La Gazzetta dello Sport, 25 gennaio 2013
La triste vicenda Monte dei Paschi si compendia nelle seguenti domande: la banca, dopo essersi fatta prestare 3,9 miliardi dallo Stato (al tasso del 9%, in aumento ogni 2 anni dello 0,5), ha ancora la forza di stare in piedi o dovrà essere commissariata o dovrà essere nazionalizzata? Il caso dei derivati dai quali Mps s’è fatta precipitare nell’abisso riguarda solo Siena o magari i giochetti di quella banca sono la punta di un iceberg ben maggiore, cioè non sarà che anche le altre banche italiane hanno truccato i bilanci col sistema di vendere perdite per acquistare perdite potenziali ancora maggiori, ma spalmabili in più anni? Davvero è parso a tutti normale che un tizio comprasse per 9,5 miliardi qualcosa che tre mesi prima valeva 6 miliardi e rotti? E perché a questo tizio sono stati riservati fino all’altro ieri onore e gloria, come mai costui ha continuato a guidare fino a due anni fa la banca che aveva disastrato, come mai poi è stato issato sul trono della società che riunisce tutte le banche e questo mentre la valanga dello scandalo ingigantiva a vista d’occhio al punto che l’abbiamo vista arrivare persino noi che scriviamo su un giornale sportivo e di queste cose c’intendiamo molto poco? In altri termini: non ci sarà, anche qui, una questione di sistema, banche possedute dalle Fondazioni, le quali stanno con l’acqua alla gola e pretendono dividendi per stare in piedi e i dividendi non si possono pagare se non si chiude con un minimo di attivo, magari imbellettando i bilanci? E che dire dell’influenza su queste Fondazioni dei partiti? Adesso è questione del Pd, ma in passato abbiamo tutti sentito Bossi reclamare la presenza della Lega nelle banche del Nord, «soprattutto adesso che vinciamo»
La triste vicenda Monte dei Paschi si compendia nelle seguenti domande: la banca, dopo essersi fatta prestare 3,9 miliardi dallo Stato (al tasso del 9%, in aumento ogni 2 anni dello 0,5), ha ancora la forza di stare in piedi o dovrà essere commissariata o dovrà essere nazionalizzata? Il caso dei derivati dai quali Mps s’è fatta precipitare nell’abisso riguarda solo Siena o magari i giochetti di quella banca sono la punta di un iceberg ben maggiore, cioè non sarà che anche le altre banche italiane hanno truccato i bilanci col sistema di vendere perdite per acquistare perdite potenziali ancora maggiori, ma spalmabili in più anni? Davvero è parso a tutti normale che un tizio comprasse per 9,5 miliardi qualcosa che tre mesi prima valeva 6 miliardi e rotti? E perché a questo tizio sono stati riservati fino all’altro ieri onore e gloria, come mai costui ha continuato a guidare fino a due anni fa la banca che aveva disastrato, come mai poi è stato issato sul trono della società che riunisce tutte le banche e questo mentre la valanga dello scandalo ingigantiva a vista d’occhio al punto che l’abbiamo vista arrivare persino noi che scriviamo su un giornale sportivo e di queste cose c’intendiamo molto poco? In altri termini: non ci sarà, anche qui, una questione di sistema, banche possedute dalle Fondazioni, le quali stanno con l’acqua alla gola e pretendono dividendi per stare in piedi e i dividendi non si possono pagare se non si chiude con un minimo di attivo, magari imbellettando i bilanci? E che dire dell’influenza su queste Fondazioni dei partiti? Adesso è questione del Pd, ma in passato abbiamo tutti sentito Bossi reclamare la presenza della Lega nelle banche del Nord, «soprattutto adesso che vinciamo». Appaiono quindi patetici i tweet e le interrogazioni di Maroni, come se qualcuno, in questa rovina, potesse davvero chiamarsi fuori.
• Ieri intanto il titolo ha perso un altro 8%.
