Rassegna, 22 gennaio 2013
Addio a Riccardo Garrone, petroliere blucerchiato
• Riccardo Garrone, presidente onorario della Erg e patron della Sampdoria, è scomparso ieri sera dopo una lunga malattia. Domani avrebbe compiuto 77 anni. Ricorda Dossena sul Cds: «Si era laureato in chimica industriale e nel 1963 si era visto costretto a prendere in mano giovanissimo le redini dell’azienda di famiglia, la Erg, fondata dal padre Edoardo nel 1938 e scomparso improvvisamente a 57 anni per un incidente di caccia. Dal 1983 al 1986, e poi dal 1998 al 2000, Riccardo Garrone è stato anche presidente dell’Associazione industriali di Genova. Nominato, nel 1993, Cavaliere del Lavoro, ha lasciato al figlio Edoardo, dal 2003, la presidenza della società di famiglia, pur mantenendo la carica di consigliere di amministrazione della holding capogruppo. È stato anche presidente del Banco San Giorgio dall’aprile del 2000 all’ottobre dello scorso anno. E ha ricoperto cariche in Confindustria. Nel 2002 ha acquisito dagli eredi di Paolo Mantovani l’intero pacchetto di controllo della Sampdoria. Nel suo primo anno di presidenza ha ottenuto la promozione in Serie A. Dopo otto anni di gestione il miglior risultato è stato il raggiungimento (nel campionato 2009-2010) della qualificazione ai preliminari di Champions League».
• Dal punto di vista calcistico di lui si ricorderà soprattutto il tormentato legame con Cassano, considerato per anni alla stregua di un figlio e poi dal calciatore barese tradito in un pomeriggio d’ottobre di gravi insulti, dei quali come dimostra il commento di ieri, «un dolore straziante, uno dei giorni più tristi della mia vita, rimarrai nel mio cuore e ti vorrò bene per sempre», si è poi pentito. Cassano aveva avuto il merito di appassionare Garrone al calcio, trasformandolo da presidente per caso a immancabile spettatore in tribuna. Si divertiva, il presidente Riccardo, a vedere le giocate del barese e gioiva per tutti quei capolavori che nel maggio 2010 portarono la Samp a conquistare la Champions League, punto più alto nella storia dopo l’era Mantovani. Lo considerava come un figlio, ma non esitò a deferirlo, a farlo punire severamente dal Collegio Arbitrale della Lega e a pagare dei soldi al Milan purché se lo prendesse. [Minella e Zaino, Rep]