Rassegna, 3 gennaio 2013
Usa: evitato il baratro fiscale, ora battaglia sul debito
• Negli Usa, dopo il Senato anche la Camera dei rappresentati ha trovato in extremis l’accordo che consente di evitare la stretta di bilancio. La legge per evitare il baratro fiscale prevede l’aumento delle tasse per chi guadagna oltre 400 mila dollari l’anno o per le coppie che ne incassano 400 mila. Evitato un aumento delle tasse per il 90% dei contribuenti, salvati i sussidi per 2,1 milioni di disoccupati. Ora occorre risolvere il problema del debito pubblico, che ha sforato il limite legale dei 16.400 miliardi di dollari e per il quale bisognerà fissare un nuovo tetto (e nuove misure di bilancio) entro febbraio, se gli Stati Uniti non vogliono rischiare il default. Sulla questione si è fatta subito sentire l’agenzia Moody’s: servono nuove misure per ridurre il deficit e, se queste non saranno adottate, il rating potrebbe risentirne negativamente. [Stringa, Cds]
• Fa sapere Sarcina sul Cds che «a fine anno Geithner ha scritto poche righe ai parlamentari dei due partiti: lo Stato può pagare ancora un paio di mesi, poi o si aumenta il tetto del debito o si cadrà in un altro baratro, quello dell’insolvenza finanziaria. È lo stesso scenario dell’estate 2011, quando Casa Bianca e Congresso si accordarono, ben oltre i tempi supplementari, con un patto ponte: sì all’innalzamento del debito, in cambio di una revisione della struttura del bilancio. Quel ponte coprirà gli Stati Uniti più o meno fino a febbraio-marzo. Poi tutte le questioni irrisolte si salderanno in una temibile catena».
• Obama si è detto disposto a ridurre il peso sul bilancio del Medicare, uno dei pilastri della Sanità pubblica in ragione «dell’invecchiamento della popolazione». Possibile anche un taglio al bilancio della Cia, che passerebbe da 80 a 72 miliardi annuali nel primo ridimensionamento dall’indomani dell’11 settembre 2001. [Molinari, Sta]
• Gli Stati Uniti, dicono le statistiche dell’Ocse, sono tra i Paesi con la pressione fiscale più bassa del mondo, circa 24% sul prodotto interno lordo. Solo Cile e Messico chiedono meno ai loro cittadini. [Sarcina, Cds]