La Gazzetta dello Sport, 30 dicembre 2012
Monti s’è preso due giorni di vacanza a Venezia, ma intanto la sua decisione di salire in politica (come ormai dicono tutti) ha scatenato polemiche, attacchi e qualche pettegolezzo
Monti s’è preso due giorni di vacanza a Venezia, ma intanto la sua decisione di salire in politica (come ormai dicono tutti) ha scatenato polemiche, attacchi e qualche pettegolezzo. Berlusconi, che vuole ad ogni costo far la parte del forsennato, ha gridato che una volta tornato al governo, cosa che ritiene ovvia, darà vita a una commissione parlamentare d’inchiesta per mettere sotto accusa i tecnici e il cosiddetto complotto tedesco dell’anno scorso. S’intrecciano ogni sorta di ragionamenti sulla natura di questa alleanza centrista impilata sul trio Montezemolo-Casini-Fini, sulla decisione del premier di mettere un cerbero a vigilare sulle candidature (si tratta di Enrico Bondi), sulla posizione che prenderà la nuova formazione rispetto al Partito democratico e alla sinistra in genere, questione che ha sollevato lo stesso Bersani.
• E si capisce perché: se al Senato ci fosse un pareggio, i montiani potrebbero far da stampella al centrosinistra. Col vantaggio di stemperare l’apporto di Vendola.
Già, questo è vero da un punto di vista puramente matematico. Ma aveva con sé uomini di centro e uomini di estrema sinistra anche Prodi, nel 2006, e durò poco, e finì male. C’è poi un altro problema: dove andranno a cercar voti i montiani? Difficilmente a sinistra, anche per questo codice genetico formato da Casini-Fini-Montezemolo-Riccardi. Cercheranno quindi consensi a destra. E l’elettore di destra chiamato ad appoggiarli vedrà con piacere la prospettiva di dare, col suo voto, una mano a Bersani? La propaganda del Pdl picchia duro su questo punto e picchierà ancora più duro man mano che ci avvicineremo al 24 febbraio. In definitiva, Monti si è andato a ficcare nel cul de sac dell’Udc, che essendo stata troppo alleata con Berlusconi non ha la base giusta per accordi con la sinistra. Vedremmo, nello scenario della stampella, addirittura Fini e Bocchino votare a favore di un governo dove c’è non solo Bersani ma addirittura Vendola. Scenario inimmaginabile.
• Quindi a lei l’operazione Monti non è piaciuta.
Non è questo. Dirò anzi piuttosto brutalmente: se i montiani prenderanno la maggioranza o un numero di voti che gli permetta di trattare da pari a pari col vincitore, l’operazione si sarà rivelata magnifica. Ma se i consensi per questo coacervo dovessero risultare tra il 10 e il 15%, se cioè Monti si ridurrà a far la parte del Psi negli anni Ottanta e della Lega negli anni più recenti, avrà avuto senso questa salita in campo? Monti non avrebbe fatto meglio ad aspettare di essere richiamato di fronte alle probabili difficoltà in cui si troverà il vincitore? Mi pare molto in dubbio, nel caso di un risultato modesto, anche il Quirinale. E inoltre: la decisione di gareggiare getta anche una luce obliqua su questi mesi di governo. Il nostro uomo non avrà preso tutta una serie di decisioni non standosene doverosamente super partes, ma tenendo troppo conto dei suoi futuri alleati e del momento della competizione?
• Si tratta di un partito democristiano o no?
Piuttosto democristiano, direi, come si evince anche dal peso di Casini. Casini ha sostenuto che correre da soli alla Camera conviene anche perché in questo modo ci sarà la possibilità di esibire lo scudo crociato, «che funziona sempre». L’appoggio della Chiesa è esplicito, e forte. Il motore di tutta l’operazione, oltre a Casini, è Andrea Riccardi, ministro e leader della Comunità di Sant’Egidio. Il 10 gennaio si riuniranno tutta una serie di associazioni cattoliche per dar vita a una loro lista per Monti. Si tratta, per esempio, del Movimento cristiano lavoratori di Carlo Costalli, di Rinnovamento dello Spirito, dei focolarini, di Retinopera, di Scienza e Vita, ecc. Il premier, d’altra parte, ci ha sempre tenuto a far sapere di essere un buon cattolico, lo abbiamo visto a messa con la moglie nella chiesa di piazza Wagner.
• Quante liste al momento lo sostengono?
Solo tre: Udc, Fli e Lista civica. Ma aumenteranno.
• C’è un altro rischio, che Udc e Fli portino candidati politici-politici, alla vecchia maniera, nomi che la gente fa resistenza persino a pronunciare.
Enrico Bondi, l’uomo di Parmalat che venne poi chiamato dal governo per studiare i tagli della pubblica amministrazione, è stato incaricato da Monti di far le pulci ai candidati. Dovrà valutare: il numero di legislature, la fedina penale, i conflitti d’interesse. Avrà abbastanza forza per dir di no ai grossi papaveri che si trovano nelle due formazioni politiche? E che dire dei vecchi rancori, Fini per esempio non vuol sentir nominare Frattini e c’è però anche parecchia gente che non vuol sentire nominare lui. Bocchino parla già di «risarcimento» per tutto l’appoggio dato al governo in questi tredici mesi. Poi c’è il gruppetto degli ex pidiellini, che hanno mollato Berlusconi da un pezzo e s’aspettano di tornare in Parlamento per premio, parlo di gente come la Bertolini o la Giustina Destro. La mia sensazione è che Monti si sia messo in un guaio. [Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 30 dicembre 2012]