Rassegna, 8 gennaio 2013
Condannati a sei anni i teppisti del blindato di Roma
• Sono stati condannati a sei anni di carcere i sei manifestanti che il 15 ottobre del 2011 misero Roma a ferro e a fuoco, dando l’assalto al blindato dei carabinieri in piazza San Giovanni in Laterano, distrutto, e incendiato. I sei sono Massimiliano Zossolo, Davide Rosci, Marco Moscardelli, Mauro Gentile, Mirco Tomassetti, Cristian Quatraccioni. Tutti membri di un gruppo ultras partito da Teramo. Imputati per devastazione, saccheggio, resistenza e lesioni pluriaggravate a pubblico ufficiale, avevano chiesto il rito abbreviato. [Ruotolo, Sta]
• Ricorda Ruotolo sulla Sta: «Un pomeriggio da dimenticare, quello del 15 ottobre del 2011. Ore di violenza gratuita, di accanimento contro le forze dell’ordine. Ecco come gli investigatori del Ros dei carabinieri e della Digos della Questura di Roma ricostruirono quel pomeriggio, tra le 18 e le 18,30, in piazza San Giovanni in Laterano. Scrive il gip nella misura cautelare: “Fu uno scenario tipico da guerriglia urbana, dove centinaia di soggetti incappucciati, che risulta difficile pure qualificare come manifestanti, hanno assalito i blindati delle forze dell’ordine nel tentativo di bloccarne il transito, con il lancio di sassi, bombe carta, bastoni, spranghe, segnali stradali, formando anche delle barricate con cassonetti rivoltati e dati alle fiamme”. In particolare, l’assalto al furgone guidato dal carabiniere Fabio Tartaglione, fu di inaudita violenza tale da mettere in pericolo la stessa incolumità del carabiniere. Fu un miracolo, insomma, se non ci scappò il morto. “Dopo essere riusciti a bloccare il transito del blindato – scrive il gip nella misura cautelare – i teppisti lo assalivano con il lancio di sanpietrini per poi riuscire a forzare e ad aprire il portellone laterale, continuando l’aggressione rivolta non più contro il furgone ma contro l’autista che veniva colpito da un palo che gli procurava un dolore lancinante nonostante il casco protettivo”. Il blindato viene dato alle fiamme, il carabiniere riesce a fuggire raggiungendo il resto del suo contingente, “sotto una fitta sassaiola”».