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 2013  gennaio 04 Venerdì calendario

«Melania dominante, Parolisi frustrato»

• Nelle motivazioni con le quali spiega perché ha condannato Salvatore Parolisi all’ergastolo, il giudice di Teramo Marina Tommolini descrive una personalità sopraffatta da quella di Melania Rea, una fragilità psicologica che niente ha a che vedere con il militare sciupafemmine tutto muscoli e stereotipi maschili. Scrive il giudice: «La donna (innamorata ma decisa) doveva aver adottato un (comprensibile e forse inconsapevole) atteggiamento di “rimprovero” nei confronti del Parolisi, “controllandolo” e facendolo vivere in una sorta di “sudditanza” morale e fisica, già per altro in parte esistente per il divario economico e culturale ravvisabile tra le rispettive famiglie di origine». Un divario che il caporalmaggiore dell’esercito aveva provato a colmare «“riscattandosi” con l’attività militare, motivo di “avanzamento” sociale e di enorme orgoglio personale». Nella ricostruzione del magistrato, Melania è morta per aver rifiutato un rapporto sessuale. Si era appartata dietro al chiosco della pineta per fare pipì: «Vedendola seminuda, verosimilmente Parolisi si è eccitato avvicinandola e baciandola» scrive il giudice. «Melania ha rifiutato e, in tale contesto, deve aver rivolto anche rimproveri pesanti contro il coniuge che ha reagito all’ennesima umiliazione, sferrando i primi colpi» (35 coltellate, ndr). [Fasano Cds]

• La ricostruzione degli eventi: più o meno un anno prima di essere uccisa Melania scoprì che suo marito aveva una relazione con Ludovica Perrone, un’allieva della sua stessa caserma (il Reggimento addestramento volontari di Ascoli Piceno). Ma, scrive ora il giudice, «era verosimilmente convinta che il rapporto tra la soldatessa ed il marito fosse terminato» e aveva deciso di perdonarlo. Sembra che da quel perdono in poi la vita del caporalmaggiore – «un bugiardo», «violento», «subdolo» dice la sentenza – sia diventata certo «non morigerata ma quantomeno più complicata». Annota il giudice che Parolisi stesso parlando con un parente alcune settimane dopo l’uccisione della moglie «gli aveva confidato che la predetta lo “umiliava” tutti i giorni rinfacciandogli questa vicenda e generando in lui una frustrazione che trovava conforto proprio nel continuare il rapporto con quella ragazza, aggiungendo che Carmela lo aveva talmente stressato a causa della sua relazione extraconiugale da farlo ricorrere ad una visita medica per un problema agli occhi ed alla testa». [Fasano Cds]