14 gennaio 2013
Tags : Umberto Ambrosoli
Biografia di Umberto Ambrosoli
• Milano 10 settembre 1971. Avvocato. Terzo figlio di Giorgio, l’avvocato liquidatore della Banca Privata italiana ucciso a Milano nella notte fra l’11 e il 12 luglio 1979 da un killer assoldato da Michele Sindona.
• «“Mio padre oggi a Milano? Proverebbe lo stesso disagio di allora. Rappresentato da una consapevolezza: il lavoro chiamato a fare solo nell’interesse del Paese, non gli porterebbe la solidarietà della collettività” (...) avvocato penalista (...) anni fa ha deciso di scrivere un libro, “la storia di un uomo che, come tanti, conduceva una vita normale, aveva una bella famiglia che amava molto, credeva nel significato e nel valore della propria libertà e responsabilità. Quest’uomo era mio papà”. Un libro (...) scritto per i suoi tre figli e che ha un titolo piano ma straziante: Qualunque cosa succeda. Straziante perché si tratta di una citazione dalla lettera che Giorgio Ambrosoli scrive per la moglie Anna e che lei trova quasi per caso una mattina del febbraio 1975. L’“eroe borghese”, come l’ha definito Corrado Stajano, rivela un presagio che trasforma la pagina a quadretti in un testamento spirituale: “Qualunque cosa succeda tu sai cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali abbiamo creduto”. (...) “se si va all’Università di Giurisprudenza pochi sanno chi è stato mio padre. Per molti un giudice ucciso dalle Brigate Rosse”. Nonostante il libro di Stajano, uscito nel ’91 poco prima che esplodesse Tangentopoli, e il successivo film abbiano in teoria “cancellato la dimenticanza”. (...) Il libro è, come scrive nella prefazione Carlo Azeglio Ciampi, “un atto d’amore per il padre”. E nasce (...) in sala parto. “L’infermiera entra e dice: fuori c’è il nonno. Era il padre di mia moglie. Ma in quel momento ho capito che a Giorgio, il primogenito, e ai figli successivi, dovevo raccontare la storia di mio papà” (...). Una storia personale, vista dagli occhi e dal cuore di un bambino che perde il padre tragicamente quando è piccolo ma che acquista progressiva consapevolezza della sua morte e della sua figura. Dal funerale in una Milano calda, irreale, innaturale (“ancora oggi non voglio che i miei figli passino anche un solo giorno di luglio in questa città”, alle sere trascorse origliando fuori dalla sala, quando zii, amici e la madre discutono della lunga cronaca successiva: delle indagini, dell’estradizione di Sindona, dell’arresto del killer Arico. Serate alle quali è “ammesso” quando ha dodici anni. E a quattordici chiede di assistere al dibattimento in Corte d’Assise: non si può, ai minorenni è proibito. Ma la madre Annalori promette di chiedere un permesso speciale. Anni di ricerche e riflessioni che lo portano al libro e lo aiutano a capire una cosa: “Sarebbe bastato un piccolo sì, qualche piccola omissione, non prendere posizione; avrebbe avuta salva la vita”. Come ha scritto Ugo la Malfa “mezza Italia” (“che poi – spiega l’autore – significa mezza Dc”) si è mossa in difesa di Sindona. E progressivamente in Umberto matura l’amarezza che raccoglie in queste parole: “Sento un’omissione generalizzata intorno alla vita di papà. Chi è chiamato a responsabilità pubbliche non ha forze né motivazioni per confrontarsi con la sua storia. La mia sensazione è che nella sua interezza e complessità non sia stata raccolta dalla collettività”. (...)» (Sergio Bocconi) [Cds 13/5/2009].
• L’8 novembre 2012 ha annunciato la sua candidatura alle Regionali della Lombardia: «Dichiaro ora la mia disponibilità. Disponibilità ad assumere un’iniziativa politica. A verificare le condizioni di aggregazione di rappresentanze sociali e forze politiche in un nuovo patto civico. A presentare linee di programma che consentano ai più di convergere unitariamente»; «Ambrosoli è un candidato coi fiocchi» (Pier Ferdinando Casini); «Ambrosoli è la persona giusta» (Pierluigi Bersani); «Io e Ambrosoli – ha detto ieri l’ex sindaco di Milano – siamo diversi nel fatto che io ho fatto il sindaco per nove anni e l’eurodeputato per sette, ho una certa esperienza, lui deve improvvisare» (Gabriele Albertini).
• Il 15 dicembre 2012, a seguito della vittoria alle elezioni primarie regionali con il 57,64% dei voti, è diventato ufficialmente candidato alla presidenza della Lombardia alle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013. Con il 38,24% delle preferenze è stato poi sconfitto dal leghista Roberto Maroni (42,81%).• Nel maggio 2013, durante il minuto di silenzio in Consiglio regionale per la morte di Giulio Andreotti, ha preferito lasciare l’aula: «Ho un dovere nei confronti della mia, di coscienza. Non posso dimenticare quello che è stato soltanto per un ipotetico dovere istituzionale. Il comportamento che, per sua stessa ammissione, Giulio Andreotti ha avuto nella vicenda che ha condotto, in ultimo, alla morte di mio padre, non dice tutto di lui. Può avere fatto cose meravigliose nella sua vita. Ma è chiaro che per me quella conta, quel lato oscuro che ho vissuto sulla mia pelle» (a Oriana Liso) [Rep 8/5/2013]. In una puntata del programma La storia siamo noi del 2010, dedicata all’omicidio di Giorgio Ambrosoli, Andreotti lo aveva definito, poi rettificando, «una persona che se l’andava cercando».