Rassegna, 29 gennaio 2013
Ustica, il Dc9 fu abbattuto, vittime da risarcire
• La Terza sezione civile della Cassazione ha stabilito che la strage di Ustica fu colpa di un missile, che lo Stato non ha protetto adeguatamente i suoi cittadini, e che i familiari delle vittime hanno diritto al risarcimento del danno. Risarcimento consistente: a Palermo è pendente un altro processo che dovrebbe concludersi nel 2015. In primo grado si era stabilito che lo Stato avrebbe pagato 110 milioni di euro per le 81 vittime della strage; per ora l’Avvocatura dello Stato ha fatto muro, domani chissà. [Grignetti, Sta]
• Il disastro di Ustica risale al 27 giugno 1980. Nella notte, un aereo di linea della compagnia Itavia che collegava Bologna con Palermo, con 77 passeggeri a bordo e 4 membri dell’equipaggio, precipita in mare. Tutti morti nell’impatto. In trentatré anni non s’è raggiunta una verità giudiziaria che faccia luce sulla dinamica di quella strage. Molti i sospetti, ma resta oscuro chi e come abbia materialmente fatto precipitare l’aereo. La sentenza della Cassazione civile non entra nel merito, né potrebbe farlo. Fissa un principio, però. E cioè che le amministrazioni dello Stato devono garantire la sicurezza del volo. E così non è stato, a giudizio della magistratura civile di Palermo e ora della Suprema corte. La Cassazione avalla autorevolmente lo scenario di un atto di guerra. «La tesi è abbondantemente e congruamente motivata», scrivono. [Grignetti, Sta]
• Buona parte delle ricostruzioni sulla strage di Ustica vertono sulla presenza di Gheddafi in volo quella sera, su un Mig libico precipitato misteriosamente sulla Sila negli stessi giorni (forse stesse ore), sulle tensioni internazionali che attraversavano il Mediterraneo, su una guerra segreta per il Ciad che divideva la Francia dalla Libia. Spiega Grignetti sulla Sta: «Se infatti non v’è prova sicura di chi abbia sparato il missile assassino, lo scenario geopolitico dell’epoca racconta di un Gheddafi inviso alle grandi potenze dell’epoca, ma protetto dagli italiani. Ecco dunque perché vi sarebbe stato un atto di guerra aerea nel Mediterraneo. L’ipotesi è che qualche aereo decollato da una portaerei abbia cercato di abbattere il jet di Gheddafi che stava per attraversare lo spazio aereo italiano per raggiungere la Jugoslavia».
• La vicenda processuale su Ustica. Una prima monumentale ricostruzione a cura di Rosario Priore, risalente al 1999. Il giudice romano analizzò migliaia di documenti, sentì testi, approfondì piste. Fece recuperare la carcassa del velivolo e la mise a disposizione dei periti. Per alcuni vi erano i segni di un missile; per altri, di una bomba nascosta nella toilette. Priore si convinse che vi erano prove sufficienti per ipotizzare un atto di guerra attorno all’aereo dell’Itavia. Il lavoro di ricostruzione di Rosario Priore però non regge alla prova della corte d’assise d’appello, nel 2005. «Non è stato raggiunto – scrivono i magistrati – un risultato di ragionevole certezza su un presunto velivolo che avrebbe volato accanto o sotto il Dc9 Itavia... ma sono emerse solo mere probabilità di significato, quindi dichiaratamente neutro». La Cassazione penale nel gennaio 2007, conferma: non c’è stato nessun atto di guerra, né complotti per nascondere la verità, né tradimenti. Su questa base vengono assolti due generali dell’Aeronautica, Franco Ferri e Lamberto Bartolucci, e con la formula più ampia, «perché il fatto non sussiste». In primo grado li avevano condannati per «alto tradimento» perché sospettati di avere nascosto informazioni al governo. [Grignetti, Sta]
• Sul caso Ustica ricorda Brambilla (Sta): «C’ è un filmato che riprende l’ex ministro Gianni De Michelis mentre, ai poveri ingenui che ricercano la verità su Ustica, risponde così: “Capisco la passione che ci mettete, ma è una passione mal spesa”. De Michelis continua spiegando che ci sono cose che stanno “sopra il tavolo” e altre che stanno “sotto il tavolo”, e conclude: “Non è che quello che c’è sotto il tavolo tu lo devi spiegare tutti i giorni. Ci sono delle cose che non possono e non devono avere delle risposte”. Il filmato lo potete vedere su You Tube. Dove troverete anche immagini e parole di Francesco Cossiga, ex ministro degli Interni ed ex presidente della Repubblica, che avverte del pericolo in cui incorrono i giornalisti che si ostinano a tentar di capire come andarono le cose quel 27 giugno 1980: “Se qualche giornalista insiste”, dice, gli potrebbe capitare “qualche incidente in macchina”».