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 2012  dicembre 27 Giovedì calendario

È eccitante sapere che, dopo il Papa, anche il premier s’è messo a twittare. Negli ultimi minuti del Natale, i patiti di questo genere di comunicazione hanno potuto delibare il seguente cinguettio: «Insieme abbiamo salvato l’Italia dal disastro

È eccitante sapere che, dopo il Papa, anche il premier s’è messo a twittare. Negli ultimi minuti del Natale, i patiti di questo genere di comunicazione hanno potuto delibare il seguente cinguettio: «Insieme abbiamo salvato l’Italia dal disastro. Ora va rinnovata la politica. Lamentarsi non serve, spendersi sì» (111 caratteri). E subito dopo: «Insieme… saliamo in politica».

Quindi si candida.
Non l’ha ancora detto, ma è difficile credere di no, specialmente se i due partiti di sinistra e di destra smotteranno a favore della Lista Monti la loro ala moderata. I cinguettii hanno eccitato le redazioni, convinte di ringiovanire andando dietro a tutto quello che succede sulla rete. Più importante è invece il fatto che domenica sera, troppo tardi per la chiusura dei giornali, sia stata effettivamente pubblicata in internet la famosa Agenda Monti. Un pdf fastidioso da copiare perché trasferito in word manda a capo dopo ogni parola (ma in casa Monti non potrebbero rivolgersi a qualche informatico che ne capisce?), ma significativo perché contiene qualche notizia più precisa sulle intenzioni dell’attuale premier una volta tornato al governo.  

Sentiamo.
Beh, l’Agenda Monti, come quasi tutti i programmi, rassomiglia sempre a un catalogo di buone intenzioni, elencate senza la specifica di come si farà a realizzarle. Qualche elemento concreto, tuttavia, c’è. Prima di tutto: un nuovo governo Monti si adopererà per abbattere il debito pubblico di un ventesimo all’anno a partire dal 2015. Un ventesimo all’anno significa 100 miliardi all’anno. Come si potrà fare? Forse favorendo l’arrivo degli stranieri: Monti si propone di attirare in Italia investimenti esteri, a regime, per 50 miliardi l’anno. Non potrà riuscirci senza semplificare le procedure e ridurre a livelli fisiologici la corruzione. E in effetti l’Agenda promette di far questo e di limitare l’azione delle lobby, prime nemiche delle liberalizzazioni. Il punto è che non sono cattive solo le lobby, sono cattivi proprio gli italiani quando li vai a toccare su quelli che ritengono diritti non negoziabili (vedi tassisti, farmacisti ecc.). L’Agenda, forse ingenuamente, cita la vicenda della legge sull’avvocatura, che è servita solo a rafforzare gli organi che governano la categoria. È un esempio che a Monti duole parecchio, lo aveva citato anche in conferenza stampa.  

Poi?
Vuole togliere le tasse sulle imprese e sui lavoratori, però introducendo una patrimoniale (non se ne descrivono i criteri). Viene ribadito il concetto che i sindacati al massimo si consultano, ma non devono essere coinvolti nelle decisioni. La contrattazione va spinta verso la periferia, come vuole Marchionne e come non vuole la Fiom. Il numero dei parlamentari va tagliato, i costi della politica abbattuti e limitati da un tetto, le province eliminate (la cosa non viene detta però con questa perentorietà), il processo decisionale snellito. Cose bellissime, di cui vorremmo sapere di più. Poi la scuola, il verde, le donne eccetera eccetera. Parti quasi solo propagandistiche, per ora. L’intero documento è lungo 24 pagine, per circa 55 mila caratteri. Forse troppo.  

Il centro-destra ha ufficializzato la sua ostilità a Monti e all’Agenda?
Tremonti, che è un alleato della Lega e non più di Berlusconi, ha rilasciato al “Corriere” un giudizio tremendo. «Monti ha inventato la “quasi candidatura”, “da una parte si dice contrario ai "partiti personali", dall’altra darebbe il suo "quasi nome" alla sua "quasi lista" che, in un delirio privo di riscontro in qualsiasi altro teatro politico europeo, lui stesso ha battezzato "agenda Monti" […] In questo momento, il bilancio dello Stato, le nostre tasche, sono usati come bancomat per ripianare i buchi di bilancio delle banche tedesche, francesi... Ed è per questa "generosità", mi creda, che siamo apprezzati». Ieri poi il Pdl ha ufficializzato il suo giudizio negativo: «Agenda Monti, un’agenda tre certezze: Imu, patrimoniale, più Iva» ha scritto su Facebook Alfano (nell’Agenda, in verità, di Iva non si parla). Cicchitto ha attaccato, definendola “vulnus istituzionale”, l’idea che Monti possa fare campagna elettorale dalla posizione di presidente del Consiglio.  

In conferenza stampa il premier ha detto che la storia del Paese è piena di personaggi che si sono candidati restandosene bellamente a Palazzo Chigi.
È una preoccupazione anche di Bersani. «Massimo rispetto per Monti, - ha detto al Tg2 - ma aspettiamo di vedere se sarà sopra le parti oppure no». Sull’Agenda il segretario del Pd è dubbioso. «Ci sono alcune cose condivisibili, altre un po’ meno, altre su cui si può discutere». Un modo facile di criticare, dato che non si specificano i punti di accordo o disaccordo. Al Financial Times ha aggiunto: «La nostra agenda contempla anche più lavoro, più equità, più diritti». Sono per il momento solo parole, e pronunciarle non costa niente.[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 27 dicembre 2012]