Rassegna, 9 gennaio 2013
Google disattiva il filtro anti-censura in Cina
• Sotto pressante invito del governo di Pechino, Google ha disattivato una funzione del motore di ricerca, che avvisava gli utenti in Cina quando una parola-chiave veniva bloccata dalla censura governativa. Ricorda Rampini (Rep) che «il braccio di ferro tra il gigante digitale e la Repubblica Popolare ebbe inizio nel gennaio 2010, quando Google denunciò massicce violazioni della sua sicurezza: un cyber-attacco su vasta scala dietro il quale c’era la mano del governo cinese. Come reazione contro quell’offensiva, all’epoca Google smise di cooperare con le autorità cinesi. In particolare disattivò il filtro del suo motore di ricerca, che in Cina era stato messo in funzione come condizione per operare nel territorio della Repubblica Popolare. Sempre come gesto di non-cooperazione, di lì a poco Google iniziò a dirottare le ricerche degli utenti cinesi verso il suo sito di Hong Kong: l’isola, ex colonia britannica, pur essendo tornata a far parte della Cina dal 1997 non soggiace alla censura di Stato. Inoltre, quando scattava un “filtro” automatico operato dai software della Muraglia di Fuoco (come i dissidenti chiamano la censura cinese) Google avvisava gli utenti. Un’operazione-trasparenza, poco gradita al governo di Pechino. Tanto più che il nuovo numero uno del regime, Xi Jinping, ha annunciato nuovi giri di vite su Internet».