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 2013  gennaio 27 Domenica calendario

«La vita troppo agiata diventa noiosa» (articolo del 21/1/2001)

Il Sole 24 Ore, domenica 21 gennaio 2001
Giuseppe Verdi non amava vestirsi alla moda. Un amico di Genova, Giuseppe De Amicis (cugino di Edmondo), lo ricorda all’epoca delle nozze, nel ’59, con una folta chioma e la barba «da cospiratore della scuola mazziniana». Verdi portava i capelli tagliati a zazzera, anche se la moda degli anni trenta aveva decretato la fine delle pettinature «renaissance» con i capelli lunghi, «che hanno un aspetto di trascuranza». Portava sempre cravatte di seta nera legate a fiocco e una mantellina che ricordava il tabarro paesano. Il suo cappello preferito era rotondo, con grandi ali da rialzare e abbassare a piacere. Per le serate di gala, Verdi indossava invece il cilindro nero, di feltro lucidissimo, una sciarpa di seta bianca a righe colorate e un cappotto nero, di panno pesante (il cappotto era tornato di moda dopo esser stato considerato, per tutto il Settecento, «indumento inelegante»: ma ancora nel 1838 la rivista di moda «Il Corriere delle Dame» lo giudicava roba da cocchieri, parrucchieri e carrettieri). A Verdi piaceva il nero (ma nel 1845 la contessa Appiani gli regalò un paio di bretelle ricamate apposta per lui, in colori vivaci).

Oltre i sessant’anni, il maestro scrisse a Chiarina Maffei di rimpiangere i primi anni della carriera, quando possedeva solo quattro camicie e un vestito: «Se la vita diventa troppo agiata, diventa più noiosa».
Grazietta Butazzi