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 2012  dicembre 11 Martedì calendario

I mercati hanno reagito male al ritorno in campo di Berlusconi e alla caduta di Monti. Lo spread Btp-Bund a dieci anni ha superato quota 360, ripiegando poi sul finale a 351 (ricordiamo che pochi giorni fa lo spread era sceso sotto quota 300)

I mercati hanno reagito male al ritorno in campo di Berlusconi e alla caduta di Monti. Lo spread Btp-Bund a dieci anni ha superato quota 360, ripiegando poi sul finale a 351 (ricordiamo che pochi giorni fa lo spread era sceso sotto quota 300). La Borsa di Milano ha perso il 2,2, dopo essere stata sotto anche del 3%. Assai penalizzati i titoli bancari. Non c’è tuttavia preoccupazione per i dieci miliardi di titoli che l’Italia deve piazzare giovedì. Berlusconi ha indirettamente fornito la sua interpretazione di questi movimenti di mercato. Ha definito «ingerenze» i molti attacchi che gli sono venuti da leader europei e ha poi aggiunto: «Sarebbe fin troppo facile collegare queste ingerenze con l’ennesima manovra speculativa tesa a indebolire le nostre aziende e a renderle facile preda di acquirenti stranieri».

Cioè, secondo lui, lo fanno apposta per metterlo in difficoltà?
Il valore delle aziende della nostra Borsa è effettivamente molto basso, addirittura inferiore, secondo tabelle che Milano Finanza ha pubblicato sabato scorso, a quello del 1943. Non è però un fenomeno di queste ore: la capitalizzazione di piazza Affari è al ribasso da cinque anni. Valeva 723 miliardi nel 2007, ne vale 330 oggi. Quanto allo spread, a vendere, stando a un rapporto di Goldman Sachs di venerdì scorso, sono soprattutto le banche italiane: quando la Banca Centrale europea mise a disposizione un bel po’ di soldi al tasso dell’1%, le banche italiane si rifornirono alla grande e usarono poi quei soldi per comprare a man bassa i nostri Btp, assai redditizi. Una partita di giro piuttosto pericolosa e che adesso costa cara. Le quotazioni di Borsa dei nostri istituti di credito precipitano anche perché il sistema bancario italiano è troppo esposto sui titoli del Belpaese. In base ai dati degli ultimi giorni, il mondo avrebbe invece recuperato una certa fiducia sull’Italia. Tanto per fare un esempio, a fine ottobre sia Blackrock che Pimco, due fondi giganteschi, risultavano zeppi di titoli italiani, mentre le posizioni ribassiste sulla Francia erano cinque volte superiori alle nostre. Per quello che ne so, il resto del mondo non  sta ancora vendendo, o per lo meno non sta vendendo troppo. Quindi l’idea che vi sia un gruppo di gnomi, nascosto in qualche torre gotica, che appena riappare Berlusconi si mette a vendere Italia per colpire lui è abbastanza grottesca.  

Quanti titoli deve maneggiare l’Italia da qui alla fine di febbraio? Perché si voterà a febbraio, vero?
Sì, la Cancellieri ieri ha detto che si voterà a febbraio, o il 17 o il 24, dipenderà dal presidente della Repubblica. Accorpando alle politiche il voto in Molise e in Lombardia. Da qui ad allora il Tesoro deve rimborsare, piazzando nuovi titoli, 52 miliardi di Btp e Ctz, e 89 miliardi di Bot. Monti ha comunque detto di non drammatizzare le reazioni dei mercati e ha detto ai mercati di star tranquilli, che il governo resterà in carica fino alle elezioni.  

Resterà in carica di più, in realtà: fino a che il nuovo governo non avrà giurato. A proposito, poi si candida o no?
A domanda precisa dei giornalisti ha risposto: «Non sto considerando la questione ora». Se vuole la mia interpretazione, questa risposta equivale a un “sì”. Se avesse intenzione di smetterla, lo avrebbe detto.  

E come farà a candidarsi se è già senatore a vita?
Credo che “candidarsi” in questo caso voglia dire: autorizzare qualcuno a indicarlo come “candidato premier” in cima a una lista. Per esempio, Montezemolo, che segnalano come di nuovo molto attivo. È il solito raggruppamento di centro, imperniato attorno a Montezemolo-Casini-Fini. Quanto potrebbe valere in termini elettorali? Lo si diceva capace di un 20%, che non farebbe maggioranza, ma segnalerebbe almeno l’esistenza di un consenso intorno alle politiche seguite quest’anno, o magari intorno alla figura dello stesso Monti, la sua sobrietà, la sua cultura, la sua ironia. E del resto, a questo punto, forse il paese ha davvero bisogno di queste verifiche. C’è un fuoco incrociato contro Berlusconi che si candida, ma, francamente, Berlusconi ha diritto di candidarsi: finché è in vigore il suffragio universale e l’opinione degli elettori fa testo, Berlusconi ha il diritto di verificare quanti italiani stanno ancora con lui e credono ai suoi cosiddetti populismi. Abbiamo diritto di saperlo anche noi, in definitiva. Tra l’altro, anche per chi lo detesta, è l’unico modo di liberarsene definitivamente: vederlo sconfitto alle elezioni.    • Bersani e Berlusconi sono favorevoli a una candidatura Monti?
Berlusconi non s’è ancora pronunciato, ma si sa che il Pdl, quando la cosa sarà ufficializzata, farà fuoco e fiamme. Bersani ha detto che il professore farebbe bene a tenersi in disparte perché, mantenendo il suo profilo di soggetto super partes, potrebbe tornar utile dopo. Hanno tutti paura che una lista Monti gli sottagga voti, naturalmente. Pure io penso che una discesa in campo del professore intaccherebbe soprattutto le riserve di Grillo: una parte, magari piccola, di quelli che non vogliono più vedere le solite facce e che per ottenere questo risultato sono pronti a votare per il comico genovese, sarebbero invece pronti in alternativa a votare il primo dei tecnici. Monti non è ancora diventato, infatti, una di quelle solite, detestate facce.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 11 dicembre 2012]