Rassegna, 7 dicembre 2012
Ancora scontri al Cairo. Morsi sotto assedio
• Da ieri mattina i carri della Guardia repubblicana presidiano il palazzo presidenziale egiziano di Heliopolis, alla porte del Cairo. Dietro le transenne e il filo spinato, truppe scelte, di guardia. Come ai tempi di Mubarak. Dopo gli scontri tra i Fratelli musulmani e i manifestanti laici che mercoledì hanno causato almeno sette morti e 644 feriti, la rabbia contro il presidente islamista è esplosa nel nord del Paese. A Suez è stata incendiata la sede del partito Libertà e Giustizia. A Zaqaziz, sua città natale, i dimostranti hanno preso d’assalto la casa di famiglia. Alcuni parenti di Morsi sono stati portati via, al sicuro. E nella notte al Cairo è stata attaccata e devastata la sede dei Fratelli Musulmani. A indignare i giovani laici dei sit-in soprattutto la morte di ElHosseini Abul Deif, reporter del giornale al-Fagr, deceduto in ospedale dopo essere stato ferito mercoledì da un colpo di arma da fuoco. I colleghi dei media riformisti accusano i sostenitori di Morsi «di aver sparato deliberatamente sui cronisti» che avevano filmato alcuni di loro con «armi sofisticate». [Stabile, Sta]
• Con un discorso in diretta tv, ieri sera il presidente Morsi ha ribadito la sua correttezza istituzionale («non è un golpe»), ha aperto al dialogo con l’opposizione, ma ha fatto sapere che non tornerà indietro sulla riforma costituzionale e il referendum in merito si terrà, come stabilito, sabato 15. [Stabile, Sta]
• Ieri un altro consigliere di Morsi, il cristiano Rafiq Habib, vicepresidente del partito Libertà e Giustizia della Fratellanza, ha annunciato le dimissioni. Dall’inizio della nuova crisi sono sette su 17 ad essersene andati. [Zecchinelli, Cds]