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 2013  gennaio 14 Lunedì calendario

Biografia di Costanzo Apice

• Mariano Comense (Como) 21 maggio 1981. Il presunto killer protagonista del video-choc sull’omicidio del pregiudicato Mariano Bacioterracino (a Napoli, nel quartiere Sanità, l’11 maggio 2009) che diffuso nell’ottobre del 2009 portò in poche settimane al suo arresto (19 novembre 2009).
• «A guardarlo mentre si muove con passo lento e agile nel video-choc che ha suscitato sgomento in tutto il mondo (...) assomiglia più a un robot che a un essere umano. È freddo e feroce. Anche attento e guardingo. Ed è sinistramente preciso sia nel sopralluogo che effettua all’interno del bar sia nell’esecuzione di un delitto concluso con il colpo di grazia alla nuca di un uomo probabilmente già morto. Troppo grande l’orrore. Ora ci si chiede: chi è veramente Costanzo Apice (...) detto ”Ba bà”? E qual è la tragica storia personale che ha potuto trasformare una persona che aveva anche lavorato da fruttivendolo e da carrozziere nella “macchina di morte” che tutti abbiamo visto in azione? Per quanto l’idea faccia a pugni con l’immagine di efferatezza che abbiamo ormai stampata negli occhi, anche Costanzo è stato un bambino. Nato solo per caso in provincia di Como, (...) ben presto ha seguito la famiglia che rientrava a Napoli, quartiere San Pietro a Patierno, periferia al confine con le zone di Scampìa e Secondigliano, due territori trasformati dalla camorra in un supermercato della droga che incassa ogni giorno centinaia di migliaia di euro. In questo ambiente, dove la violenza è regola e dove non si trovano tanti mestieri alternativi al crimine, che Costanzo Apice, abbandonate le aule alla quinta elementare, ha cominciato a studiare alla scuola della strada e della malavita. I boss i suoi miti. Era un alunno modello. A soli 15 anni il presunto killer della Sanità era già un criminale. Rapina. Il tribunale per i minorenni di Napoli lo condannò a un anno di reclusione con pena sospesa. Intanto Apice, in attesa della sentenza, ne aveva già combinata un’altra. Ricettazione. I carabinieri lo sorpresero, infatti, alla guida di un’auto rubata. Non solo. Al 1996 risale anche il primo arresto per spaccio di droga, il suo debutto nel grande business. Pochi grammi in tasca, altri nascosti in un cespuglio del rione Don Guanella, suo quartier generale. Anche l’ultimo arresto per droga, dopo altre due condanne per un furto e una tentata rapina, avvenne, infatti, nel rione Don Guanella. Anno 2006. Era lì, a metà strada tra Scampìa e Secondigliano, che Costanzo, secondo le indagini, pure abitando a San Pietro a Patierno, si sarebbe messo al servizio del gruppo camorristico Sacco. A quel tempo, i boss Sacco, che controllavano, appunto, i traffici illeciti del rione Don Guanella, erano alleati al clan Licciardi. Ma, quando, per contrasti interni all’organizzazione criminale, i Sacco si staccarono dai Licciardi, avvicinandosi al clan Bocchetti, anche Apice, che era considerato tra i “guaglioni” più svelti e affidabili della banda, avrebbe cambiato padrone e casacca, scegliendo di andare ad abitare in via Labriola, il cuore malato di Scampìa. Che accadde poi? C’è solo un’ipotesi. Dicono gli investigatori che Costanzo Apice, sposato da nove anni, due figli e il terzo in arrivo, dovesse ancora dare al clan una dimostrazione di fedeltà. Aveva freddezza. Aveva lucidità. Aveva coraggio. Non aveva ucciso, però. Ed è l’omicidio, negli ambienti di camorra, la prova suprema. L’accusa sostiene che i boss gliela chiesero. La Sanità, il luogo del delitto. Mariano Bacioterracino, la vittima designata. Una vecchia vendetta, il movente. Il resto è nel video dell’orrore» (Elio Scribani) [Fat 21/11/2009]. 
• Il 21 giugno 2011 la Corte d’Assise di Napoli lo ha condannato all’ergastolo. Il movente per l’omicidio sarebbe la vendetta: quella dell’uccisione trent’anni fa del boss di Afragola Gennaro Moccia, padre di Antonio. Mario Bacioterracino era ancora l’unico in vita dei presunti assassini del boss Moccia.