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 2012  dicembre 20 Giovedì calendario

Ci sono un mucchio di notizioline politiche graziose. Per esempio, il giudice Ingroia ha chiesto al Csm la dispensa per presentarsi alle elezioni, in capo alla lista degli Arancioni, come candidato premier, senza badare al dettaglio che i sondaggi dànno a questa formazione politica una speranza dello 0,5%

Ci sono un mucchio di notizioline politiche graziose. Per esempio, il giudice Ingroia ha chiesto al Csm la dispensa per presentarsi alle elezioni, in capo alla lista degli Arancioni, come candidato premier, senza badare al dettaglio che i sondaggi dànno a questa formazione politica una speranza dello 0,5%. Altra notiziola: le regole sulle incandidabilità dei condannati – una delle cose che Berlusconi non voleva a nessun costo – varranno già per queste elezioni, visto il parere favorevole votato ieri all’unanimità dalla commissione Affari costituzionali della Camera (il Senato ha già approvato). C’è poi la notiziola - anzi si tratta di una signora notizia – che lo spread è di nuovo sotto quota 300, 296 punti per l’esattezza, non lontano cioè dai 287 punti auspicati da Monti. In genere si respira un clima di lieve fiducia, si comincia a dire in giro che il 2013 potrebbe anche non essere così pessimo, eccetera eccetera. La Borsa ha infatti guadagnato l’1,1, perché con lo spread più basso si valorizzano i titoli di Stato italiani e la quotazione delle nostre banche, che di quei titoli sono zeppe.

In realtà il mondo s’è convinto che Monti correrà, e che quindi c’è da star tranquilli.
Monti correrà, ma tutt’altro affare è sostenere che vincerà. Dovrebbero portarlo quattro liste apparentate, oppure un’unica lista risultato della fusione di quelle quattro. Montezemolo, Fini, Casini e un agglomerato di cattolici raccolti intorno al ministro Riccardi. Monti non ha ancora sciolto la riserva, e i traccheggi del centro-destra sulla data delle elezioni hanno costretto il premier a rinviare il discorso di fine anno, col quale avrebbe ufficializzato le sue intenzioni e dato il via alla coda della legislatura. Riccardi sostiene che comunque Monti parlerà tra sabato e domenica. Ma che voglia correre sembra ormai fuor di dubbio.  

Che cosa sono «i traccheggi del centro-destra sulla data delle elezioni»?
Berlusconi l’altra sera a Porta a porta
ha criticato la fretta con cui si vuole andare a votare. Un comunicato del Pdl ha poi ufficializzato che quel partito vuole che si voti il 24 febbraio o, meglio, il 3 marzo. Gli avversari del Pdl hanno subito sostenuto che quella è una mossa per consentire al Cav di stare in  televisione due settimane in più (era in tv anche ieri), Cicchitto ha precisato che il suo partito vuole solo garantire alle prossime elezioni condizioni di svolgimento ottimali. C’era in effetti stata un’intemerata di Napolitano su questo punto: «Come è noto – ha detto tra l’altro il capo dello Stato – il presidente Napolitano ha ripetutamente auspicato che le elezioni si svolgessero alla scadenza naturale entro la prima metà di aprile; altrettanto noti sono i fatti politici che hanno vanificato questa possibilità». Cioè, il Berlusconi che adesso chiede tempo è lo stesso che ha precipitato la fine della legislatura sfiduciando di fatto Monti.  

E tuttavia mi pare d’aver sentito che la data delle elezioni è stabilita: sarà il 24 febbraio.
Sì, il ministro Cancellieri ha messo per iscritto, in una lettera indirizzata a Napolitano, il suo parere favorevole al 24 febbraio. Napolitano ne ha preso atto. Il 24 febbraio non è comunque il 3 marzo e Berlusconi non sarà contento.  

Bersani come commenta l’ormai evidente intenzione di Monti di scendere in campo?
Toni tutt’a un tratto assai tranquilli. «Siamo interessati in ogni caso ad avere un rapporto interlocutorio con Monti qualsiasi decisione prenda. Sono due anni che dico che i progressisti devono vincere queste elezioni e che devono avere uno sguardo molto aperto verso tutte le forze europeiste e moderate che sono poste a contrastare le derive populiste». Tutt’a un tratto, Monti in campo non fa più paura.  

Come mai?
Intano il Pd cresce nei sondaggi. In secondo luogo: una lista Monti capace di un 18-20% sottrarrebbe voti proprio al centro-destra. Questo aumenterebbe le possibilità per il Partito democratico di avere una maggioranza non troppo risicata al Senato. Senza una forza al centro consistente il centro-destra potrebbe davvero prendersi Lombardia e Veneto e lasciare il Pd senza maggioranza al Senato. Il ritorno in televisione di Berlusconi ha fruttato al Pdl un 3 punti buoni. Grillo invece sta calando, perché le sue pretese dittatoriali, e qualche diffidenza sull’uso futuro  del finanziamento pubblico gli hanno nuociuto. Gli esperti prevedono che difficilmente il Movimento 5 stelle, ora intorno al 17%, tornerà ai livello del 20% di poche settimane fa. Questo fa sì che Bersani possa vedere con interesse la presenza di una terza forza che riduca il consenso di tutti i suoi avversari. Con questa terza forza ci sarà poi il tempo di trattare, anche per controbilanciare le spinte di Vendola. Senza bisogno, magari, di mandare il suo leader al Quirinale, dove continua a puntare (anche se non dice una parola) Romano Prodi.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 20 dicembre 2012]