Fior da fiore, 9 dicembre 2012
Le dimissioni di Monti • Il premier adesso ha le mani libere • L’Europa ci invita a chiedere gli aiuti • La Borsa vale meno di quella del 1943 • I numeri di oggi e quelli di un anno fa • 60 mila aziende italiane senza viti (non pagano) • I generali egiziani in aiuto di Morsi • Gli interessi dei generali egiziani
Dimissioni Il Fatto del giorno è dedicato alle annunciate dimissioni di Mario Monti (etichetta verde qui in alto).
Crisi De Bortoli, sul Cds, fa la cronaca della crisi prevedendo che «da domani la comunità internazionale ci farà pagare un prezzo assai alto». Il direttore del Corriere della Sera, che stila la sua cronaca dopo aver parlato direttamente con Monti, racconta delle telefonate fatte dal premier a Napolitano durante il Lohengrin e della sua decisione di lasciare dopo l’intervento di Alfano alla Camera, duro, sprezzante e, a suo parere, ingiusto. «La spina avrebbero dovuto staccarla loro». Nel finale dell’articolo, sottolineando che ora il capo del governo ha le mani libere, si ipotizza che Monti possa scendere in campo, in qualche modo, per partecipare alla battaglia politica.
Hanno venduto gli italiani «Un rapporto di Goldman Sachs destinato ai trader (ma non al pubblico) osserva che l’impennata dello spread di questi giorni è stata prodotta dalle vendite di Btp da parte di investitori nazionali, non esteri: è successo giovedì, dopo che il Pdl ha ritirato il suo sostegno al governo» (Fubini sul CdS, che segnala anche l’inquietudine internazionale per la condizione italiana e l’insistenza con cui gli stranieri ci chiedono di ricorrere agli aiuti europei). Borsa L’indice attuale della Borsa italiana è più basso di quello del 1943. Il 10 dicembre del 2007 il listino principale era a 39.500 punti, il 7 dicembre 2012 era a 15.700 punti. In cinque anni, il valore della capitalizzazione di Milano è passato da 723 miliardi a 330 miliardi circa (Chiesa CdS).
Confronto Roberto Giovannini, sulla Stampa, confronta i numeri di quest’anno (Monti) con quelli dell’anno scorso (Berlusconi): «I dati ufficiali dell’Istat lasciano poco spazio a dubbi di interpretazione. Per cui, è un fatto che nel 2012 il prodotto interno lordo italiano sia diminuito del 2,3% rispetto al 2011, così come è vero che il tasso di disoccupazione abbia toccato il massimo degli ultimi 10 anni, attestandosi all’11,1%, con dati impressionanti per la disoccupazione giovanile, giunta al 35,7%. Il ricorso alla cassa integrazione ha raggiunto un miliardo di ore, equivalenti a 510mila lavoratori. La crisi ha determinato una pesante flessione dei consumi (-3,2%), una frenata della produzione industriale (-4,2%) e una caduta degli investimenti (-7,2%). La pressione fiscale ha raggiunto il 43,8% del Pil, massimo storico, ma la stagnazione dell’economia ha comunque fatto peggiorare il rapporto debito/pil, e impedito il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, nonostante le supermanovre. Male il risparmio, malissimo le vendite di auto e il mercato immobiliare». Però lo spread stava quasi a 600 e con Monti è sceso sotto 300: significa che lo Stato paga il 4% di interesse sul suo debito invece dell’8. Le molte riforme varate dovrebbero produrre risultati positivi nei prossimi anni.
Viti Il gigante tedesco delle viti, Wurth, ha bloccato le forniture a 60 mila aziende italiane che non saldano da troppo tempo le fatture. Idem con le aziende greche e portoghesi. «Italia, Spagna e Portogallo ci costano attualmente due punti percentuali buoni di crescita del fatturato; da inizio anno le vendite del gruppo Würth sono salite del 4,5%, senza la crisi nell’Europa del Sud sarebbero salite del 7% circa». Wurth cominciò l’attività nelle viti con due lavoratori, ora è presente in 80 paesi e ha 65 mila dipendenti. Fatturato 2012: 10 miliardi. La famiglia è settima nella classifica dei tedeschi più ricchi: 8 miliardi di patrimonio nel 2012 (800 milioni in più del 2011).
Egitto Il presidente egiziano Morsi ha ottenuto l’appoggio dei militari, ma in cambio ha dovuto rimangiarsi il decreto del 22 novembre col quale s’era assegnato i pieni poteri. I generali hanno garantito al presidente non più dittatore che proteggeranno le istituzioni statali e arresteranno i civili coinvolti nei disordini (Valentino CdS).
Perché «L’esercito ha grandi interessi, è presente nell’economia, è beneficiario e garante di accordi internazionali. Non può che stare col potere. È chiaro che consideri Morsi stabile, forse non forte, ma stabile» (Ziad Aki Moussa, analista del Centro di Studi Politici e Strategici di Al Ahram al Cairo).