In tre giorni è scesa di un quinto. Il mercato si chiede se la Banca, la più antica del mondo, non abbia per caso imboccato l’ultimo miglio. Saranno in grado di pagare gli interessi sui Monti bonds da 3,9 miliardi (350 milioni l’anno non deducibili dalle tasse)?
• Se lei avesse messo i suoi risparmi in azioni Mps che farebbe, adesso?
Stiamo tutti scrivendo che le perdite provocate dai tre derivati (Nota Italia, Santorini, Alexandria) assommeranno a 720 milioni, ma ieri il Sole 24 Ore ha scritto nel suo editoriale che si tratta di due miliardi. Si sa come vanno le cose quando si cominciano a maneggiare numeri come questi: quello che all’inizio pareva sette si rivela presto pari a 12, poi magari a 15 o a 18. Questo pessimismo è alimentato dal fatto che le notizie sulla banca vengono ufficializzate solo dopo che i giornali ne hanno scritto. Le autorità, a cominciare dal nuovo management che sta a Siena (Profumo-Viola), parlano solo dopo che gli scandali sono scoppiati.
• È vero che c’è una polemica tra la Banca d’Italia e il ministero dell’Economia?
Gli ispettori della Banca d’Italia stanno scartabellando negli archivi di Siena insieme con i magistrati. L’altra sera, a Borse chiuse, la Banca d’Italia ha fatto sapere di essere stata tenuta all’oscuro delle operazioni di Mussari. Si è data una lettura polemica a questa frase del ministro Grilli: «Sui controlli, dico solo che spettano alla Banca d’Italia». Il caso è facilmente tracimato nella polemica elettorale. Monti ha detto che è assurdo fare speculazioni politiche: il governo è pronto comunque a riferire in Parlamento quello che sa. Lo ha sollecitato a prendere un’iniziativa simile anche Fini. Il centro-destra, e specialmente Tremonti, spara a zero. Napolitano, a cui Mussari è andato a riferire prima di dimettersi, ha detto: «Non sono esperto di banche, ma se la questione è grave bisogna occuparsene». Si possono riassumere in una sola tutte le altre dichiarazionil, di politici, finanzieri e banchieri: non c’è un rischio sistemico, Mps la stiamo mettendo a posto, il sistema è solido, eccetera eccetera. Sarebbe naturalmente assurdo che non parlassero così.
• Com’è la storia dei dividendi?
Per pagare dividendi bisogna avere il bilancio a posto. La Fondazione che controlla Mps col 34% ha sete di soldi ed è anche per questo che Mussari e i suoi hanno fatto i salti mortali per far risultare i bilanci in attivo. Nel 2009 è stato stabilito per il rotto della cuffia un dividendo da un centesimo per pagare quelli che due anni prima avevano prestato un miliardo. Il 45% di quel dividendo, riconosciuto solo alle azioni di risparmio, è andato alla Fondazione, la quale, come tutte le fondazioni che controllano le banche, non intende mettere in discussione il controllo, qualunque cosa accada. Ma in un sistema dove le banche non sono scalabili, e quindi il management non è punibile, come si evita che marcisca tutto? Un manager astuto, per fare il bello e il cattivo tempo, deve solo tenere in ordine e aggiornato un armadio pieno di dossier.
• S’è capita un po’ meglio questa operazione Alexandria?
Provo a spiegargliela in due parole. Il Monte perdeva un mucchio di soldi sulla precedente operazione Santorini. Avrebbe dovuto chiudere il bilancio in rosso e non pagare dividendi. Concordò con Nomura questo scambio: loro si sarebbero comprati Santorini, facendo segnare nell’immediato una plusvalenza a Mps e permettendo di chiudere il bilancio in attivo e col dividendo. In cambio Mps si sarebbe fatta finanziare da Nomura l’acquisto di tre miliardi di Btp, le cui perdite sui tassi i contabili della banca avrebbero potuto spalmare su 30 anni.