposta «contro ogni logica commerciale». In particolare, nell’operazione di cui si parla, l’intermediazione su un derivato da 120 milioni avrebbe fruttato alla Lofitin 600 milioni (5%), che secondo le gole profonde sarebbero poi stati distribuiti tra i manager Mps. La GdF: si voleva ad ogni costo «consentire a Dresdner di neutralizzare le perdite scaricandole su Mps». Il Baldassarri di cui sopra, sempre secondo la Finanza, avrebbe riportato in Italia 20 milioni attraverso lo scudo fiscale. Da dove gli veniva una somma simile è un mistero, e comunque non risulta compatibile col suo stipendio. La sede di Londra ha trattato titoli strutturati per 6 miliardi. Al 5% fa 300 milioni.
• Chi è l’altra gola profonda?
Si chiama Valentino Fanti. È il segretario del cda del Monte e capo dell’area segreteria generale della Banca. È stato interrogato per cinque ore consecutive e quello che ha detto è, fino a questo momento, segreto assoluto. Dovrebbe sapere molto sul fatto che Mussari e i suoi collaboratori tennero nascosto al consiglio d’amministrazione tutto questo maneggio sui derivati e anche il famoso prestito Fresh, quello da un miliardo che tentarono di contrabbandare a Bankitalia com aumento di capitale. A causa di questo, oggi Siena deve mandare ogni giorno un rapporto a via Nazionale sullo stato della sua liquidità. Un altro teste molto atteso è Norberto Sestegiani, un piccolo azionista del Monte che ha chiesto invano più e più volte lumi sull’acquisizione di Antonveneta. Sa che il direttore generale dell’epoca, che non può essere del tutto innocente di questi tramestii, è stato liquidato con 4 milioni?
• Ma che dice?
Sì. Nel novembre del 2011, Bankitalia intervenne con un prestito di titoli per salvare la banca da una crisi di liquidità tremenda. Dopo un’ispezione (la seconda), convocò a Roma il direttorio di Mps e gli chiese di farsi da parte. Il direttore generale, Antonio Vigni, piegò la testa, ma si fece liquidare questi famosi quattro milioni. La Banca d’Italia avendo considerato ingiustificato questo esborso avviò poi una procedura sanzionatoria.